Vincenzo Cosenza, Nòva24 31/3/2011, 31 marzo 2011
IL PROFILO VA IN BORSA - A
otto anni dalla sua fondazione LinkedIn, il più famoso social network professionale, ha superato i cento milioni di iscritti. A ottobre 2009 erano la metà, a maggio 2010 circa 70 milioni. Un ritmo di crescita attuale di un milione di nuove registrazioni a settimana. Oggi la rete sociale creata in California da Reid Hoffman e da alcuni dipendenti di Paypal e Socialnet.com può contare su una presenza capillare in oltre 200 paesi del mondo. Più della metà degli iscritti risiede fuori dalla sua terra d’origine. Usa, India, Regno Unito e Brasile sono le nazioni col maggior numero di profili registrati (il Brasile è anche il paese che cresce più velocemente). Nella vecchia Europa lo utilizzano oltre 22 milioni di persone, in particolare inglesi, olandesi, francesi e italiani.
LinkedIn è abitato in prevalenza da uomini (59%) e le fasce d’età con più aderenti sono quelle dei 25-34enni e dei 35-54enni (entrambe in misura del 36 per cento). I settori con più iscritti risultano essere l’hi-tech (17%), la finanza (14%) e la manifattura (10%). Le funzioni maggiormente rappresentate quelle legate alla vendita (12%), all’insegnamento (10%) e all’amministrazione (10%).
Gli italiani registrati a maggio dello scorso anno sfioravano il milione, mentre oggi si avvicinano a un milione 700mila. La demografia del nostro paese è simile a quella del resto del mondo con una prevalenza di uomini di età superiore ai 25 anni. Lo utilizzano soprattutto le aziende hi-tech (18%), manifatturiere (15%) e finanziarie (10%), mentre i lavoratori più presenti risultano essere i venditori (14%), gli insegnanti (11%) e gli ingegneri (10%).
Grazie a una gestione oculata che ne ha guidato la crescita graduale, LinkedIn poggia su basi solide: mille dipendenti e, per i primi nove mesi del 2010, 161 milioni di dollari di fatturato e 1,9 milioni di profitti. Insomma una di quelle aziende del web 2.0 che ha capito come far fruttare la propria tecnologia non solo attraverso la vendita di versioni premium (27% delle revenue), ma in particolare attraverso le cosiddette hiring and marketing solution (che rappresentano rispettivamente il 41% e il 32% dei ricavi). La prima tipologia di soluzioni racchiude servizi di consulenza e pubblicità che aiutano le aziende a individuare i migliori candidati da assumere, la seconda è pensata per offrire ai marketer nuove occasioni per entrare in contatto con partner e consumatori o di sondarne le opinioni.
Facendo leva su questi assett l’azienda, posseduta per la gran parte da venture capitalist, a gennaio ha iniziato la procedura per la quotazione in Borsa, nella speranza di raccogliere 175 milioni di dollari con i quali far fronte ai crescenti costi operativi. Nonostante i traguardi raggiunti, la strada per la compagnia guidata da Jeff Weiner non è tutta in discesa. Continuare a crescere vuol dire riuscire ad aumentare la penetrazione in alcuni mercati, sia a scapito di Xing e Viadeo, sia raggiungendo nuovi utenti attraverso accordi strategici con partner innovativi come Snaptu che, con un’applicazione ad hoc, sta permettendo l’accesso a LinkedIn agli utenti dotati di cellulari poco evoluti. La sfida più complessa è però quella di riuscire a convincere i suoi membri a usare più frequentemente e più a lungo la rete sociale. Le armi fin qui messe in campo sembrano ancora deboli: un portale studiato per studenti e laureati; Today, una sorta di giornale personalizzabile con le notizie di proprio interesse, che fluiscono in tempo reale grazie ai contributi della community.