Tony Damascelli, il Giornale 30/3/2011, 30 marzo 2011
Macché gentleman Sono britannici i turisti peggiori - Non invitate gli inglesi. Rischierete di non capirli e di vedere scolate tutte le bottiglie di vino, liquori, alcool in circolazione e senza nemmeno darvi due centesimi di mancia
Macché gentleman Sono britannici i turisti peggiori - Non invitate gli inglesi. Rischierete di non capirli e di vedere scolate tutte le bottiglie di vino, liquori, alcool in circolazione e senza nemmeno darvi due centesimi di mancia. Tutta roba che risulta dal sondaggio effettuato da Skyscanner, motore di ricerca di voli a basso prezzo, dunque campione classico di chi non ha molti soldi da spendere e da spandere. L’abito non fa il monaco ma stando ai risultati e alla tabella che vedete allegata, i sudditi di Elisabetta e, in futuro, di William e di Kate, sono una razza difficile da gestire. Ubriachi, avari, ignoranti, conservatori, insomma loro dicono at home away from home, fuori casa ma come a casa, ma chissà che dimore occupano e che tipi frequentano, dico limitandomi ai campioni esaminati. Eppure ci eravamo affascinati con il capitano Cook o Francis Drake, loro sì che esploravano le terre, viaggiavano per mari e foreste, non sappiamo bene nei dettagli se ricorressero a dosi massicce di «spirits», whiskey e rhum, o se si rifiutassero anch’essi di lasciare una mancia, come si evince dal sondaggio di Skyscanner. E così lord Byron o David Herbert Lawrence e Kipling, tutta roba buona e bella dell’isola di Sua Maestà. Non ci sono più gli inglesi di una volta, il turismo di massa ha intossicato l’immagine, gli hooligans del calcio hanno messo su il carico da undici, i lazzi e scazzi dei vari personaggi dello star system britannico non hanno risollevato la situazione critica. Sorge il sospetto che noi italiani abbiamo fatto i furbi, non essendo presenti in nessuna voce della tabella di Skyscanner. Siamo diventati improvvisamente educati, gentili, garbati, disciplinati? Beh, una volta superata la frontiera siamo davvero cittadini esemplari, evitiamo di farci riconoscere se non per l’abito dandy o per il tono di voce un po’ più alto rispetto alla media continentale ma, per il resto, possiamo andare in testa e in fuga, insomma il turista italiano è un patriota del business, compra eccome, si nutre ma con giudizio, beve ma con disciplina, cerca di imparare la lingua del posto anche con metodi e pronunce alla Totò, in breve: sa adattarsi. Ma l’inglese no, resta sulla sua isola, guida la classifica quattro volte su cinque, cedendo il primato per la maleducazione ai russi che, caduto il muro, stanno dimostrando che il regime comunista servisse almeno a nascondere un popolo screanzato di turisti. E dietro agli ex compagni si piazzano i tedeschi grevi e gravi, seguiti dagli americani, cow boys sempre e dovunque mentre, a questa voce, almeno, il fair play inglese si riscatta. C’è da dire che i francesi riescono a cavarsela, loro che hanno la puzza al naso dovunque e comunque, sono ultimi tra tutti, quando serve si defilano, lasciando il posto agli altri. Ma quelli di Skyscanner si sono occupati, per fortuna, anche della facciata B, meglio la facciata A, cioè dei turisti okkey, gli scandinavi sono i migliori di tutti, gli australiani sono ideali per provare cibi e bevande, gli americani regalano dollari come mancia generosa. Non si ha notizia degli svizzeri, di qualunque cantone. Insomma non è vero che tutto il mondo sia paese. Si potrebbe suggerire di aggiungere al passaporto una specie di identikit di origine, segni particolari, attitudine all’alcool, frequentazione di lingue straniere, conoscenza di usi e costumi forestieri. Va da sé che il totale dell’inchiesta è uno e soltanto uno: è meglio andare in Inghilterra che ricevere un inglese.