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 2011  aprile 01 Venerdì calendario

«MIO MARITO IL MADOFF DEI PARIOLI? E’ UN FARFALLONE. E PURE INGENUO» —

La voce è energica, benché sembri venire dalla stiva di una nave in tempesta: «Sono Consuelo Castellacci, basta fango!» . Prego? «Lei ha scritto un pezzo tremendo, mio marito Giampiero l’avete già bell’e condannato. Ora deve far parlare anche me. Il mio avvocato mi ha detto di non telefonarle che è peggio, ne ricaverò altro fango: ma sono troppo arrabbiata, mi ascolti, non le mentirò» .
Nella grande truffa dei Parioli non ci sono solo gli stereotipi sul Madoff alla vaccinara, che tanto offendono la signora Consuelo; non soltanto le copertine di qualche periodico patinato che fotografano il glamour fasullo di affaristi ingordi, bellone in decolleté e bamboccioni sessantenni disposti a tutto; e nemmeno la disperazione di chi, non essendo milionario, aveva puntato, o la va o la spacca, sulla moltiplicazione dei risparmi promessa da questi furbetti del quartierino-bene.
C’è anche una voce di donna che trova il coraggio di levarsi dal lussuoso appartamento di Monti Parioli dove ormai da anni s’è consumata la fine di un matrimonio, «siamo separati in casa da prima che cominciassero questi guai, per ragioni sentimentali... lui era un farfallone» . Eccola qui, dunque, la moglie di Giampi, al secolo Giampiero Castellacci de Villanova: che nonostante rovesci giudiziari e amarezze affettive continua a fare la moglie, anche perché ha da difendere, comprensibilmente, il futuro di Francesco, il figliolo ventitreenne con la passionaccia per la Formula Tre, e quel tanto o poco che resta dei quattrini di famiglia. «Siamo sul lastrico» , dice. Non tutti sono disposti a crederle. «Quindici giorni fa li hanno visti a Cortina, altro che lastrico» , mormora qualche vocina dalla platea inviperita dei truffati. «Non tollero che mio marito venga definito truffatore, non lo è» .
Scusi, signora, ma il giudice che l’ha arrestato, per ora, la vede diversamente. «Beh, mio marito ci ha messo pure i soldi suoi, ci credeva, eccome, a quel Gianfranco Lande, il capo di tutto l’affare. E ci ha messo anche i soldi dei fratelli, che non ha affatto portato via come lei scrive: anche loro ci hanno creduto, anche loro hanno messo i danari spontaneamente. Come migliaia di clienti in tutti questi venticinque anni. Mica li ha minacciati con la pistola alla testa, sa? Ci credevano. Pure Enrico Vanzina, ho letto quello che dice: beh, funzionava talmente bene questo affare che lui ha portato la moglie direttamente da Lande, per farle investire i suoi soldi. Lo sapeva o no?» .
Vanzina, per la verità, dice piuttosto che era «come a Monopoli: soldi di carta» , quelli veri se li erano già fregati Giampi e Lande mentre sparavano ai clienti cifre a casaccio di cui nessuno aveva la disponibilità: «una truffa enorme» . Consuelo, che di mestiere fa l’architetta, difende la trincea di famiglia come un avvocato ostinato: «Senta, Lande è la vera mente, un disgraziato. Ha arraffato i soldi e li ha nascosti chissà dove, io lo sapevo che prendeva certi aerei per l’estero» . Ma tutti, nella Roma salottiera rimasta con un palmo di naso, giurano che senza il bel Giampi, il rampollo di buona famiglia arcinoto dalla spiaggia di Castiglioncello ai circoli di golf romani, nessuno si sarebbe fidato di una brutta grinta come quello lì. «Beh, questo è vero» , sospira la signora Consuelo: «Mio marito è stato un fregnone. S’è consegnato ciecamente a questo tipo che aveva conosciuto alla San Paolo tanti anni fa. Lande faceva certe conferenze all’hotel Parco dei Principi illustrando la bontà dei suoi prodotti finanziari, Giampiero ha imboccato. Come lui, tanti, che non erano sicuramente cerebrolesi. Mio marito è stato il primo truffato» .
E naturalmente questa è una storia a due facce, proprio come il quartiere dove è nata, quei Parioli che sono vecchio e austero benessere ma anche spaparanzata ricchezza piovuta chissà come. Il Giampi «truffato» non pare uno che passava di lì bendato: nelle 162 pagine con cui il gip ne ordina l’arresto assieme a Lande e tre complici dell’imbroglio, è indicato come «amministratore della E. i. m.» , la società dei miracoli nel cuore della Roma pariolina.
Vero è che anche molte sue vittime vere o presunte lo descrivono come un batuffolo di leggerezza. Dunque? «Mio marito è nato molto bene. Mia suocera, che era una cugina di Mimosa Parodi Delfino, ha mandato i figli in collegi svizzeri, hanno studiato tedesco. Lui ogni tanto si sbagliava ancora, incespicava su qualche parola italiana. Non si è laureato. Quando l’ho conosciuto avevo trent’anni, lui 38. E uscivo da una relazione cervellotica. Volevo uno semplice, con poche cose in testa. Giampiero era così» .
Ma per quanto uno abbia la testa lieve, è dura immaginare che rendimenti al 15 o 20 per cento non nascondano inghippi... «E allora perché tanti gentiluomini non ci hanno pensato? Perché non denunciano? Glielo dico io: perché in certi ambienti appena senti parlare di guardia di finanza il panico è completo, nessuno vuole rogne» . E questo intrigo già da adesso si profila come un gigantesco scaricabarile, rogna tua salvezza mia. «Mio marito non è un agnello di Dio, d’accordo. Però ha portato ai giudici il suo contratto di consulenza, lui era un dipendente di Lande, capisce?» . Andiamo...
«Giampiero non merita di stare in cella coi delinquenti, non me lo fanno vedere e ha anche l’ulcera come suo papà: ha perso dieci chili. Lande di promotori ne aveva una ventina, Giampiero era uno dei venti. Li faceva motivare anche dagli psicologi, quando erano giù di corda. Adesso pare che mio marito sia il Male e gli altri Alice nel paese delle meraviglie. Ma allora venivano» . I soliti avidi, magari. Magari gli stessi che ricordano come l’ultima casa a Cortina se l’era comprata appena l’anno scorso, Giampi: quando le cose già volgevano al brutto. «È tutto sequestrato» . Consuelo lo giura sul figlio: «A settembre abbiamo capito che Lande era un delinquente» . Lento, oltre che lieve, il nostro Giampi. «Lei non faccia lo spiritoso, io Giampiero lo rispetto» . Gli ha mai chiesto come facevano ad avere rendimenti così alti? «Sì» . E lui? «Diceva: Lande è un genio» . Lande in cella fa lo sciopero della fame. «Ciccione com’è, gli farà bene» .
Goffredo Buccini