RAFFAELLO MASCI, La Stampa 31/3/2011, 31 marzo 2011
Un killer si trova dopo 20 anni? - Il delitto dell’Olgiata potrebbe avere un colpevole, ma solo a 20 anni di distanza dai fatti
Un killer si trova dopo 20 anni? - Il delitto dell’Olgiata potrebbe avere un colpevole, ma solo a 20 anni di distanza dai fatti. E’ così difficile stanare gli assassini? E’ difficile, ma nella maggior parte dei casi ci si riesce. Secondo gli ultimi dati Istat (relativi al 2009), il 62% degli omicidi volontari ha un colpevole identificato entro un anno dai fatti. Il problema è il restante 38%, che, spesso, trova soluzione in tempi più dilazionati. Tuttavia resta sempre un nucleo di grandi delitti senza colpevole. Quante persone vengono uccise ogni anno? Gli omicidi in Italia sono circa 600 l’anno, quasi due al giorno. Se si allarga l’orizzonte al mondo intero, però, il dato è impressionante: sono 1,6 milioni le persone che muoiono di morte violenta, il che vuol dire 1.424 al giorno, più o meno una al minuto. L’Italia, tutto sommato, è uno dei Paesi in cui il fenomeno è più contenuto rispetto al numero degli abitanti. Dal 1991 in avanti, inoltre, la delittuosità nel nostro Paese ha un trend decrescente (sia pur con sporadiche impennate in alcuni anni). Chi sono e per quale motivo vengono uccise così tante persone? Un’indagine condotta da Andrea Accorsi e Massimo Centini («I grandi delitti italiani irrisolti», edito da Newton Compton) rivela che, del milione e 600 mila morti annui per un atto di violenza, il 50% circa è costituito da suicidi. E, quindi, è la disperazione la prima causa per questo tipo di decesso. Un altro 20% muore per gli effetti diretti delle guerre. E soltanto il restante 30% (pari a poco più di mezzo milione di persone) viene deliberatamente ammazzato. E’ vero che a commettere omicidi sono soprattutto gli uomini? Sì, è vero. I maschi - stando alle statistiche - si dimostrano di gran lunga più violenti delle femmine, sia verso gli altri che verso se stessi. Tant’è che su 100 omicidi, 77 sono commessi da maschi, mentre tra i suicidi questa percentuale è inferiore ma sempre maggioritaria: circa il 60%. Quali sono i grandi omicidi italiani rimasti senza un colpevole? Ovviamente sono molti. Il primo grande fatto di sangue dell’Italia repubblicana è quello di Wilma Montesi, trovata morta sulla spiaggia di Torvajanica (presso Roma) nel 1953. Il caso coinvolse anche personalità della politica, ma un vero colpevole non fu mai trovato. Oltre 10 anni dopo, nel 1964, fece scalpore il «caso Bebawi», avvenuto nella Roma della dolce vita: Faruk Churbagi, imprenditore 27enne, è l’amante di Claire Ghobrial, moglie di Yussef Bebawi, uomo d’affari egiziano. Il giovane viene ucciso con alcuni colpi di pistola e poi sfregiato con il vetriolo, ma il colpevole non è mai stato identificato. E negli Anni Settanta? Il delitto più clamoroso è quello dell’Università Cattolica. Nel prestigioso ateneo, infatti, il 24 luglio del ‘71 la studentessa Simonetta Ferrero, di 29 anni, viene trovata uccisa nei bagni. Vengono interrogate 350 persone, ma il responsabile non si trova. Dopo 22 anni una lettera siglata dà indicazioni precise su un prete, che avrebbe fatto avances alla studentessa. Ci sono molte pressioni, anche politiche, affinché il caso non venga riaperto. Tant’è che tornò negli archivi. Di che anno è, invece, il celebre delitto di Via Poma, sul quale si è tornati solo di recente? I delitti di via Poma, per la verità, sono due. Il più famoso è quello di Simonetta Cesaroni, del 1990 e che tutt’ora non ha un colpevole. Ma nello stesso stabile ce ne fu un altro sei anni prima (nel 1984), quello dell’anziana signora Renata Moscatelli. Anche in quel caso l’omicida non è mai stato trovato. Altri illustri casi irrisolti sono quello di Antonella di Veroli uccisa nel 1994, di Eleonora Scroppo nel ‘98, ma anche il suicidio o omicidio della contessa Francesca Vacca Augusta morta nel gennaio del 2001, stesso anno di Serena Mollicone, anche lei uccisa da ignoti. Come è possibile che non si riesca a trovare tracce di un assassino? Si dice che un omicidio o si risolve nelle prime 48 ore o mai più. In effetti è la scena del delitto a dire tutto: o si trovano tracce importanti subito e sulla base di queste ci si mette alla ricerca del colpevole, oppure tutto diventa complicato. Allora perché negli ultimi anni è stato possibile scovare assassini che prima non erano stati neppure sospettati? La risposta è nella scienza: il Dna e le strumentazioni sempre più sofisticate per scoprirlo anche solo in tracce, hanno consentito di riaprire casi che soltanto 20 anni fa sembravano insolubili. Il caso della contessa Filo della Torre potrebbe essere proprio tra questi.