MATTIA BERNARDO BAGNOLI, La Stampa 28/3/2011, 28 marzo 2011
“Attenti ai cinesi, sono qui solo per spiare” - Vengono, s’iscrivono nelle nostre università da urlo, poi tornano a casa loro e ci fanno una concorrenza serrata
“Attenti ai cinesi, sono qui solo per spiare” - Vengono, s’iscrivono nelle nostre università da urlo, poi tornano a casa loro e ci fanno una concorrenza serrata. Ma soprattutto piantano cimici nei computer e rubano materiale scientifico e tecnologico di primissima importanza. 007, insomma, più che studenti. Eppure è così. La denuncia - confermata di fatto dagli atenei britannici - viene da un imprenditore celebre e stimato, Sir James Dyson. Quello che ha inventato l’aspirapolvere senza sacchetto. Che dice: ho le prove. E punta poi il dito, in particolar modo, contro i cinesi. I quali, ovviamente, fanno spallucce e si trincerano dietro «lo spirito di cooperazione che esiste fra i nostri Paesi». Un portavoce dell’ambasciata cinese a Londra ha infatti precisato che nessuna università del Russell Group - la Ivy League britannica, ovvero l’associazione che riunisce i migliori atenei del Regno Unito - ha mai sollevato questioni per violazioni della sicurezza. «E’ nell’interesse della Cina, delle relazioni sino-britanniche nonché della stessa Gran Bretagna che i nostri studenti scelgano di studiare qui», precisa il diplomatico. Bene. Sottolineare i libri è un conto, infettare i computer della facoltà con software spia un altro. So di casi spaventosi», ha infatti rivelato Dyson al Sunday Times. «Nei pc vengono impiantate delle cimici così che le informazioni continuino ad essere trasmesse all’estero anche quando il ricercatore ha lasciato il suo posto». Accuse gravi che hanno subito suscitato preoccupazione. «Non è il comportamento che ci aspettiamo dagli studenti stranieri», ha ribattuto David Willetts, sottosegretario all’Università. «Visionerò con grande attenzione le prove raccolte da James Dyson». Ma una prima conferma viene già da Nicola Dandridge, amministratore delegato di Universities Uk. «Siamo a conoscenza del problema - ha detto -. Ce ne stiamo occupando con grande fermezza”. I dubbi di Dyson non si fermano però qui. «La Gran Bretagna - ha detto ancora - è molto orgogliosa di aver tanti studenti stranieri nelle proprie università. Eppure quello che in realtà stiamo facendo è istruire i nostri competitor. Non stupisce che governi e aziende siano disposti a pagare molto denaro per far studiare persone a Cambridge o all’Imperial College: conoscono bene il valore di quei centri di ricerca. I ragazzi tornano poi a casa e iniziano a farci concorrenza. E’ una follia». «Lo dico da produttore e da sviluppatore di nuove tecnologie - ha concluso - E’ davvero frustrante vedere aziende straniere e governi stranieri sfruttare questi atenei». Il rischio cinese, ad ogni modo, è in un certo senso storia di ieri. A professori e ricercatori, quando si recano in Cina o in altri Paesi considerati «a rischio», il governo raccomanda infatti di lasciare a casa laptop e cellulari per evitare di essere poi spiati una volta rientrati in patria. Detto questo, arginare il mercato della conoscenza è quasi impossibile. Ora come ora quasi 57 mila ragazzi cinesi studiano nel Regno Unito: una crescita del 21% rispetto al 2009.