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 2011  marzo 31 Giovedì calendario

SI IMPENNANO NEGLI USA LE PARCELLE DEI GRANDI AVVOCATI

Si parla spesso dei bonus dei banchieri, ma c’è un altro indicatore prezioso di come vanno le cose dalle parti di Wall Street: le parcelle degli avvocati. In particolare, quelli specializzati in materia economico-finanziaria, che fatturano spesso agli stessi banchieri finiti sotto accusa per i loro lauti stipendi e premi.

Gli emolumenti percepiti dai legali sono rappresentativi di una tendenza. Quattro o cinque anni fa i migliori, quelli più ricercati per la loro competenza, avevano cominciato a chiedere più di mille dollari (710 euro) l’ora. Il settore, nel suo complesso, fatturava intorno a 100 miliardi di dollari (71 mld euro) all’anno e le stelle del diritto si intascavano da 3 a 4 milioni di dollari. Nel 2008 la tariffa media del consiglio giuridico fatturata alle imprese (da 500 a 550 dollari l’ora) era salita dell’8%. Poi è arrivata la crisi globale scoppiata nel 2008. Con la scomparsa di Lehman Brothers e la caduta del colosso assicurativo Aig, nemmeno i più navigati degli avvocati riuscivano a oltrepassare la soglia dei mille dollari, per evitare la fuga dei loro clienti. Da allora, com’è accaduto al mondo del credito dove circa 800 realtà hanno chiuso i battenti, anche molti studi legali, piccoli e medi, sono stati inghiottiti dalla crisi.

Adesso, però, con i primi sprazzi di ripresa, sembra che stiano tornando i giorni migliori. Secondo la società di consulenza Valeo Partners, alcuni avvocati non esitano a chiedere, per certi tipi di servizio, fino a 1.250 dollari (887 euro) l’ora. Ad andare per la maggiore è chi si occupa di investimenti in Cina: dal movimenti di capitali alle fusioni e acquisizioni, che stanno tornano in auge, ai fallimenti.

Gli onorari degli avvocati, insomma, diventano la cartina di tornasole della situazione economica americana che, dopo tre anni di arretramento e di forte preoccupazione, sembra avere finalmente imboccato il punto di svolta.

Anche se rimane una certa apprensione, legata soprattutto ai forti investimenti statali per sostenere il sistema e salvare le grandi banche, con il conseguente debito pubblico schizzato all’insù. A ogni caso, quando le cose andavano bene per tutti, quasi nessuno si indignava per i bonus miliardari dei banchieri o le parcelle gonfiate degli avvocati.