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 2011  aprile 01 Venerdì calendario

OLGIATA, IN SEI ACCUSANO WINSTON


ROMA - Sei persone legate alla villa dell’Olgiata, sei testimoni che vengono citati dalla procura nella richiesta di misura in carcere nei confronti di Manuel Winston Reyes, il domestico filippino arrestato per l’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre. Non soltanto la traccia di Dna trovata dal Ris sul lenzuolo con il quale è stata strangolata la nobildonna romana, ma anche i testi che raccontano dei difficili rapporti tra la vittima e il dipendente.
Il pm Francesca Loy cita Remedios Ancheta, domestica assunta il 15 aprile del ’91, la quale conferma che Manuel Winston aveva prestato servizio nell’elegante villa per quattro ore al giorno, in sostituzione di Violeta Apaga, che si era recata nel suo paese per le vacanze. È una testimonianza considerata importante, anche perché i magistrati stanno cercando di capire se, successivamente al delitto, Violeta e il filippino abbiano avuto contatti. Della cameriera ha ricordi pure l’ex pm Cesare Martellino che era di turno la notte in cui Alberica venne uccisa. «Nonostante avessimo sospettato molto di Winston - dice - non avevamo la prova regina per inchiodarlo. Avevamo messo sotto pressione le altre domestiche, ero convinto che dovessero aver visto qualcosa. All’inizio negarono, ma tre anni dopo una mi fece sapere dalle Filippine che aveva qualcosa da dire. Quando arrivammo lì aveva cambiato idea e non disse più niente». È sempre Ancheta a raccontare agli investigatori che il cameriere aveva dei debiti con la contessa e che doveva lavorare almeno fino alla metà di giugno per saldarli. «Dopo quella data, però - ha dichiarato all’epoca - non l’ho più visto né in villa, né transitare nei pressi». Nella richiesta presentata dai pm al gip Francesco Patrone vengono citate anche le dichiarazioni di Pietro Mattei, marito della vittima, che ricordava della presenza di Winston in casa fino alla metà di giugno. Scrivono i pm: «Mattei disse che il cameriere dormiva nella villa e per questo conosceva la combinazione della porta di accesso dal garage e aveva le chiavi del cancello». Ieri, l’imprenditore è stato sentito come persona informata sui fatti dal pm Loy e dal colonnello Bellini, che comanda la sezione omicidi di via In Selci. «Ricordo poco di Manuel Winston - sono le sue dichiarazioni - Dormiva spesso nella villa e aveva un debito con mia moglie. Ma molto più di me sa il giardiniere, che lo conosceva bene». Il terzo teste citato è Melanie Uniacke, la baby sitter inglese, che ricorda quando la contessa ha licenziato Winston, e conferma di averlo visto lavorare lì fino a metà giugno. C’è poi Maria Luisa Occhi Ortega, spagnola, al corrente del fatto che il cameriere era stato licenziato per le sue continue richieste di anticipi. E Cristina Gismondi, la massaggiatrice della contessa, che ne aveva raccolto le lamentele riguardo all’inaffidabilità del filippino. Mentre l’amica Anita Masotti aveva dichiarato: «Alberica ha mandato via Winston perché beveva, non le dava fiducia».
A carico dell’indagato, per la procura, pesa un alibi incerto, la sparizione di oggetti preziosi dalla stanza della vittima e la traccia di sangue evidenziata sul lenzuolo. Gli inquirenti ritengono siano elementi forti, anche se l’ultima parola spetterà oggi al gip, che dovrà valutare se sono sufficienti a sostenere un’accusa di omicidio.

Cristiana Mangani