Massimo Gaggi, Corriere della Sera 01/04/2011, 1 aprile 2011
CONTINUA L’ATTACCO AL PRESIDENTE OBAMA - L’
ex capo della Fed Alan Greenspan, che due anni fa si scusava per le sue responsabilità— guardia abbassata sui controlli, applicazione di un liberismo assoluto, ideologico— nella più grave crisi finanziaria della storia, oggi cambia registro: la blanda riforma dei mercati Usa votata nel luglio scorso dal Congresso — la legge Dodd-Frank — è la «più grave distorsione del funzionamento dell’economia dall’introduzione del controllo sui prezzi e i salari nel 1971» . E il capo di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, un banchiere universalmente stimato per capacità e senso della misura, definisce le nuove regole per il mercato dei capitali che dovrebbero evitare il ripetersi di un meltdown finanziario come quello del 2008, «i chiodi con cui le grandi banche Usa vengono chiuse in una bara» . Fin qui, parlando del calo di popolarità di Obama e della riscossa repubblicana, l’attenzione si è concentrata soprattutto sull’offensiva dei conservatori contro la riforma sanitaria promossa dal presidente democratico: un provvedimento che la destra vuole cancellare. Ma c’è un’altra riforma, ben più importante per la comunità internazionale che ha pagato caro il crollo di Wall Street, che i repubblicani Usa stanno cercando, con meno clamore, di non far decollare: quella che cerca di evitare il ritorno agli eccessi della finanza derivata e un altro «infarto» del sistema. Wall Street rimane impopolare in America e quindi alla Camera non viene proposta ufficialmente l’abrogazione della riforma, come per la sanità, ma la destra è al lavoro per svuotarla, facendo venir meno le risorse ad agenzie e authority di controllo che dovrebbero attuare il provvedimento. Presto verranno, poi, discusse varie proposte di legge che correggono la riforma, cancellando misure-chiave come l’introduzione di una responsabilità amministrativa per le agenzie di rating che esercitano il loro ruolo in modo negligente, l’obbligo di rendere pubblici i compensi dei top manager della finanza, la creazione di una clearing house capace di censire tutte le operazioni basate su prodotti finanziari derivati dal fascino più o meno «esotico» . Regole che ingessano i mercati, compromettendone il dinamismo, non piacciono a nessuno. Ma fin qui la riforma è stata criticata soprattutto perché troppo timida: misure blande, lontane dalla «polizza di garanzia» anticrisi che era stata annunciata. È il clima che è cambiato: finita l’emergenza, nel mondo finanziario è tornata l’allergia per ogni tipo di regole. Un mutamento testimoniato da un episodio recente: Sheila Bair, il capo della Fdic, l’agenzia Usa che assicura i depositi negli istituti di credito, è stata contestata rumorosamente da una platea di banchieri perché difendeva la riforma votata a luglio, pur riconoscendo che ha alcuni difetti. E la Bair — una repubblicana nominata da Bush, acclamata due anni fa come la salvatrice delle banche alle corde— non è certo un nemico di Wall Street.
Massimo Gaggi