Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 1/4/2011, 1 aprile 2011
SEMINE DA PRIMATO NEGLI USA
L’attesissimo rapporto sulle previsioni di semina negli Stati Uniti non è stato privo di sorprese. La più grande riguarda il cotone: gli analisti speravano che i prezzi record, più che radddoppiati nel giro di un anno, avrebbero riportato le coltivazioni ad almeno 13 milioni di acri, ma le proiezioni del dipartimento per l’Agricoltura (Usda) – basate su interviste a 85mila agricoltori nella prima metà di marzo – indicano che gli acri saranno appena 12,6 milioni (5 milioni di ettari). L’aumento rispetto alla stagione in corso è del 14,5% e l’area è la più estesa da 5 anni, ma il dato rappresenta comunque una forte delusione, capace di riaccendere le quotazioni della fibra.
Le tensioni non riguardano però soltanto il cotone. È stato anzi proprio il rally contemporaneo di tante diverse commodities agricole a mettere in imbarazzo i coltivatori, spingendoli verso scelte in parte impreviste. Il periodo delle semine inizia a maggio, meteo permettendo, e fino ad allora c’è tempo per ripensamenti: negli ultimi vent’anni l’Usda per ben 12 volte ha sovrastimato le semine di mais e per 13 ha sottovalutato quelle di soia. Al momento, comunque sia, sembra che vi sarà una forte crescita delle coltivazioni di cereali, senza che la soia venga penalizzata eccessivamente: i terreni dedicati a quest’ultima resteranno quasi stabili (-1% a 76,6 milioni di acri, la terza estensione nella storia), mentre i campi di grano occuperanno 58 milioni di acri (+8,2%) e quelli di mais 92,2 milioni (+4,5%), un’area che nel dopoguerra è stata superata soltanto nel 2007.
Difficile fare di più. Ma lo sforzo rischia comunque di essere insufficiente, nel caso di mais e soia, a ripristinare gli equilibri di mercato. Le scorte di entrambi, già scarsissime, continuano infatti a calare a ritmi superiori alle attese. E secondo l’Usda non si risolleveranno nemmeno con raccolti da primato.
Assumendo che le condizioni meteorologiche e la resa delle coltivazioni siano normali, il dipartimento stima che il prossimo raccolto – date le dimensioni delle coltivazioni – possa essere il più abbondante mai realizzato per il mais e il terzo nella storia per la soia. Nonostante questo, le scorte a fine stagione scenderebbero nel primo caso a 850 milioni di bushel – equivalenti ad appena tre settimane di consumi – e nel secondo a 100 milioni di bushel, sufficienti per non più di una decina di giorni. Una scarsità senza precedenti e che ha molte probabilità di rivelarsi ancora più grave, infiammando ulteriormente le quotazioni di prodotti agricoli di cui gli Usa sono i maggiori esportatori mondiali. Per estendere il più possibile le coltivazioni – le otto maggiori occuperanno in totale 253,8 milioni di acri, il massimo dal 1998, con un incremento del 3,5% – gli agricoltori americani hanno utilizzato ogni scampolo di terreno disponibile, compresi quelli abbandonati da anni. La resa quasi certamente non sarà uniforme e in media potrebbe risultare inferiore a quella impiegata dall’Usda per le sue proiezioni.