Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 01 Venerdì calendario

CHE COSA SPINGE COSÌ IN ALTO L’INFLAZIONE


L’inflazione in Italia è salita a marzo al 2,5% (rispetto al 2,4% di febbraio). Non si tratta di un’unicità italiana. Nell’eurozona, infatti, l’inflazione si è portata anche più su, al 2,6% (rispetto al 2,4% di febbraio). Mentre in Gran Bretagna il problema è quasi moltiplicato per due perché a febbraio la crescita dei prezzi era già arrivata al 4,4% e il Governo e la Banca d’Inghilterra potrebbero presto trovarsi di fronte al rischio concreto di sforare quota 5%.
Molta della crescita dei prezzi è imputabile ai rincari del petrolio, i quali a loro volta sono stati accesi dalle crisi in Nord Africa e nei Paesi arabi. Più che la carenza immediata nei rifornimenti di greggio i mercati temono che i tumulti e le proteste sociali possano estendersi ad altri Paesi dell’area, riducendo così le fonti di offerta un tempo ritenute relativamente sicure rispetto ad altre provenienze da Paesi considerati invece meno affidabili. Timori che non è detto che si esauriscano in breve tempo, vista la complessità delle transizioni in atto in molti Paesi Nordafricani e del Medio Oriente, sicché è probabile che il prezzo del petrolio (ma anche del gas con cui vi è uno stretto collegamento) rimanga elevato o addirittura possa crescere ulteriormente. Ciò significa nell’immediato prezzi più alti dei carburanti e con un certo ritardo, dovuto esclusivamente ai meccanismi di adeguamento tariffari, anche un ineludibile rincaro delle bollette di luce e gas.
L’impatto dell’energia sulla crescita dei prezzi è evidente dai dati della cosiddetta inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, la quale a marzo è risultata pari all’1,8%, in lieve accelerazione rispetto all’1,7% di febbraio. Dunque una crescita più bassa di quella dell’inflazione generale. Ed al netto dei soli beni energetici, rileva l’Istat, il tasso di crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo è stato pari all’1,9% (era +1,8% a febbraio).
Nei Paesi più ricchi i pericoli maggiori dei rincari sono due. Il primo è l’impatto dell’inflazione sulle classi meno abbienti che, specie nell’attuale fase di perdurante crisi economica, possono maggiormente risentire dell’aumento del costo dei carburanti e delle bollette, anche se l’inflazione di fondo restasse bassa.
Il secondo è che un eccessivo aumento generale dei prezzi potrebbe portare a scadenza ravvicinata verso i temuti rialzi dei tassi di interesse in Europa che a loro volta potrebbero agire da fattore di freno della stessa già debole ripresa. Ma anche i Paesi più poveri e quelli emergenti, Cina inclusa, hanno da temere e persino di più dai rincari dell’energia, perché nel paniere dell’inflazione di tali Paesi il peso dell’energia è assai superiore che in Europa o negli Stati Uniti.
In definitiva, dalle turbolenze politiche e sociali del Nord Africa e del Medio Oriente possono derivare turbolenze economiche su scala globale di eccezionale portata con ricadute al momento solo difficilmente prevedibili. L’unica cosa certa è che nel 2011 dovremo probabilmente imparare a convivere tutti con un’inflazione un po’ più alta.

Marco Fortis