Antonio Massari, il Fatto Quotidiano 31/3/2011, 31 marzo 2011
BISIGNANI INDAGATO PER RICICLAGGIO - I
soldi della madre di tutte le mazzette: la maxi tangente Enimont. La procura di Napoli è convinta di averli rintracciati. Il capoluogo partenopeo sta diventando uno snodo cruciale per rileggere la storia recente del nostro Paese. Una storia che parte dai primi anni Novanta e vede, come protagonista, uno degli uomini più potenti d’Italia: Luigi Bisignani. Intorno a lui si stanno chiudendo più cerchi concentrici. Da un lato, l’inchiesta sulla “P4”, condotta dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio. Dall’altro, le indagini sul riciclaggio, guidate dal pm Vincenzo Piscitelli. Ed è proprio Piscitelli ad aver iscritto Bisignani nel registro degli indagati: lo accusa di riciclaggio e violazione della normativa fiscale. E i soldi riciclati, secondo l’accusa, sarebbero proprio quelli della maxi tangente Enimont. Quelli che, a metà anni Novanta, costarono a Bisignani una condanna a tre anni e quattro mesi, ma non consentirono allo Stato di recuperare integralmente il suo tesoro, una parte di quei 156 miliardi di lire pagati da Raul Gardini.
LA VICENDA, sin da allora, s’intrecciò con le trame vaticane: lo Ior – come racconta Gian Luigi Nuzzi in “Vaticano Spa” – dichiarò ufficialmente che gran parte della “mazzetta” era transitata verso Bisignani, in modo da ridimensionare, agli occhi della magistratura, la mole di denaro occultata nelle casseforti d’oltre Tevere. Bisignani ha ritirato 14,6 miliardi in contanti, dice lo Ior, non riuscendo però a convincere il gip di Milano. Bisignani viene comunque arrestato, nel 1994, e il presidente del collegio del processo Cusani, Giuseppe Tarantola, chiede al Vaticano, con altre due rogatorie, se “il controvalore dei titoli negoziati sulle banche estere, indicat nell’elenco allegato, comprenda tutti i titoli consegnati da Bsisignani o solo quelli elencati dalla procura di Milano”. La risposta, dal Vaticano, non arrivò mai. Ma potrebbe arrivare adesso da Napoli. Quindici anni dopo, infatti, questa storia sembra trovare il tassello mancante.
DA TEMPO Piscitelli indaga su Stefania Tucci, commercialista di fama, che cura gli interessi di parecchi uomini di grande potere e possiede parecchie società con sedi all’estero. Ed è proprio seguendo la scia delle società “targate” Tucci che il pm trova l’ombra di Bisignani, del suo presunto riciclaggio e della sua fetta di “maxitangente”. Tra le società che Piscitelli incontra, scandagliando gli affari della Tucci, c’è anche la Codepamo sa. E qui il filo Tucci–Bisignani, s’intreccia con l’inchiesta sulla “P4”, condotta da Woodcock e Curcio e che, secondo l’accusa, vede Bisignani al vertice della presunta associazione occulta. Quando i due pm perquisiscono l’autista di Bisignani, infatti, gli trovano 19 titoli azionari della Codepamo. L’autista Paolo Pollastri dichiara che avrebbe dovuto consegnarli a Vincenza Carpano, la madre di Bisignani, ma il fatto più rilevante è che i 19 titoli sono al portatore: i questo modo si scherma il reale proprietario. Gli investigatori però puntano la pista: la società può essere ricondotta a Bisignani.
Una pista che si apre già nel 2001, quando Piscitelli, in un’altra inchiesta, rintracciava delle operazioni di Bisignani che terminavano in Belgio, a partire dal 19 dicembre 2001, quando faceva rientrare 2,5 milioni di euro dall’Arner Bank Bahamas. Poco tempo dopo, girando per la Cassa Lombarda, 2 milioni finiscono alla Querelle Comercio per l’acquisto di alcune azioni. Cosa ne fa, di questi soldi, la Querelle Comercio? Una parte, 228mila euro, sono disposti presso la banca belga SGB: intestati alla Codepamo SA. Gli investigatori ne scandagliano i conti: nel 1997 affluiscono 2,3 miliardi di lire. Un miliardo e novecento milioni vengono versati a favore di esponenti della Engineering Ingegneria Informatica. Parecchie decine di milioni di lire, invece, a partire dal 1998, arrivano sullo stesso conto da una delle società riconducibili alla Tucci: la Regent Supplies Limited di Dublino. La Engineering fattura 350 milioni di euro, occupa 6 mila persone in 40 sedi e capitalizza 300 milioni di euro. Il prezzo di acquisto e rivendita delle azioni nel 1997 e 2000 da parte della Codepamo è stato di 7,4 miliardi di vecchie lire.
Questo emergeva all’epoca, ma ora Piscitelli iscrive Bisignani nel registro degli indagati per riciclaggio e violazione della normativa fiscale, e i soldi, secondo l’accusa, potrebbero proprio essere quelli della maxitagente Enimont e i 19 titoli della Codepamo ritrovati un mese fa all’autista di Bisignani, nell’ambito dell’inchiesta “P4”, motivano il coordinamento tra le due indagini. Ieri è stato arrestato un poliziotto, Giuseppe Nuzzo, il cui nome era emerso proprio all’origine delle indagini sulla “P4”. L’arresto è stato disposto per un’inchiesta diversa, ma è interessante leggere le prime tre righe, firmate dal gip per l’arresto: “Nel corso di un’indagine relativa a un’associazione dedita all’acquisizione e all’indebita utilizzazione di notizie riservate, relative a procedimenti penali, da talune intercettazioni sono emerse condotte tenute da Nuzzo…”. “Indebita utilizzazione di notizie riservate”, la stessa tesi su cui si fonda la “P4” che, secondo l’accusa, vedeva l’ex magistrato e parlamentare Alfonso Papa al centro di un gruppo dedito all’acquisizione di segreti d’indagine. Lo stesso Papa che, passo dopo passo, porta Woodcock e Curcio sulla strada di Bisignani.