ANGELO AQUARO , la Repubblica 28/3/2011, 28 marzo 2011
ALL STARS E ABITO LUNGO I SEGNI DEL COMANDO
Sarà pure stata la Lady di ferro ma nella storia del costume verrà ricordata soprattutto per il cotone: dei capelli. «È la donna che impiegava più tempo a sistemarsi l´acconciatura che avessi mai incontrato» dirà di Margaret Thatcher lo storico Paul Johnson. Sciocchezze? Ma no: è da questi piccoli particolari che si giudica una signora. Non serviva un trattato di politologia: bastava guardarle la permanente.
Benvenuti nel fantastico mondo del "Power Dressing". Era il 1975 quando John T. Molloy squadernò in Dress for Success i dettami della moda per il potere. Ma il potere della moda era sotto gli occhi dell´America da un pezzo: almeno da quando i completini di Jackie Kennedy rivestirono di confetto il sogno di Camelot. In principio fu proprio lei: che non per niente prima di impalmare JFK faceva la modella. Più che una donna un mito. Grazie anche al sodalizio con quei blasonatissimi nomi dell´altissima moda. Il più geniale fu Oleg Cassini. Che cosa avrebbe potuto indossare la moglie del primo presidente cattolico d´America ricevuto dal papa santo in Vaticano? L´abito con cui la signora confetto si incamminò di fronte a Giovanni XXIII stupì tutti: nero nerissimo e lungo. Con tanto di foulard a coprire rispettosamente il capo. Il potere dell´umiltà.
Quarant´anni dopo l´America è un altro mondo. Chi l´avrebbe mai immaginato che l´eredità della signora che si vide uccidere il marito nel sud razzista sarebbe stata raccolta proprio da una first lady di colore? Icona di tutti i giorni: "Everyday Icon" l´ha ribattezzata in un libro in uscita la regina dello stile Kate Betts. In cui si argomenta come Michelle Obama stia rivoluzionando la percezione del potere negli Usa: sfoderando un guardaroba che miscela il lusso trasgressivo di Alexander McQueen con la quotidianità delle Converse All Stars. Il suo segreto? «Veste cercando di rappresentare se stessa: non il suo ruolo». Che poi è il mezzo migliore per sottolinearlo.
In fondo è l´antica diatriba sull´essere e l´apparire. Che dai tempi di Cleopatra in poi ricade impietosamente sulle spalle delle donne. A Cesare non si chiedeva mica ragione dei suoi calzari. Alla regina d´Egitto naturalmente sì. È il grido di dolore che duemila anni dopo raccoglie una veterana della politica europea come la norvegese Marianne Aasen: «Appena una donna viene eletta i maschi vorrebbero subito vederla vestita come una modella. E la giudicano prima di tutto per quello". La bella Marianne certi vestitini se li può anche permettere. E chi non può? Robb Young ha raccolto in un altro libro un catalogo di donne di tutto il mondo che si confrontano - come da titolo - con il "Power Dressing". Ciascuna risolvendo l´annosa questione a modo suo. Perché in fondo la lezione che le signore ci danno è proprio questa: che non esiste una lezione.
Ok, potremmo provare a raccogliere lo stile in grandi gruppi. Per esempio: i classici. E qui non si sbaglia: l´eleganza di Jackie. Ma anche lo stile "divoso" di Evita Peron. E poi appunto lo stile "cotonoso" dell´intramontabile Thatcher. Poi abbiamo quello che potremmo definire stile contemporaneo. Quindi Michelle al centro. Agli estremi ecco invece la sofisticazione di un´altra modella passata alla passerella della politica: Carla Bruni Sarkozy. E al suo opposto la mamma-orso Sarah Palin: «I miei stilisti preferiti? Patagonia e North Face». Ed eccoci infine alla terza categoria: le outsider. Qui non serve scomodare lo scontro di civiltà per sottolineare il velo che (quarant´anni dopo la visita di Jackie al Papa) nasconde al mondo la bellezza di Emine Erdogan o quel fantasma di Azama al Sadat: cioè la reclusissima moglie di Mahmoud Ahmadinejad. Ma non è anche un grido di diversità culturale l´acconciatura di Julia Tymoshenko?
La verità è che ogni volta che dividi il mondo in categorie poi ti salta fuori l´incasellabile. Angela Merkel se lo porta già dentro nel Dna di ex ragazza dell´est diventata leader d´occidente: capace quindi di vestire con abitini da Tele Croda e poi mostrare il generoso e perlato décolleté. Funziona? Funziona. Poi viene fuori un´elezione come quella di ieri: è non c´è abito che tenga.