Corrado Giustiniani, il Fatto Quotidiano 31/3/2011, 31 marzo 2011
I CITTADINI ONESTI PRENDONO I SOLDI E... NON SCAPPANO
Sembravano finte, quelle banconote sparse in mezzo alla strada. La firma beffarda di un carnevale che proprio la sera prima aveva calato il sipario. Alexandra Soledad Criolo Simbana, un nome troppo lungo per un corpo così minuto, stava attraversando Piazza Ungheria, come ogni giorno a quell’ora, per guadagnare la fermata del 19. La mattina al quartiere Parioli, come colf a ore, dall’una in poi a Piazzale degli Eroi a preparare il pranzo alla signora che accudisce come badante, e presso la quale vive. Il ritmo obbligato di una vita che consente a questa donna di trent’anni di spedire ogni mese in Ecuador 300 dollari, talvolta 400, per far vivere i suoi due bambini di 10 e 12 anni, lasciati a Quito nove anni fa, dopo una dolorosa separazione .
“Guardando bene, mi sono accorta che i soldi erano veri. Li ho contati, 700 euro. Per un attimo – racconta – ho pensato a un viaggio in Spagna, a Valencia, a trovare mio padre che fa il muratore . O a spedire un regalo straordinario alla mamma, che si sacrifica a tenere i miei figli. A chi non sarebbe venuta in mente un’idea del genere?” È stato solamente un attimo, però: “Li avrà persi qualcuno che doveva fare un pagamento importante, ho pensato. E allora ho chiamato il 118, non sapevo... Poi il 113, il numero giusto. È arrivata una macchina della polizia, mi hanno portato al commissariato Parioli. E poi sarei andata anche a via San Vitale, dal questore di Roma, che mi ha stretto la mano”.
STORIE DI ordinaria onestà, in una capitale dipinta spesso come insicura e piena di insidie. Non medaglioni isolati, perché tre giorni dopo, sabato 12 marzo, nella curva festosa dello Stadio Flaminio che celebrava la grande vittoria dell’Italia di rugby contro la Francia, la scena si ripete. Leonardo Bruno, 47 anni, e suo figlio quattordicenne Leonardo Maria, speranza dell’Amatori Rugby Ascoli, venuti a Roma in pullman dalla città marchigiana a vedere gli azzurri, saltano e urlano a squarciagola al fischio finale. Ma lo sguardo cade ai loro piedi, dove è rotolato un portafoglio marrone, gonfio all’inverosimile. Leonardo lo prende, lo porta a un poliziotto di servizio che ne chiama un altro in borghese. Padre e figlio rinunciano a una parte della festa tricolore. Anche loro verranno portati a ricevere i complimenti del questore Francesco Tagliente. Il portafoglio, con 800 euro dentro, apparteneva a un avvocato. “Una ricompensa? Non mi è stata proposta e non l’avrei mai accettata – taglia corto Bruno – Ma stiamo scherzando? Ho insegnato a mio figlio: tu devi avere una faccia e una parola. Piuttosto, il ragazzo non ha avuto il coraggio di chiedere al questore se poteva ottenere un indumento anche sporco e sudato di un azzurro, magari la maglia numero 15. Ma io gli ho detto: Leonardo, forse un giorno quella maglia la indosserai tu”.
UN MESE PRIMA era stata Tiziana Canali, 42 anni, laureata in lettere ma disoccupata, ultimo lavoro sei mesi in un villaggio turistico, a trovare per terra e riconsegnare 500 euro. Quasi in contemporanea, tre ragazze, dipendenti della libreria della stazione Termini, trovano la borsa di una signora di Alessandria, con 1.500 euro dentro. E che dire di Tiziana, che l’11 marzo a Monteverde insegue urlando il suo borseggiatore, un ragazzo romano del quartiere San Paolo, e riesce con l’aiuto dei passanti a bloccarlo e a farlo arrestare? “Questa città ha un tessuto sano. Sono storie come il finto stupro di Trinità dei Monti che creano un danno di immagine ed economico. Le persone oneste sono la grande maggioranza”. La garanzia di Francesco Tagliente è un sospiro di sollievo nel paese dove la corruzione – parola della Corte dei conti – ingoia ogni anno 60 miliardi di euro.