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 2011  aprile 01 Venerdì calendario

LA RUSSA, IL MINISTRO ALLA MOVIOLA

Deve essere stata una scena mica male quella dei tre onorevoli questori di Montecitorio che dopo i tumulti in aula si sono raccolti in qualche ufficio, e lì dentro in gran segreto, comprensibilmente, si sono fatti proiettare il Moviolone per comprendere con scientifica esattezza, sequenza dopo sequenza e con l´indispensabile scrutinio del labiale se il ministro La Russa aveva o no mandato il presidente dell´Assemblea Fini a... alt! (tanto si è capito dove).
E sarebbe bellissimo poter disporre del resoconto stenografico dell´indagine, con le varie ipotesi, le possibili assonanze, le plausibili disarmonie tra il gesto e il logos. Ma il verdetto del ralenti non lasciava adito a dubbi: La Russa ce l´ha proprio mandato. Donde «la più ferma deplorazione per la particolare gravità del comportamento tenuto in aula nei confronti della Presidenza», come si legge nel comunicato emesso dal Collegio dei deputati Questori, da parte dell´«onorevole» La Russa. Ma non - si fa osservare - del «ministro» La Russa.
La questione della titolarità ordinamentale e delle eventuali sanzioni è infatti impicciatissima e come tale rinviata a martedì. Non esistono precedenti in materia, per quanto bassa sia, né francamente si riescono a immaginare Taviani, Andreotti, Lagorio, Andreatta e altri ministri della Difesa che mandano a quel paese, con il dovuto gesto di accompagnamento, altri presidenti della Camera come Leone, Pertini, Ingrao o la Jotti.
E tuttavia, pur in mancanza di antefatti, l´inedita liturgia del Moviolone Labiale e Istituzionale ha dei riscontri, o almeno trova una sua ratio sotto il dominio degli spettacoli perché la scena madre del vaffa, vista e rivista ieri sulla rete e in tv, potrebbe benissimo trovare un posto anche d´onore nel soggetto, nella sceneggiatura, nella proiezione e nella fruizione di un particolare genere di film. Quali?
Ora, sarebbe ingiusto imputare agli onorevoli questori Albonetti (Pd), Colucci (Pdl) e Mazzocchi (pure Pdl) di aver tralasciato o peggio di ignorare un piccolo precedente in materia. Ma è pur vero che l´autunno scorso intervenendo alla radio in una trasmissione chiamata «ComuniCattivo», sul serio, lo stesso ministro La Russa dichiarò di essere stato «in modo insistente» richiesto dal produttore De Laurentis per recitare in un cinepanettone. «Naturalmente - spiegò poi - ebbe un rifiuto». Naturalmente, un corno.
Nel regime delle rappresentazioni La Russa è una risorsa narrativa completamente sfuggita di mano, quindi è perfetto, musica, voce, faccia, parole, gestualità. Perfetto nel senso che nessuno può sapere come può andare a finire, dove può andare a sbattere. Lontanissimi ormai i tempi di Fiorello e dell´«Ignazio jouer» («Acquaragia/ Mutande ragno/ Alabarda»). E sono un pallido ricordo le innocue invenzioni creative e ricreative, i travestimenti da top-gun in tuta arancione, la messa riparatrice, la mini-naja, l´obbligo di cantare il Piave nelle scuole, la ginnastica per gli impiegati del ministero.
Arrivò un giorno, La Russa, a vantare una remota parentela con Dario Fo. E un altro giorno volle lanciare il suo massivo test anti-droga, per amici e colleghi e fotografi, per giunta in competizione con quello - pure discutibile - del povero Giovanardi. Test del capello, oltretutto, alla cui risonanza mediatica non ha corrisposto - come si notava mercoledì sera - altrettanta energia persuasiva.
Ecco, basta: ora è solo l´Ignazio Furioso che un po´ fa ridere e un altro po´ mette paura (anche perché bene o male i missiloni dipendono da lui). L´ideale per ridare smalto alla produzione dei Vanzina o di Neri Parenti. Aggressivo come una tigre, litiga con tutti, allenatori di calcio e generali compresi. Mette le mani addosso. Poi si pente e chiede scusa. Parla di calcio quando non è il caso (morte di due soldati in Afganistan e polemica sul Siena). Dà i pestoni davanti alle telecamere, ride, si commuove, sbraita, canta, spezza le matite in diretta, si prende la testa fra le mani, sbarra gli occhi, grida rauco, e ancora grida, per il 150° ha pure disegnato due gioielli tricolori con smeraldi, zirconi, swaroski.
In costante stato di sovraeccitazione, disposto a perdere le staffe e ad andare sopra le righe ogni due per tre, il Moviolone di Ignazio Benito La Russa testimonia al di là della sua stessa spiccata fantasia i guasti arrecati al discorso pubblico dai profondi processi di personalizzazione del potere - ma un po´ anche l´inesorabile impulso di quest´ultimo a farsi male da solo.