Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 31/03/2011, 31 marzo 2011
GIUDICI RESPONSABILI SÌ, MA NON CIVILMENTE
Nel dibattito sulla «responsabilità civile dei giudici» si argomenta spesso che altri impiegati pubblici, come i medici, sono responsabili civilmente (e penalmente) dei loro errori. Non si tiene conto però del fatto che l’eccesso di domande di risarcimento per presunti «errori medici» ha fatto sviluppare anche in Italia una medicina «difensiva» , attenta cioè ad evitare procedimenti giudiziari per possibili errori o inadempienze, piuttosto che sollecita della cura e degli interessi dei pazienti. La «medicina difensiva» fa comunque lievitare le spese e rende più difficile l’accesso a cure e accertamenti costosi da parte di chi ne ha veramente bisogno. Al limite, ad esempio, potrebbe essere prescritta una risonanza magnetica per qualsiasi mal di testa, allungando all’infinito le file d’attesa per questo costosissimo accertamento. Può succedere, tra l’altro, che, come negli Stati Uniti, avvocati spregiudicati vadano a caccia di clienti (magari sotto la copertura di una associazione senza fini di lucro) per iniziare vertenze che si concludono solo con il pagamento delle spese legali. In queste condizioni varrebbe la pena di approfittare della discussione sulla responsabilità civile dei magistrati per ripensare le norme e le garanzie sulla responsabilità civile del personale sanitario.
Alessandro Figà Talamanca, Roma
Caro Figà Talamanca, ricordo anch’io che cosa accadde negli Stati Uniti, all’inizio degli anni Ottanta, quando i tribunali cominciarono ad accogliere le istanze dei pazienti e a pronunciare sentenze con cui i medici curanti venivano condannati a pesanti indennizzi per i loro errori professionali. Le compagnie di assicurazione si affrettarono a offrire polizze che avrebbero garantito i medici contro gli incerti del mestiere e questi, beninteso, ne scaricarono i costi sulle loro parcelle. Qualcosa del genere, pur con effetti diversi, accadde quando la magistratura americana decise che i fabbricanti di sigarette erano responsabili della salute dei loro clienti anche quando questi sapevano da tempo che «il fumo nuoce alla salute» . Non è escluso quindi che lei abbia ragione e che una eventuale legge sulla responsabilità civile dei giudici avrebbe l’effetto d’inceppare ulteriormente la macchina della giustizia. I risultati del referendum del 1987, del resto, non sono incoraggianti. Credo quindi che il governo farebbe bene a non perseguire questa strada. Se il giudice commette un reato, esistono gli articoli del codice penale. Se obbedisce a pregiudizi ideologici si macchia di una colpa che è difficilmente verificabile nelle aule di giustizia e che andrebbe punita, se mai, con i provvedimenti disciplinari del Consiglio superiore della magistratura. Il guaio è che il Csm, soprattutto nel corso degli ultimi vent’anni, si è astenuto dal sanzionare quei comportamenti da cui potevano desumersi le preferenze politiche dei magistrati. Abbiamo assistito così a procuratori che sfilavano nei cortei, pubblicavano libri e pamphlet, partecipavano a tavole rotonde e dibattiti televisivi, frequentavano luoghi e istituzioni distinti da una particolare connotazione ideologica. E se qualcuno obiettava che il magistrato stava intaccando in tal modo il patrimonio d’indipendenza e autorevolezza che è indispensabile all’esercizio delle sue funzioni, la risposta rituale era sempre la stessa: «Il giudice è un cittadino e non può essere privato del diritto di avere ed esprimere le sue opinioni» . Per concludere, caro Figà Talamanca, non credo né all’utilità della legge sulla responsabilità civile dei giudici né a quella della norma che dovrebbe conferire al Parlamento il diritto d’indicare ogni anno alla magistratura inquirente quali siano i reati da perseguire con maggiore impegno. Credo invece nell’utilità della separazione delle carriere perché avrebbe l’effetto di rendere meno rilevanti, se necessario, la discrezionalità e la parzialità dei magistrati inquirenti. P. S. Nella mia risposta del 29 marzo ho scritto che la data delle prossime elezioni presidenziali francesi è il 2013. Correggo: 2012.
Sergio Romano