MARIO BAUDINO, La Stampa 31/3/2011, 31 marzo 2011
Pregliasco, cent’anni di libri possibilmente immortali - Cesare Pavese ci comprò, di seconda mano, la copia del Moby Dick su cui condusse poi la celebre traduzione
Pregliasco, cent’anni di libri possibilmente immortali - Cesare Pavese ci comprò, di seconda mano, la copia del Moby Dick su cui condusse poi la celebre traduzione. Ci passavano Gobetti, Benedetto Croce, Franco Antonicelli, Luigi Einaudi; quando era una buia libreria dell’usato e quando, a poco a poco, cominciò a diventare non solo una grande libreria antiquaria ma anche un simbolo della cultura italiana. Pregliasco festeggia i suoi primi cento anni, e in sintonia con le date va a celebrare i 150 dell’Italia unita a New York, dove l’Italian Academy e la Columbia University hanno organizzato per l’8 aprile una colazione letteraria. Si parlerà di libri e di arte con David Freeberg (direttore dell’Academy e docente alla Columbia), Andrew Robinson (National Gallery, Washington), Anna Mariani (Accademia di Brera) e naturalmente Umberto Pregliasco, che rappresenta la terza generazione della dinastia. Il nonno Lorenzo ottenne dalla famiglia che si vendesse una cascina nelle Langhe perché lui, diciassettenne, potesse aprire a Torino il primo negozio nel 1911; ma dovette aspettare il 1921, e sopravvivere alle trincee della Grande guerra, per essere pronto con un catalogo. Credeva nei buoni libri alla maniera del parsimonioso Luigi Einaudi, di cui si tramanda un detto celebre: «Preferisco comprare, dopo anni, in antiquariato per 50 lire il libro esaurito e diventato famoso che, nuovo, avrei acquistato per 10 lire. Risparmio così i denari dei libri che avrei con quello rischiato di acquistare». Sulla scorta di questa filosofia pratica furono gli amici cresciuti con lui fra gli scaffali, Einaudi in testa, ad aiutarlo nell’acquisto più oneroso della sua vita: la ricchissima biblioteca appartenuta a Francesco Melzi d’Eril, viceré d’Italia durante l’occupazione napoleonica. Gli anticiparono 25 milioni e vendette tutto in sei mesi: per collezionisti e studiosi fu un’orgia mai dimenticata. Ora, per celebrare la ricorrenza, Umberto e il padre Arturo hanno stampato il catalogo dei cent’anni, che inframmezza ai suoi 500 titoli in offerta pagine rievocative di una grande avventure intellettuale. Che continua anche nel mondo degli e-book e della spesso profetizzata sparizione della carta. Umberto Pregliasco non la teme, anzi: «I libri anteriori al 1837 dureranno per sempre». Sono gli altri, quelli con gli inchiostri chimici o i supporti elettronici, a rischiare seriamente di finire in polvere.