Davide Frattini, Corriere della Sera 27/03/2011, 27 marzo 2011
QUEI RIASSUNTI DI LIBRI CELEBRI PREPARATI PER IL COLONNELLO
Il colonnello Gheddafi è uno scrittore prolifico e un lettore pigro. Ordina ai subalterni di riassumere per lui i saggi che non ha tempo di sfogliare da solo e che non riesce a trovare tradotti. I diplomatici americani dell’ambasciata a Tripoli raccontano la consuetudine in un dispaccio — intitolato «lista di letture estive» — dell’ottobre 2008, divulgato assieme alle migliaia di documenti rivelati da WikiLeaks.
Il funzionario statunitense incontra Ahmed Fituri, un accademico con dottorato all’università del Michigan e dirigente al ministero degli Esteri. Sulla sua scrivania vede una pigna di libri in inglese e chiede spiegazioni. Il dottor Ahmed enfatizza di «essere stato personalmente incaricato dal leader» di tradurre (e ridurre) i titoli «significativi» che riguardano la politica e la strategia americana, la Storia, i temi d’attualità, gli affari internazionali. Lui e altri «fidati lettori» sono stati prescelti negli anni per compendiare libri, articoli, editoriali. Hanno la libertà di scegliere quali proporre, anche se qualche volta è il capo a decidere. I rapporti (in arabo) vanno dalle quattro alle sette pagine.
Ben più lunghe le opere stilate da Gheddafi. Il Libro verde del 1975 raggiunge le 176 nella versione in italiano ed è diviso in tre parti: «L’autorità del popolo» , «Il socialismo» , «Le basi sociali della terza teoria universale» . Lo storico britannico Andrew Roberts ha selezionato con sarcasmo pochi giorni fa le sue «dieci sentenze preferite» sul sito Daily Beast e ha smantellato con una frase lo stile del dittatore: «Quando vediamo in televisione gli enormi monumenti al Libro verde venire distrutti dai libici in rivolta, non assistiamo ad atti di vandalismo ma a vera critica letteraria» .
Per Fuga dall’inferno e altre storie (1993) il Colonnello ha ottenuto la prefazione di Pierre Salinger, che è stato anche portavoce di John Fitzgerald Kennedy. Il giornalista americano scrive che leggerne i racconti permette di capire meglio l’uomo al di là degli «stereotipi» costruiti dagli occidentali. Per far capire meglio gli occidentali al suo committente, Fituri ha letto e liofilizzato (da «lista estiva» del 2008): L’era post americana dell’analista Fareed Zakaria, Il mondo è piatto di Thomas Friedman (editorialista del New York Times), L’era della fallibilità — le conseguenze della guerra al terrore (critica alla dottrina Bush del finanziere George Soros), un articolo di Condoleezza Rice (allora segretario di Stato americano) pubblicato dalla rivista Foreign Affairs e intitolato Ripensare l’interesse nazionale — Il realismo americano per un nuovo mondo. Sarebbe questo il saggio da riprendere in mano in queste settimane di guerra, assieme a L’audacia della speranza, l’autobiografia di Barack Obama, che è stata riadattata per Gheddafi prima della vittoria alle elezioni presidenziali.
Il diplomatico libico spiega al collega americano che il leader e Musa Kusa (allora capo dei servizi segreti, adesso ministro degli Esteri) gli hanno chiesto di fornire lo stesso servizio riassunti a Muatassim. Il figlio e consigliere per la Sicurezza nazionale non sarebbe però un «lettore vorace» e non guarderebbe neppure le poche pagine sintetizzate. «Non è considerato intellettualmente curioso — spiega Fituri— quanto il padre o il fratello maggiore Seif» .
Davide Frattini