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 2011  marzo 31 Giovedì calendario

La prescrizione quotidiana: 466 processi - È una strage silenziosa che si consuma giorno per giorno nelle aule dei tribuna­li

La prescrizione quotidiana: 466 processi - È una strage silenziosa che si consuma giorno per giorno nelle aule dei tribuna­li. I procedimenti muoiono prima di arrivare alla senten­za e i giudici si trasformano in medici che ne certificano la morte. Uno spettacolo avvi­lente che colpisce migliaia di notizie di reato. Il ministro Angelino Alfano dà due nu­meri che rendono l’idea di quel che avviene: ogni 24 ore vengono cancellati in Italia 466 procedimenti, circa 170mila ogni anno. Centoset­tantamila su 3 milioni e 300mila fascicoli pendenti. Più del 5 per cento del totale. Dati impressionanti che di­ventano ancora più clamoro­si se li si considera in fila: nel­l’arco di dieci anni sono spari­ti circa 2 milioni di processi. Una situazione che è figlia di un sistema che persegue troppi reati. E non funziona bene. Risultato: molti fascico­li vengono aperti dal gip, an­cora in sede di udienza preli­minare, quando è troppo tar­di. Gli uffici dei gip archivia­no, perché il tempo è scadu­to, ben 117.463 procedimenti ogni 12 mesi. In pratica è nel­la stanza del gip il grande im­buto che porta via molte noti­zie di reato. Il 71,6 per cento del totale, secondo i dati ag­giornati al settembre 2010. Le cifre, si sa, sono noiose, ma i magistrati non riescono a tenere il passo e sono co­stretti a selezionare: l’obbli­gatorietà dell’azione penale viene formalmente rispetta­ta, ma di fatto si fanno delle scelte. Scelte che l’allora pro­curatore di Torino Marcello Maddalena aveva messo ne­ro su bianco indicando in una famosa circolare del 10 gennaio 2007 le priorità. E di fatto condannando a morte i fascicoli più vecchi. «Ho pre­so atto dell’impossibilità di celebrare tutti i processi- ave­va spiegato Maddalena in un’intervista al Giornale - è come con le tasse. Si devono pagare. Ma se uno non ha i soldi non le paga. Non c’è niente da fare». Appunto. Cadono in pre­scrizione molti illeciti com­messi dai colletti bianchi, ca­dono in prescrizione molti re­ati colposi. Quelli di cui non parla nessuno ma che non so­no meno devastanti, anzi umilianti, per chi li vive. Per esempio, le morti sul lavoro: per tanti incidenti non paga nessuno. Ci sono casi doloro­si come spilli che scompaio­no dalle pagine di cronaca con due righe. Come, per ci­tarne uno, il dramma di Nic­colò Galli, giovane e promet­tente calciatore del Bologna, il figlio di Giovanni, per molti anni portiere del Milan. Nic­colò muore il 9 febbraio 2001 a 17 anni andando a sbattere con il ciclomotore contro un pezzo del guard-rail rovina­to. Anzi, rotto, con uno spun­t­one che esce pericolosamen­te e si conficca nella pancia dello sfortunatissimo giova­ne. In primo grado, nel 2007, tre tecnici del Comune di Bo­logna e delle coop, che aveva­no­partecipato ai lavori di ma­nutenzione, vengono con­dannati per omicidio colpo­so. Pochi giorni fa, in appello, l’inevitabile prescrizione. La storia finisce in niente. La macchina giudiziaria ha gira­to a vuoto, ma quel che lascia sgomenti è l’atteggiamento che la giustizia ha tenuto nei confronti di una famiglia già provata dalla terribile trage­dia: nessun rispetto per il do­lore. La sofferenza entra nel circuito della burocrazia e non conta più nulla. Dieci anni non sono stati sufficienti. Del resto, il nostro Paese deve fare i conti con una disciplina particolare: l’archeologia giudiziaria. Si celebrano processi per reati gravissimi avvenuti venti, venticinque, trent’anni pri­ma. Reati che non sono pre­scritti ma appaiono lontanis­simi. Pensiamo alla strage di Piazza della Loggia a Brescia avvenuta il 28 maggio 1974: il dibattimento di primo grado si è chiuso pochi mesi fa, il 16 novembre 2010, con una raffi­ca di assoluzioni. Per piazza Fontana è andata pure peg­gio: tutti assolti nel processo contro i veneti di Ordine Nuo­vo. Tutti assolti meno il penti­to Carlo Digilio: per lui sono scattate le attenuanti e, incre­dibile per un fatto che è or­mai nei libri di storia, è arriva­ta proprio la prescrizione.