Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 01 Venerdì calendario

SEMINE DA PRIMATO NEGLI USA

L’attesissimo rapporto sulle previsioni di semina negli Stati Uniti non è stato privo di sorprese. La più grande riguarda il cotone: gli analisti speravano che i prezzi record, più che radddoppiati nel giro di un anno, avrebbero riportato le coltivazioni ad almeno 13 milioni di acri, ma le proiezioni del dipartimento per l’Agricoltura (Usda) – basate su interviste a 85mila agricoltori nella prima metà di marzo – indicano che gli acri saranno appena 12,6 milioni (5 milioni di ettari). L’aumento rispetto alla stagione in corso è del 14,5% e l’area è la più estesa da 5 anni, ma il dato rappresenta comunque una forte delusione, capace di riaccendere le quotazioni della fibra.

Le tensioni non riguardano però soltanto il cotone. È stato anzi proprio il rally contemporaneo di tante diverse commodities agricole a mettere in imbarazzo i coltivatori, spingendoli verso scelte in parte impreviste. Il periodo delle semine inizia a maggio, meteo permettendo, e fino ad allora c’è tempo per ripensamenti: negli ultimi vent’anni l’Usda per ben 12 volte ha sovrastimato le semine di mais e per 13 ha sottovalutato quelle di soia. Al momento, comunque sia, sembra che vi sarà una forte crescita delle coltivazioni di cereali, senza che la soia venga penalizzata eccessivamente: i terreni dedicati a quest’ultima resteranno quasi stabili (-1% a 76,6 milioni di acri, la terza estensione nella storia), mentre i campi di grano occuperanno 58 milioni di acri (+8,2%) e quelli di mais 92,2 milioni (+4,5%), un’area che nel dopoguerra è stata superata soltanto nel 2007.

Difficile fare di più. Ma lo sforzo rischia comunque di essere insufficiente, nel caso di mais e soia, a ripristinare gli equilibri di mercato. Le scorte di entrambi, già scarsissime, continuano infatti a calare a ritmi superiori alle attese. E secondo l’Usda non si risolleveranno nemmeno con raccolti da primato.

Assumendo che le condizioni meteorologiche e la resa delle coltivazioni siano normali, il dipartimento stima che il prossimo raccolto – date le dimensioni delle coltivazioni – possa essere il più abbondante mai realizzato per il mais e il terzo nella storia per la soia. Nonostante questo, le scorte a fine stagione scenderebbero nel primo caso a 850 milioni di bushel – equivalenti ad appena tre settimane di consumi – e nel secondo a 100 milioni di bushel, sufficienti per non più di una decina di giorni. Una scarsità senza precedenti e che ha molte probabilità di rivelarsi ancora più grave, infiammando ulteriormente le quotazioni di prodotti agricoli di cui gli Usa sono i maggiori esportatori mondiali. Per estendere il più possibile le coltivazioni – le otto maggiori occuperanno in totale 253,8 milioni di acri, il massimo dal 1998, con un incremento del 3,5% – gli agricoltori americani hanno utilizzato ogni scampolo di terreno disponibile, compresi quelli abbandonati da anni. La resa quasi certamente non sarà uniforme e in media potrebbe risultare inferiore a quella impiegata dall’Usda per le sue proiezioni.