Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 01/04/2011, 1 aprile 2011
SCATTA IL «TUTTI CONTRO TUTTI», RISSE E LITI DIETRO L’ANGOLO. NEL MIRINO IL LEADER DI FLI
Anche la fortuna fugge dal Parlamento. Se il Guardasigilli Alfano gettasse altre dieci volte con stizza la sua tessera di deputato verso i banchi dell’opposizione, forse non colpirebbe di nuovo l’on. Fratta del Pd. Se il parlamentare ignoto (principale indiziato l’on. Franzoso) tirasse altre cento volte la copia del Corriere di ieri verso il presidente Fini, forse non lo centrerebbe mai in pieno mentre esce dall’Aula. Invece è successo. E potrebbe succedere presto qualcosa di analogo, o di peggio. Perché il Parlamento è ormai fuori controllo. Se n’è reso conto per primo il presidente della Repubblica, che non a caso in serata ha chiamato i capigruppo per dire che così non si può andare avanti. Il governo avrebbe anche i numeri. Ma solo se i ministri sono presenti in forze. Così, quando al mattino arriva a Palazzo Chigi la voce che la maggioranza sta per andare sotto sul «processo verbale» del giorno prima, subito il Consiglio dei ministri sull’emergenza immigrazione viene sospeso e scatta la corsa verso Montecitorio. Forse è la parola «processo» a mettere fretta. In realtà si tratta di espungere dal verbale l’invito— pudicamente indicato dagli stenografi come «va...» — rivolto mercoledì da La Russa a Fini. Ma le ministre sono intralciate dai tacchi, Alfano galante le attende, i membri del governo arrivano in Aula trafelati tra due file di parlamentari amici tipo Fantozzi nella megaditta alle 8 e 29, ma con sottile perfidia Fini chiude la votazione un attimo prima che possano infilare la tessera. Finisce pari, quindi il governo ha perso e il «va...» di La Russa rimane. Segue parapiglia. Nella votazione successiva la maggioranza prevale di soli due voti. È evidente che la fiducia non si può chiedere, il rischio è troppo grande, e il processo breve inserito d’urgenza nell’ordine del giorno viene rinviato a martedì. L’equilibrio è talmente precario che il governo si concentra su un solo provvedimento alla settimana — su cui pone la fiducia —, che di solito recepisce una priorità politica della Lega o un tema di grande interesse personale per Berlusconi. Ma non è tutto lì. «Qui ogni cerino diventa una bomba atomica» lamenta Bersani. «Colpa dell’opposizione, che da settimane non fa altro che provocare» , replica il capogruppo leghista Reguzzoni. I rapporti sono degenerati al punto che banali questioni di procedura, animate non a caso da ex radicali come Vito per il Pdl, Giachetti per il Pd, Della Vedova per i finiani, diventano occasione di zuffe omeriche. Ieri la rissa si è accesa persino attorno alla carrozzella di Ileana Argentin. Sul suo assistente si avventa il vicecapogruppo del Pdl Napoli: «Tu non sei parlamentare, non puoi applaudire!» . La Argentin si lamenta: «Io non riesco a muovere le mani, e lui applaude al posto mio» . A questo punto si sentono grida dai banchi della Lega, la Argentin giura di aver sentito «handicappata del c...» , i leghisti negano, i democratici confermano. Veltroni: «Una barbarie» . Napoli manda un messaggio di scuse, che non viene neppure aperto. In compenso i dipietristi hanno recuperato la tessera di Alfano e la mostrano in sala stampa tipo trofeo di guerra. L’odio di tutti contro tutti ha un catalizzatore: Fini. «Gli ex an provano per lui l’odio dei liberti, gli schiavi affrancati dal padrone» , sussurra un ministro. Ma neppure i leghisti lo amano. Dice un emergente come Buonanno, parlamentare della Valsesia, il sindaco più votato d’Italia (81%a Varallo): «La Russa non ci è piaciuto. Ha esagerato. Ma Fini ha preso in giro il governo. Prima ha assicurato che chi era in Aula poteva votare, e all’ultimo momento li ha fregati. Non è imparziale» . «Se i leghisti votano per l’ennesima volta le norme pro Berlusconi, giuro che riempio il Nord di manifesti: "Governo breve, Padania breve"» minaccia Bersani. Spietato con Fini è Barbareschi: «La sua intelligenza è un falso mito. Mia moglie, la figlia di Monorchio, una che è cresciuta con persone intelligenti davvero, me lo dice da due anni. Finalmente ho aperto gli occhi anch’io. Gli creavo contatti in America, gli ho persino portato Murdoch, e lui: "Io no speak english". Che figura!» . Franceschini: «Ieri Frattini è stato alla Camera tutto il giorno e il suo cellulare non è mai squillato; c’è una crisi mondiale in corso e i nostri ministri non li cerca nessuno!» . I dipietristi consegnano la tessera di Alfano al capo, che la esibisce come uno scalpo in conferenza stampa. Finisce che la destra fischia quando viene data la parola al «presidente Della Vedova» del gruppo di Futuro e libertà — «presidente de che?» —, e la sinistra rumoreggia tipo curva razzista ogni volta che parla un deputato dei Responsabili. Nuova bagarre, stavolta per stabilire se martedì si ricomincia dal caso Ruby, dal processo breve o dai piccoli Comuni (sacrificati ovviamente i piccoli Comuni). Franceschini: «Al Tg1 la rissa di ieri era solo la settima notizia, dopo il giallo dell’Olgiata!» . Barbareschi: «Avreste dovuto vedere come Murdoch guardava Fini. Che vergogna...» . Donadi, impietosito, restituisce ai questori della Camera la tessera del Guardasigilli Alfano.
Aldo Cazzullo