JENNER MELETTI , la Repubblica 28/3/2011, 28 marzo 2011
AIUTO, SI È SPOPOLATO L´ADRIATICO "FATE TORNARE VONGOLE E TRIGLIE" - FANO
Visto dalla spiaggia sembra uguale a sempre, il mare Adriatico. «E invece è cambiato dentro, si può dire che sia diventato "sterile". Capita ogni anno, di non riuscire a pescare una specie o l´altra. Non trovi i calamari, ad esempio, ma porti a casa le triglie o le alici. Da settembre ad oggi sta succedendo però una cosa mai vista, almeno negli ultimi trent´anni: quasi tutte le specie sembrano scomparse o quasi, e riempire le reti diventa una mission impossible». Tonino Giardini, che con l´azienda di famiglia è titolare di due barche a strascico e due vongolare, racconta cose che sembrano strane in bocca a un pescatore, abituato ad andare in mare e a portare a casa tutto ciò che si può vendere al mercato. «Dobbiamo organizzare un fermo pesca di almeno tre mesi. Dobbiamo bloccarci, dare ai pesci il tempo di crescere e poi ripartire con nuove regole. Il mare va rispettato, non rapinato».
I numeri non lasciano dubbi. «Nel Tirreno e nello Ionio la pesca va bene - dice Tonino Giardini, che è anche presidente nazionale di ImpresaPesca della Coldiretti - ed è per questo che il calo complessivo del pescato nazionale va dal meno 12% delle alici al meno 19% degli scampi. Ma il vero dramma è nel nostro Adriatico, da sempre il più pescoso. Da settembre ad oggi abbiamo portato a casa il 70% in meno di merluzzi, il 50% in meno di seppie, calamari, polipi, moscardini, rane pescatrici, e poi il 40% in meno di alici mentre per le sogliole il calo è stato del 30%». Le seppie sono addirittura scomparse nell´alto Adriatico. I pescherecci di Venezia e Chioggia - la pesca alle seppie è stata riaperta il 1° marzo e durerà fino al 15 maggio - tornano infatti con le reti vuote. «Il professor Corrado Piccinetti, titolare della cattedra di biologia marina e pesca all´ateneo di Bologna, l´altro giorno ci ha dato un´altra notizia pessima: per alcune di queste specie manca l´intero reclutamento. Insomma, abbiamo un pollaio scarso e soprattutto senza pulcini».
Per capire cosa stia succedendo la nave di ricerca "Andrea", del laboratorio di biologia marina di Fano, sta studiando le zone di inquinamento, i mutamenti climatici. «La ragione principale è comunque una pesca troppo intensa. Per appesantire le reti noi abbiamo sempre usato la "lima di piombo", che porta le stesse reti a sfiorare il fondo del mare. Ma adesso arrivano grandi barche che armano le loro reti con catene enormi e in pratica arano il fondo del mare. È un sistema, questo, usato nell´Atlantico, ma un conto è la capacità di ripresa di un oceano, altro conto è spaccare il fondo di un mare che in realtà sembra un grande lago. Ci capita a volte di seguire la scia di queste navi e le nostre reti raccolgono soltanto enormi blocchi di fango».
La proposta di fermare la pesca per tre mesi serve a fare «respirare» il mare. «Non è necessario che le imprese si blocchino tutte assieme. I pescherecci hanno il blue-box, che è come la scatola blu degli aerei: la Capitaneria generale di Roma può sempre sapere quali barche siano a pesca e quali in porto. Ogni impresa decida il proprio fermo. L´importante è alleggerire la pressione. Il fermo pesca che si fa ogni anno ad agosto non è sufficiente ed è anche dannoso. Ci fermiamo proprio quando la richiesta di pesce è più alta, con i ristoranti pieni di turisti. Chi vuole il pesce fresco deve comprarlo all´estero ed i commercianti stranieri dicono: se vuoi il pesce adesso, devi comprarmelo anche a settembre o a gennaio. E così conquistano nuove quote di mercato. Anche in passato c´erano troppi pescatori e la Comunità europea ha deciso gli incentivi per chi lasciava l´attività. Così in trent´anni i nostri natanti sono diminuiti del 30%. Ma sull´altra riva dell´Adriatico la Croazia, il Montenegro e l´Albania, che prima facevano solo la piccola pesca, si sono organizzati e ora hanno anche flotte industriali. E altre flotte sono arrivate dalla Spagna e dalla Francia, dalla Libia e dalla Turchia».
Non è un caso che ImpresaPesca sia legata alla Coldiretti. «Il mare - dice Tonino Giardini - è come un campo: va coltivato con pazienza e rispetto. Noi dobbiamo imitare i pescatori di vongole, che già alla fine degli anni ´90 si sono associati nei Consorzi di gestione e tutela. Raccolgono la "venus gallina", la volgola dell´Adriatico, o la "tapes philippinarum", che arriva dalle Filippine. Ogni sera il capo consorzio telefona agli associati e dice loro quante vongole possano essere portate a casa il giorno dopo. Se il mercato è in crisi, non si raccoglie nulla. Lo sappiamo da sempre che il miglior frigorifero del pescatore è il mare. E sappiamo anche che se non vogliamo distruggere il nostro futuro dobbiamo fermare i rapinatori. È chiaro che chi investe milioni di euro in una flotta poi userà ogni mezzo, catene comprese, per pagare il debito: ma questa pesca non è più compatibile con il nostro Adriatico. Oltre al fermo, chiediamo che siano rispettate le nursery dei pesci. Triglie, sogliole, canocchie, mazzole, alici e sarde hanno bisogno di essere lasciate in pace fino alle prime mareggiate di settembre, in una fascia costiera che larga dalle 4 alle 6 miglia. Scampi e merluzzi debbono poter crescere come natura vuole, dall´inverno fino a primavera avanzata, nel loro "nido" che è attorno alla Fossa di Pomo, fra l´Abruzzo e Spalato. Quale allevatore, per incassare subito un po´ di denaro, sterminerebbe i suoi pulcini?».