Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 30 Mercoledì calendario

Macché gentleman Sono britannici i turisti peggiori - Non invitate gli inglesi. Rischierete di non capirli e di vedere scolate tutte le bot­tiglie di vino, liquori, alcool in circolazione e senza nem­meno darvi due centesimi di mancia

Macché gentleman Sono britannici i turisti peggiori - Non invitate gli inglesi. Rischierete di non capirli e di vedere scolate tutte le bot­tiglie di vino, liquori, alcool in circolazione e senza nem­meno darvi due centesimi di mancia. Tutta roba che risul­ta dal sondaggio effettuato da Skyscanner, motore di ri­cerca di voli a basso prezzo, dunque campione classico di chi non ha molti soldi da spendere e da spandere. L’abito non fa il monaco ma stando ai risultati e alla tabel­la che vedete allegata, i sud­diti di Elisabetta e, in futuro, di William e di Kate, sono una razza difficile da gestire. Ubriachi, avari, ignoranti, conservatori, insomma loro dicono at home away from home, fuori casa ma come a casa, ma chissà che dimore occupano e che tipi frequen­tano, dico limitandomi ai campioni esaminati. Eppure ci eravamo affasci­nati con il capitano Cook o Francis Drake, loro sì che esploravano le terre, viaggia­vano per mari e foreste, non sappiamo bene nei dettagli se ricorressero a dosi massic­ce di «spirits», whiskey e rhum, o se si rifiutassero an­ch’essi di lasciare una man­cia, come si evince dal son­daggio di Skyscanner. E così lord Byron o David Herbert Lawrence e Kipling, tutta ro­ba buona e bella dell’isola di Sua Maestà. Non ci sono più gli inglesi di una volta, il turi­smo di massa ha intossicato l’immagine, gli hooligans del calcio hanno messo su il carico da undici, i lazzi e scaz­zi dei vari personaggi dello star system britannico non hanno risollevato la situazio­ne critica. Sorge il sospetto che noi italiani abbiamo fat­to i furbi, non essendo pre­senti in nessuna voce della ta­bella di Skyscanner. Siamo diventati improvvisamente educati, gentili, garbati, di­sciplinati? Beh, una volta su­pe­rata la frontiera siamo dav­vero cittadini esemplari, evi­tiamo di farci riconoscere se non per l’abito dandy o per il tono di voce un po’ più alto rispetto alla media continen­tale ma, per il resto, possia­mo andare in testa e in fuga, insomma il turista italiano è un patriota del business, compra eccome, si nutre ma con giudizio, beve ma con di­sciplina, cerca di imparare la lingua del posto anche con metodi e pronunce alla To­tò, in breve: sa adattarsi. Ma l’inglese no, resta sulla sua isola, guida la classifica quat­tro volte su cinque, cedendo il primato per la maleduca­zione ai russi che, caduto il muro, stanno dimostrando che il regime comunista ser­visse almeno a nascondere un popolo screanzato di turi­sti. E dietro agli ex compagni si piazzano i tedeschi grevi e gravi, seguiti dagli america­ni, cow boys sempre e dovun­que mentre, a questa voce, al­meno, il fair play inglese si ri­scatta. C’è da dire che i fran­cesi riescono a cavarsela, lo­ro che hanno la puzza al na­so dovunque e comunque, sono ultimi tra tutti, quando serve si defilano, lasciando il posto agli altri. Ma quelli di Skyscanner si sono occupati, per fortuna, anche della facciata B, me­glio la facciata A, cioè dei turi­sti okkey, gli scandinavi so­no i migliori di tutti, gli au­straliani sono ideali per pro­vare cibi e bevande, gli ameri­cani regalano dollari come mancia generosa. Non si ha notizia degli svizzeri, di qua­lunque cantone. Insomma non è vero che tutto il mon­do sia paese. Si potrebbe sug­g­erire di aggiungere al passa­porto una specie di identikit di origine, segni particolari, attitudine all’alcool, fre­quentazione di lingue stra­niere, conoscenza di usi e co­stumi forestieri. Va da sé che il totale dell’in­chiesta è uno e soltanto uno: è meglio andare in Inghilter­ra che ricevere un inglese.