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 2011  marzo 27 Domenica calendario

«PAGO LE IMPOSTE IN ITALIA. LA SEDE FIAT NEGLI USA? NON HHO ANCORA DECISO» —

Il filo conduttore è una lunga intervista a Sergio Marchionne, incalzato, al Salone dell’auto di Ginevra, sul piano Chrysler, sulla futura sede legale del nuovo gruppo (Italia o Stati Uniti?), sui bilanci e sulla sua denuncia dei redditi: dove paga le tasse l’amministratore delegato della Fiat? La nuova stagione di Report, il programma di Rai3 condotto da Milena Gabanelli, si apre questa sera con settanta minuti di inchiesta («AutoAlleanza» ) di Giovanna Boursier su Fiat, ascoltando i fornitori che si lamentano dei «bonus» da pagare, interpellando banchieri, protagonisti delle stagioni passate come Cesare Romiti, scavando nelle pieghe del contratto con Chrysler e cercando di capire «dove salteranno fuori i 20 miliardi di investimenti in Italia» . E con Marchionne, intervistato il primo marzo al Salone di Ginevra che ribadisce: «La scelta sulla sede legale non è ancora stata presa» . E sugli aiuti pubblici «noi, per fortuna, capacità, intelligenza, non abbiamo chiesto un euro a nessuno, è scoppiato un disastro finanziario che ha messo tutti in ginocchio e la Fiat è sopravvissuta a quell’evento da sola» . Dunque, s’infervora, «vogliamo riconoscere un po’ di bravura invece di stare a picchiare la Fiat dalla Mattina alla sera?» . «Report» , tuttavia, ricorda gli incentivi statali per il 2008 e il 2009 e poi il crollo nel 2010 (senza incentivi) delle vendite in Europa. La Ferrari è in vendita? «Non per il momento» , afferma il manager in maglione, mentre sull’Alfa e sulle mire della Volkswagen butta lì un «penso che siano stati di una chiarezza brutale» . Ma Jochem Heinzmann, consigliere Vw interpellato da Report, non è particolarmente loquace e sul tema Alfa infila un «non comment» dietro l’altro. L’inchiesta da una parte segue il percorso che porterà alla fusione con Chrysler e dall’altra il tracciato delle promesse in Italia: i 2 miliardi di investimenti (sui 20 totali) per Mirafiori che produrrà Suv. Ma in cambio di sacrifici concreti non ci sarebbe una contropartita altrettanto concreta di impegni scritti. Solo parole «ma chi obbliga Marchionne a mantenere le promesse? » , si chiede la Gabanelli. Forse dovrebbe esserci la vigilanza della politica che fa gli interessi del Paese. Già. Parte un flash dall’audizione in Parlamento di Marchionne, si vede e si sente un preoccupatissimo Sandro Biasotti (Pdl e concessionario Fiat) intervenire e contestare al manager Fiat l’apertura di nuove concessionarie. Sacrifici ed esempi. Le nuove condizioni di lavoro sono già state firmate in due stabilimenti, quelli dei referendum: Pomigliano e Mirafiori. Marchionne però dice che non è sufficiente perché ci sono «altri tre stabilimenti: Cassino, Melfi e Bertone» . L’inviata di «Report» stuzzica il manager, residente in svizzera («da sempre a Zug» ), sulle tasse. Zugo è il cantone con la fiscalità più leggera. «Pago le tasse in Italia e poi pago la differenza in Svizzera» , dice Marchionne. Il tributarista Tomaso Di Tanno spiega però che la ritenuta dello «svizzero» Marchionne è del 30%sui compensi italiani e poi non dovrebbe pagare più nulla. Un guadagno secco, secondo Report, del 13%rispetto all’aliquota standard del 43%, cioè circa 500mila euro sui 4 milioni di stipendio. Tutto in regola, ma visto che l’attività del top manager Fiat — riassume la Gabanelli — non è in Svizzera, ma a Torino e Detroit, «allora trasferisca la sua residenza in Italia o negli Usa e contribuisca come i suoi dipendenti allo sviluppo del Paese dove sta l’azienda che gli paga lo stipendio» . Resta un punto: dove prende Marchionne i 20 miliardi per gli investimenti in Italia? «Vengono prodotti quando vendo le vetture» , lui dice. Report ha poi analizzato il bilancio consolidato da cui emergono «31 miliardi di indebitamento finanziario e 15 miliardi di liquidità» , un’apparente contraddizione che però Marchionne spiega con una gran parte di «posizioni che si autoliquidano» finanziando i clienti che acquistano auto o i concessionari. Sul punto Report osserva che ci sono «2 miliardi più 9 di obbligazioni» da rimborsare ai risparmiatori «quindi non si auto liquidano» così come «i 2,3 più 6,6 miliardi di prestiti bancari» .
Mario Gerevini