Cristina Sivieri Tagliabue, Nòva24 31/3/2011, 31 marzo 2011
LA BIBLIOTECA DEI LIBRI VIVENTI
Le Biblioteche non sono più – soltanto – luoghi dove entrare ed uscirsene con un libro. Le biblioteche, da quando è stata inventata la Human Library, sono diventate persone che al posto di arrabbiarsi l’una con l’altra, si raccontano una storia.
Il nome in codice, tradotto in italiano, è proprio «biblioteche viventi». Nate per la prima volta a Copenhagen nel 1993, sono un metodo vecchio-nuovo per promuovere il dialogo tra persone che abitano "vicine", ridurre i pregiudizi e favorire la comprensione tra persone di diversa età, sesso, stili di vita e background culturale.
La Human Library è stata creata, 18 anni fa, come risposta civile a luoghi ad alta densità razzista. I fautori sono stati un gruppo di giovani che attraverso l’associazione «Stop the violence» hanno prima raccolto 30mila adesioni tra gli under 30 danesi contro il razzismo, e poi hanno cercato di unirli sotto un gioco-progetto divertente, ed educativo.
Che cos’hanno combinato? Creando la Human Library hanno messo una di fronte all’altra personalità forti e impegnative (e non solo), e, insieme a loro, anche i loro pregiudizi. Offrendo così, al tempo stesso, uno spazio protetto in cui ospitare uno scambio non mediato dalle cosiddette "cattive compagnie" e una modalità diversa di confronto. L’iniziativa ha avuto un enorme successo, e dal 2003 è stata riconosciuta dal Consiglio d’Europa come buona prassi, e come tale incoraggiata. Da allora è stata esportata in tutto il mondo con grande successo.
Nel 2011 è arrivata anche in Italia, adottata dalla biblioteca di Crescenzago, per facilitare l’incontro tra gli abitanti della multietnica e problematica Via Padova di Milano. Sono state create una serie di letture in russo, in romeno, in tedesco, in cinese, in arabo e altre 10 lingue che abitano la periferia di Milano. E ogni giorno c’è un momento di incontro, alla Biblioteca, aperto a tutti.
I "libri viventi" vengono "presi in prestito" per la conversazione tra un "libro", e un lettore. Di solito, le persone che si prestano a fare da "libro vivente" sono persone consapevoli di appartenere a minoranze soggette a stereotipi e pregiudizi. Desiderosi di scardinarli, scelgono titoli volutamente molto diretti, come ad esempio "ragazza lesbica", "donna islamica col velo", "emigrato albanese". Perché il bello è suscitare le reazioni emotive dei potenziali lettori attivandone la curiosità, ma anche gli stereotipi e i pregiudizi.
Perché l’incontro rende concreta ed unica la persona che si ha davanti. Smette quindi di essere percepita come rappresentante di una categoria sulla base di una generalizzazione e viene riconosciuta nella sua unicità, una persona che non rappresenta nessuno se non la propria esperienza e storia.
E se il primo aprile una giovane russa, Irina, leggerà l’«Odissea» nella sua lingua, presso un piccolo fioraio di Viale Padova, lo stesso giorno, a Roma, presso lo Spazio Garage dell’Auditorium Parco della Musica, verrà inaugurata una mostra fotografica che le vere e proprie biblioteche prende in esame.
Quelle che si chiamano e sono Biblioteche, nuove ed antiche, e in cui invece i libri sono catalogati e curati e custoditi da antichi e bellissime librerie in legno massiccio. Magari un po’ polverose, ma sempre e comunque pregne di fascino.
La biblioteca Ambrosiana di Milano, la Nazionale Centrale di Firenze, la Vaticana di Roma, la Malatestiana di Cesena, La Medicea Laurenziana di Firenze, la Palatina di Parma, la Marciana di Venezia, la Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, l’Estense di Modena e le altre in mostra sono forse parte, come direbbe Borges, di un’unica grande biblioteca infinita, fatta di mille corridoi, di stanze e scaffali senza fine e di tante, incessanti sorprese.
La mostra, prodotta da Contrasto in collaborazione con la Fondazione musica per Roma e curata da Alessandra Mauro, è una serie di scatti del fotografo Massimo Siragusa. Preciso, riprende, con il rigore della ripresa frontale e della visione chiara, le sale da lettura, gli scaffali, le somme altezze degli scaffali, i colori dei libri.
Gli spazi chiusi delle biblioteche. Gli spazi aperti dentro le biblioteche. Grandiosi spazi di quindici tra le più importanti e storiche biblioteche italiane: quindici gioielli, quindici forzieri del sapere, quindici roccaforti della cultura. Ritratte come luoghi di un piacere segreto da svelare, come fossero sale da ballo di residenze sontuose, le biblioteche svelano il loro fascino, la loro bellezza antica o moderna e irretiscono lo spettatore, così come il lettore che in questi luoghi si perde. Come fosse di fronte a un’opera d’arte.