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 2011  marzo 30 Mercoledì calendario

Il giallo della truffa con i titoli falsi - Titoli falsi per somme esorbitanti, faccendieri veri o presunti, trattative esotiche al sole di Dubai, ma anche al­l’ombra delle nubi che si ad­densavano su Unicredit

Il giallo della truffa con i titoli falsi - Titoli falsi per somme esorbitanti, faccendieri veri o presunti, trattative esotiche al sole di Dubai, ma anche al­l’ombra delle nubi che si ad­densavano su Unicredit. E co­sì, nellecarte dell’inchiesta ro­mana sul tentato raggiro inter­nazionale, saltano fuori un po’ di nomi eccellenti, a vario tito­lo tirati in ballo, loro malgra­do, dai protagonisti dell’affai­re. C’è un capitolo della richie­sta d’a­rresto del pm Stefano Fa­va nei confronti di otto indaga­ti dedicato a «Unicredit-Profu­mo ». Un capitolo che raccon­ta, attraverso intercettazioni e pedinamenti, il tentativo della presunta associazione per de­linquere di piazzare uno o più di questi «iboe» (International bill of exchange) targati Usa proprio nella banca all’epoca guidata da un Profumo in diffi­coltà. Tanto che, in una chiac­chierata tra due indagati (Ste­fano Loy e Ivo Sobrero), que­st’ultimo arriva a dire: «Ah, cer­to, salvare l’Unicredit sarebbe il massimo». I due si riferivano al piano di cessione di alcuni di queste «cambiali» proprio a Profumo, per ottenere uno sconto bancario sui titoli. Loy, in particolare, racconta che Elio Ciolini, altro indagato, gli avrebbe detto che «se sono buoni (gli iboe, ndr) io in que­sto momento li porto diretta­mente, me li prende tutti Profu­mo, perché gli salvo il culo (...) perché senò lui salta». Obietti­vo dell’operazione, si dicono ancora i due al telefono, è farsi dare «una linea di credito e un po’ di soldi subito», così «sia­mo a posto». Ciolini, che s’accredita co­me tramite con l’ex Ad, vuole garanzie sull’autenticità dei ti­toli: «La persona è di alto livel­lo, non ci si può sbagliare». Co­sì Loy e Sobrero fanno una non meglio precisata verifica in Germania, e commentano con enfasi il presunto esito po­sitivo del controllo, e il prossi­mo incontro con «Coco Cha­nel », secondo gli inquirenti un nome in codice per Profumo. Loy: «Ci hanno chiesto dove cazzo abbiamo messo le mani, nel senso che mi dice, voi vi rendete conto che questa cosa può ribaltare il Paese? (...) do­mattina abbiamo già l’appun­tamento con Coco Chanel ». In un’altra telefonata ancora Loy, comunicando a un terzo non indagato che l’incontro con Profumo è per il giorno do­po, afferma che se l’Ad si pren­de i titoli «ho la certezza assolu­ta che il prodotto è strabuo­no ». Gli inquirenti si presenta­no all’incontro, ma dei quat­tro presunti manager che si ve­dono con gli indagati ricono­scono solo un dirigente del Banco di Sardegna. Di Profu­mo, a quanto pare, nemmeno l’odore.Eppure sempre Loy,ri­ferendo al solito Sobrero del­l’incontro, racconta: «Coco Chanel è nella peste più nera, nel senso che ha due tipi di pro­blemi, uno che è Geronzi che non sa come fare a togliersi dai c..., e due la famosa ricapitaliz­zazione Sicav lussemburghe­se (...) quindi anche lui sareb­be disposto a prendere due (di iboe), lui ci dà una cifra mino­re, ci darebbe il 15 per cento». C’era la trattativa con Profu­mo ( né indagato né coinvolto) o no? Dalle carte pare di no. I dubbi crescono quando l’ex av­vocato Vittore Pascucci vuol arrivare all’ex Ad tramite «Fa­brizio », Cicchitto, capogrup­po Pdl alla Camera. Pascucci viene intercettato mentre rac­conta di un suo incontro con il politico. Ma gli inquirenti an­notano come successive telefo­nate dello stesso Pascucci di­mostrino «che l’incontro non è effettivamente avvenuto». Tanto che Pascucci, dopo aver invano tentato di telefonare a Cicchitto, spiega a un amico di aver deciso di puntare altrove: «Cicchitto fa orecchie da mer­cante, e noi ce ne freghiamo».