Maurizio Lupo, La Stampa 3/4/2011, 3 aprile 2011
A mezzogiorno del 3 aprile 1861 Garibaldi, ancora tormentato da un attacco di artrite, giunge in treno a Torino, alla stazione di Porta Nuova
A mezzogiorno del 3 aprile 1861 Garibaldi, ancora tormentato da un attacco di artrite, giunge in treno a Torino, alla stazione di Porta Nuova. Qui lo attende una carrozza. È la prima di venti vetture «colme di ammiratori e amici». Formano un corteo, che raggiunge l’albergo in riva al Po dove il generale alloggerà. Non appena la notizia si diffonde, migliaia di persone accorrono per vederlo. Da piazza Castello fino al lungoPo si forma un cordone di folla festante. Ma lui si nega. Rimane chiuso in carrozza e si rifiuta poi di affacciarsi dall’albergo. Fa dire da un ufficiale che è indisposto. Ma ci tiene a precisare ai giornalisti che non è venuto a Torino su invito di Cavour. Né intende spiegare il motivo del viaggio. Certo non è una visita di piacere. Il generale vuole capire che cosa l’Italia si attende da lui. È compiaciuto dell’entusiasmo dei torinesi, ma diffida del governo. Ha le sue ragioni: ha saputo che all’alba, quando ha lasciato Genova per Torino, la polizia ha perquisito la sede del «Comitato per Roma e Venezia», in via Giulia 5, dove si riuniscono i patrioti garibaldini decisi a riscattare in armi il Veneto e la città del Papa.