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 2011  marzo 31 Giovedì calendario

«SU DI LUI AVEVO RACCOLTO TRE INDIZI»


ROMA - Quella mattina di vent’anni fa c’era una pipa
invandescente nei saloni di casa Mattei. all’Olgiata. Era di Cesare Martellino, pm di turno il 10 luglio, il primo che forse aveva capito tutto: «Psicologicamente sembrava una persona mansueta, ma raccogliemmo tre elementi che lo rendevano sospetto: aveva una specie di movente perché doveva dare una somma alla vittima; erano rimasti che avrebbe scontato il debito lavorando, ma lui non si presentava a lavorare. E quella mattina forse era andato a discutere di questa restituzione, che degenerò. Il secondo è l’alibi falso: disse che all’ora del delitto lavorava nella villa vicina, e che aveva incontrato il figlio del proprietario all’ora del delitto. Verificai e il figlio disse che era vero, l’aveva visto, ma il giorno prima. Infine, la contessa fu uccisa con una tecnica di arti marziali: la pressione di due dite sulla gola e lui poteva essere a conoscenza di queste tecniche orientali. La prova regina, quella per inchiodarlo, non l’avevamo».
Martellino, com’è ovvio, lavorò su quel lenzuolo che ieri ha consentito al comandante provinciale Maurizio Mezzavilla e al colonnello Salvo Cagnazzo di chiudere il cerchio: «Ma ci trovammo solo sangue della vittima. Oggi probabilmente, ne hanno individuate alcune sovrapposte, impossibili da individuare con gli strumenti dell’epoca». Eppure Cesare Martellino ce la stava per fare anche senza i Ris: «Avevamo messo sotto pressione le domestiche filippine; ero convinto che non potessero non aver visto nulla. All’inizio negarono, ma tre anni dopo una di loro mi fece sapere dalle Filippine che aveva qualcosa da dire: Italo Ormanni, all’epoca procuratore aggiunto, mi mandò immediatamente a cercarla, mi accompagnò il colonnello Vittorio Trapani. Ma quando arrivammo, la donna sembrava aver cambiato idea e non disse nulla». E ancora, riflette Cesare Martellino, se davvero sul lenzuolo c’è il suo dna, Winston non potrà giustificarsi dicendo che potrebbe esserci arrivato perchè aveva lavorato in villa: «Faceva il giardiniere, non aveva libero accesso alla casa. Tantomeno aveva una giustificazione per salire in camera della contessa». L’unico tassello fuori posto, già all’epoca, era l’orario: le otto di mattina. «Tutti gli elementi facevano pensare che Manuel potesse essere un delitto maturato dopo un alterco. Ma mi sembrava strano che a quell’ora Manuel fosse andato a sostenere una lite sul suo debito».

Massimo Martinelli