Gianandrea Gaiani, Il Sole 24 Ore 1/4/2011, 1 aprile 2011
MA SUL CAMPO IL COLONNELLO SI STA RIPRENDENDO LA CIRENAICA
La controffensiva lealista ha costretto in 48 ore i ribelli a ritirarsi precipitosamente dai dintorni di Sirte abbandonando i centri petroliferi di Brega e Ras Lanuf per tentare una disperata difesa ad Ajdabiya. Una disfatta militare inaspettata dopo che i jet alleati avevano costretto solo pochi giorni fa i governativi ad abbandonare l’area petrolifera per ripiegare su Sirte.
La guerra da quelle parti è sempre stata caratterizzata da rapide avanzate e altrettanto veloci ripiegamenti, basti pensare che nel 1941-42 per ben due volte le offensive britanniche raggiunsero Ajdabiya da dove gli italo-tedeschi lanciarono i contrattacchi che li portarono a Tobruk ed el-Alamein. Allora come oggi il problema è soprattutto logistico e ogni avanzata allunga, indebolendole, le linee di rifornimento. Bersagliati dai jet alleati che avevano distrutto intere colonne di mezzi corazzati e veicoli, i soldati del raìs avevano ripiegato su Sirte per rifornirsi di carburante e munizioni.
La rapida avanzata dei ribelli non aveva però convinto il comando della coalizione. Il 28 marzo il vice ammiraglio Bill Gortney aveva definito al Pentagono «risibili» le vittorie riportate dagli insorti che avevano tratto «benefici dai bombardamenti alleati». La controffensiva scatenata mercoledì dalle truppe libiche ha avuto buon gioco a mettere in fuga i ribelli, facile bersaglio per l’artiglieria poiché l’assenza di mezzi pesanti li obbligava ad avanzare verso Sirte utilizzando la strada asfaltata. L’imperizia tattica, l’assenza di veri comandanti, di piani operativi e di un pur minimo supporto logistico tra gli insorti ha reso più facile il lavoro alle forze lealiste che hanno imparato a disperdere e occultare sul terreno le unità corazzate e d’artiglieria per complicare il lavoro ai piloti alleati. Per fermare il contrattacco di Gheddafi gli statunitensi hanno schierato ad Aviano le cannoniere volanti Ac-130 Spectre e i jet caccia carri A-10. Aerei in grado di sviluppare un grande volume di fuoco ma vulnerabili ai cannoni antiaerei e ai missili portatili a ricerca di calore che abbondano tra le truppe libiche.
Il supporto aereo sembra non bastare a sconfiggere le truppe lealiste mentre tra i ribelli sono del tutto assenti i militari delle tre brigate dell’esercito che si erano ammutinate all’inizio della rivolta. Anche se la Nato ha precisato che non fornirà armi agli insorti, è ormai chiaro che statunitensi, francesi e britannici valutano questa opzione e i ribelli ieri hanno ammesso trattative in tal senso. Un’ipotesi che non convince l’intelligence, che teme che armi di ultima generazione possano finire in mano ad al-Qaeda nel Maghreb, ma che viene forse considerata l’unica alternativa a un intervento terrestre della coalizione o alla sconfitta degli insorti, i quali già ricevono armi leggere e munizioni dall’Egitto. Armi più sofisticate, come missili anticarro e artiglierie, non saprebbero però impiegarle, così come già ora non riescono a utilizzare i cannoni e i carri armati sottratti alle forze del raìs. Addestrare gli insorti richiederebbe molti mesi, almeno un anno per trasformare un miliziano entusiasta in qualcosa di simile a un soldato. Tempi troppo lunghi visto l’incalzare degli uomini del raìs e in ogni caso il segretario alla Difesa statunitense, Robert Gates, ha detto chiaramente che questo compito spetta ad altri Paesi.