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 2011  marzo 31 Giovedì calendario

«Per lei Fido conta più di me» Ed è boom di divorzi da cani - Se dobbiamo parlare di quegli animali dei coniugi in guerra, non ci riferiamo ora alle persone rabbiose e vendicati­ve, ma proprio ai cani, ai gatti e persino ai serpenti che possono costituire l’insolito oggetto del contendere

«Per lei Fido conta più di me» Ed è boom di divorzi da cani - Se dobbiamo parlare di quegli animali dei coniugi in guerra, non ci riferiamo ora alle persone rabbiose e vendicati­ve, ma proprio ai cani, ai gatti e persino ai serpenti che possono costituire l’insolito oggetto del contendere. O persino la causa determinante la separazione. Nel 2010 sono stati, infatti, gli animali a essere protagonisti di oltre 50mila contese giudizia­rie. Non solo perché micce di bombe a orologeria condomi­niali, in quanto portatori di ru­more, disordine, sporcizia e danneggiamenti - per evidente incuria dei loro padroni- ma an­che pe­rché trofei da conquista­re da parte di entrambi i coniugi in via di separazione o dichiara­to motivo di paralisi del deside­rio sessuale. L’ultima storia ha come sce­nario Trento. Due coniugi si az­zuffano perché lei pone in cima alla scala gerarchica delle sue priorità il cane: in funzione del­l’amico a quattro zampe della donna, viene modulata infatti la vita coniugale, sociale e affetti­va della coppia. La scelta delle ferie, del ristorante, del cinema o della cena tra amici impone che vi sia una chance perché an­che «lui» vi possa partecipare. Probabilmente anche i momen­ti dedicati al sesso, sono più o meno ritmati sui bisogni del ca­ne. Il marito, offeso dalla quoti­diana postergazione della pro­pria dignità e delle aspirazioni connesse al progetto di coppia, lascia la «cuccia coniugale» e chiede la separazione con adde­bito alla moglie de­lla responsa­bilità della frattura matrimonia­le. Poco tempo prima, un altro marito aveva chiesto all’Aidaa (Associazione Italiana per la Di­fesa degli Animali e dell’Am­biente) di sfrattare d’urgenza dal letto coniugale il gatto, im­posto dalla moglie, poiché fre­no inibitore di qualsiasi attività sessuale. La moglie, più giova­ne di vent’anni, si era difesa so­stenendo che la presenza del gatto, cosiddetto voyeur , non fosse altro che un alibi del mari­to, ormai inabile di per sé. Ricordo che oltre vent’anni fa, quando l’affido condiviso era di là da venire, suggerii a una coppia che si stava separan­do, di dirimere il contenzioso accesissimo sulla proprietà del cane e del gatto, tenendoli in af­fido congiunto e alternato uno alla volta ciascuno. L’idea piacque e per circa un anno i coniugi si incontravano per lo scambio degli animali ogni quindici giorni. Finché en­trambi furono costretti a recarsi dal veterinario, perché gli ani­mali presentavano disturbi all’ umore e una sorta di disarmo­nia affettiva. Il veterinario, a dif­ferenza di ciò che pensano mol­ti genitori sconsiderati, e molti giudici sulla serenità psicologi­ca dei bambini, ritenne che fos­se necessario garantire alle be­st­iole un periodo di stabilità nel­lo stesso territorio, affinché riac­quistassero l’equilibrio emoti­vo e la ridefinizione dei loro con­fini ambientali. Fu così che la coppia, ormai separata, decise di riunirsi per l’estate nella co­mune casa di campagna non ancora venduta, immolandosi sull’altare del sacrificio per amo­re del cane e del gatto. E fu così che non si lasciarono mai più, perché da quell’estate terapeut­i­ca spuntò una gravidanza, atte­sa di­speratamente nei frustran­ti dieci anni prima dell’estempo­ranea separazione. Secondo Danilo Mainardi le mamme dovrebbero imparare dalle femmine degli animali ad allevare i bambini, forse così po­tendo educarli meglio all’auto­nomia e non strumentalizzan­doli mai. Freud addirittura, pen­sava che le persone siano inca­paci di amare e confondano l’amore con l’odio, mentre i ca­ni sanno amare gli amici e mor­dere chi è loro ostile. Si incontrano persone così in­namorate della loro bestiola che, per esempio, non fumano in loro presenza se sanno che procura starnuti a ripetizione; ri­nunciano a prendere l’aereo per non costringerla alla tortura della stiva; vivono il lutto della sua morte fino al punto di dima­grire e andare in depressione. Certo, considerando le storie coniugali che si frantumano a causa della presenza ossessiva di un cane e di un gatto, verreb­be voglia di approfondire me­glio le consistenze sentimentali in discussione: dati per scontati l’affetto per gli animali, gli sco­dinzolamenti, le fusa e gli sguar­di dolci, c’è da chiedersi se dal coniuge si pretende altrettanto (e non c’è), oppure se, a parità di fusa e di affettuosi lambire, le moine coniugali non vincono il confronto e appaiono deluden­ti. E, dunque, prima di accusare le bestie, sarebbe bene un esa­me di coscienza da parte degli uomini e delle donne che si la­mentano della presenza oppri­mente e tormentosa di un cane e di un gatto sul talamo coniuga­le. Ha in sé qualcosa di affasci­nante e misterioso lo studio del­le relazioni tra uomini, donne e animali. Forse perché gli anima­l­i si astengono da ogni commen­to, e noi possiamo interpretare la dinamica delle relazioni se­condo il nostro carattere e i no­stri valori. Mi piacerebbe sape­re, per esempio, cosa pensano le rane delle donne che tradisco­no se stesse mascherandosi con botox e silicone: le rane so­no l’etica dell’antiestetica, giac­ché, grasse,brutte,rugose,sgra­ziate come sono, cantano rau­che e felici tutto il giorno. E rie­scono a trovar marito senza drammi, ripopolando sistema­ticamente gli stagni. Le donne, invece, anche quel­le che diventano avatar di se stesse pur di trovare un uomo, trascurano poi il marito per de­dicarsi a un cane. Sarà forse ve­ro, allora, che più si conoscono gli uomini, più si apprezzano i cani?