Diego Gabutti, ItaliaOggi 30/3/2011, 30 marzo 2011
TREVANIAN E LA PALLOTTOLA DI CLINT EASTWOOD
«Negli Stati Uniti ha agito contro i Weathermen e il Ku Klux Klan; a Belfast ha cotto la bistecca irlandese da tutt’e due le parti; si direbbe che abbia lavorato per tutti tranne gli arabi, i greci della giunta, gli spagnoli e gli argentini. E avete notato le armi usate per i colpi?», dice un suo nemico, ammiratissimo. «Oltre al solito arsenale d’armi corte e congegni a gas nervino, ci sono armi incredibili come un pettine da tasca, una cannuccia da aranciata, un foglio di carta piegato in quattro, la chiave d’una porta, una lampadina elettrica.Quest’uomo ti strozzerebbe con l’elastico delle mutande, se gliene capitasse l’occasione».
È il ritratto pop di Nicholai Hel, metà aristocratico russo, metà giapponese, killer al soldo delle buone cause politiche e protagonista, nel 1979, d’un mezzo classico della spy story, Il ritorno delle gru, autore Trevanian, di cui esce adesso la ristampa con un nuovo titolo (Shibumi, Bompiani, pp. 557, 19,00) assieme a un prequel, titolo Satori, autore Don Winslow (Bompiani, pp. 516, 19,00). Satori racconta la prima avventura di Hel all’alba degli anni 50. Trevanian, quando apparve Il ritorno delle gru, era un autore di successo ma incognito. In seguito avrebbe svelato la sua identità: Rodney William Whitaker, statunitense, classe 1931, scomparso nel 2005. Ma, all’epoca, lavorava in clandestinità, come gli eroi dei suoi romanzi: Nicholai Hel e Jonathan Hemlock, il professore di storia dell’arte e assassino a pagamento protagonista del Castigo dell’Eiger (Garzanti 1975) e del Castigo del cavallo di bronzo (Garzanti 1978). Dal Castigo dell’Eiger, nel 1975, Clint Eastwood trasse il suo Assassinio sull’Eiger. Un film che Trevanian detestava, tanto da dedicargli una perfida metafora in Shibumi: «Le meccaniche traduzioni in inglese di Ciccione» (un computer) «erano stentate e zoppicanti nella forma come un film di Clint Eastwood».
Trevanian, che scriveva fumettoni, aveva poco da fare il difficile.
Nei suoi romanzi figuravano cattivi tra i più malefici, biondone tra le più belle e impossibili, missioni tra le più pericolose mai toccate a un coraggioso. Ma erano anche storie surreali, felliniane, dalle quali s’usciva sapendola lunghissima su argomenti esotici tipo l’alpinismo, la cerimonia del tè, la speleologia. In una nota a Shibumi, Trevanian scriveva, godendosela evidentemente un mondo: «In uno dei suoi libri l’autore illustrò un metodo per rubare dei quadri in qualsiasi museo. Poco dopo la pubblicazione della versione italiana del libro, tre dipinti furono rubati a Milano con lo stesso identico metodo descritto, e due di essi rimasero irrimediabilmente mutilati. Un mero senso di responsabilità sociale gli impone adesso d’evitare esatte descrizioni di tecniche e di avvenimenti che, pur rivestendo, forse, un certo interesse per alcuni lettori, potrebbero contribuire al male fatto a (e da) i non iniziati».
Quanto a Satori, la storia che racconta Winslow nel prequel era già stata raccontata, in poche righe, nel vecchio Shibumi: «Il primo bersaglio di Hel fu il capo della missione commerciale sovietica a Pechino. In breve, andò così: la Cia temeva il formarsi d’una coalizione cino-sovietica e pensò di far credere ai cinesi che i russi avevano sacrificato uno dei loro per creare un incidente che desse loro la scusa d’interrompere i negoziati». Secondo Borges Guerra e pace ci avrebbe guadagnato se Tolstoi ne avesse fatto un racconto di dieci pagine. Anche Satori, se si fosse accontentato delle poche righe di Trevanian, ci avrebbe guadagnato.