MARCO ZATTERIN, La Stampa 28/3/2011, 28 marzo 2011
Come respingono i clandestini? - Arriva Perseus, il muro virtuale e tecnologico con cui la Spagna e l’Europa cercano di blindare in modo indolore il confine fra la penisola iberica e l’Africa Nordoccidentale
Come respingono i clandestini? - Arriva Perseus, il muro virtuale e tecnologico con cui la Spagna e l’Europa cercano di blindare in modo indolore il confine fra la penisola iberica e l’Africa Nordoccidentale. E’ davvero l’ultimo grido della vigilanza anticlandestini? Se funzionerà, come si spera, sarà un progetto da tenere presente e ampliare. Insieme con la Guardia civil e una società di software di Madrid (Indra), l’Ue ha finanziato un programma satellitare mirato a scongiurare le migrazioni fuorilegge. Attraverso un complesso sistema di collegamenti cielo-terra, Perseus permetterà di vigilare in tempo reale sui movimenti fra le due sponde continentali. Si comincia col Mediterraneo occidentale, ma dal 2014 si punta ad ampliare lo spettro dell’azione sino all’Egeo. Costo stimato: 43,7 milioni di euro. Come funziona? Il programma è basato sull’esperienza del Sive (Servizio integrato di vigilanza esterna) lanciato in Spagna nel 2002. Apparati radar e satelliti tarati per il controllo termico possono segnalare la presenza di un essere umano a venti chilometri di distanza. Le informazioni ricavate vengono smistate verso i centri di controllo in Andalusia e nelle Canarie. A quel punto scatta l’intervento della guardia costiera. Il premier Zapatero ha anche stretto le verifiche sull’Atlantico? Qui è partita una manovra battezzata Seahorse, alla quale l’Unione europea ha contribuito con 6 milioni. E’ un sistema di scambio dati in tempo reale tra Spagna e Portogallo con Marocco, Senegal, Gambia, Guinea Bissau, Capo Verde. Al lavoro satelliti, radar e aerei. Passare diventa quasi impossibile. Sin qui i muri virtuali. La Grecia, invece, ne voleva uno vero e proprio sul confine turco. Se n’è parlato in gennaio, quando il governo ha annunciato l’intenzione di costruire un muro di 206 chilometri lungo il fiume Evros, non lontano da Orestiada. E’ di lì che passava sino a qualche settimana fa l’80 per cento dei clandestini diretti all’Europa, in prevalenza iraniani e iracheni, ma anche africani Pressata dalla Commissione Ue, Atene ha cambiato progetto e si è limitata ad un parziale rafforzamento con delle recinzioni. Adesso come stanno le cose? La Commissione Ue ha inviato alcuni osservatori in gennaio e stretto il controllo alla frontiera. Il numero dei passaggi degli illegali, secondo i dati ufficiali, è dimezzato nel giro di poche settimane. Il 27 gennaio l’Ue ha siglato con la Turchia un accordo di riammissione dei clandestini. Ora è tutto più tranquillo. Fine della minaccia, almeno per l’Europa? Non proprio. Contro l’avviso della Commissione, la Bulgaria ha deciso di ripristinare delle reti di filo spinato al confine con la Turchia. Lo ha fatto per ragioni migratorie, ma anche sanitarie, visto che alcuni allevamenti bovini sono stati contagiati dal morbo della mucca pazza per colpa di mandrie infette che hanno sconfinato. Sofia ha anche dei finanziamenti europei, visto che per entrare nell’Unione aveva dovuto eliminare le reti erette nella stagione del comunismo. Ci sono altri muri in costruzione? Dopo quello sul confine palestinese, il governo israeliano sta valutando un progetto per frenare gli ingressi illegali dal fronte sud - quello egiziano. Si parla di una barriera anti-infiltrazione che ricorda quanto fatto dagli Stati Uniti con il Messico. Il disegno ha sollevato critiche da parte di associazioni per i diritti umani. Il modello di riferimento è sempre quello americano... La barriera di separazione tra Stati Uniti e Messico, comunemente detta Muro messicano o Muro di Tijuana, è lunga secondo le fonti ufficiali 930 chilometri. La sua costruzione è cominciata con una decisione presa nel 1994. Il confine fra i due paesi è lungo 3.140 chilometri. Dal 1998 al 2004, secondo i dati ufficiali, lungo la frontiera sono morte in totale 1.954 persone. Quale è la politica in materia dell’Unione europea? Le strategie per il controllo dell’immigrazione clandestina sono una priorità che resta saldamente ai singoli stati, in barba alle intese i quali i governi dell’Ue si sono votati a unificare orientamenti e impegni. La Commissione ha la responsabilità di assicurarsi che siano rispettati i diritti dell’uomo e che le richieste di asilo siano trattato senza discriminazione. Questo equivale a un secco «no» ai respingimenti? Sì, gli stati hanno il diritto di rimpatriare chi non ha facoltà di entrare e rimanere nel loro territorio, ma le decisioni di espulsione devono essere valutate caso per caso. I provvedimenti collettivi sono considerati una violazione dei diritti dei cittadini.