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 2011  marzo 27 Domenica calendario

Il paese fantasma salvato dagli immigrati - Alla festa del fieno, quando in giugno tutti gli uomini si radunano per falciare il ciglio delle strade, facendo risparmiare al Comune parecchie migliaia di euro, loro si riconoscono solo perché saltano il giro della colazione a base di focaccette farcite

Il paese fantasma salvato dagli immigrati - Alla festa del fieno, quando in giugno tutti gli uomini si radunano per falciare il ciglio delle strade, facendo risparmiare al Comune parecchie migliaia di euro, loro si riconoscono solo perché saltano il giro della colazione a base di focaccette farcite. E’ difficile cogliere la differenza tra la piccola Giulia e la sua amica del cuore Rachida quando fanno i compiti insieme o rimangono a dormire una a casa dell’altra, a turno. Le mamme, all’attraversamento fuori della scuola, fanno le stesse raccomandazioni, sia che abbiano il capo coperto o no. Abdeslam ha impiegato un paio d’anni prima di trovare il coraggio di spiegare al parroco che sì, lo avrebbe sempre accolto volentieri, ma in quanto alla benedizione pasquale, era meglio soprassedere. In compenso il sacerdote non manca di passare a salutare durante la grande festa di conclusione del Ramadan, con l’intero paese invitato. E il capo della comunità islamica, Farah, si è recato dal vescovo di Chiavari a esprimergli il suo cordoglio quando è morto papa Giovanni Paolo II. Si vive così a Mezzanego, l’antico Vicus mezzanicus, fra la strada sotto costa e quella di fondo valle, undici frazioni a pochi chilometri da Chiavari, sei chiese e una moschea per mille e 600 abitanti che solo dieci anni fa erano 800 e oggi per un terzo stranieri, arrivati a rinvigorire e ringiovanire la popolazione, determinando una rinascita della zona che oggi attira giovani coppie e nuovi residenti. In controtendenza rispetto alle altre località dell’entroterra, via via abbandonate agli ultimi anziani nelle case vuote. Ahmed ha un banco di frutta e verdura a Chiavari, che manda avanti con la moglie, Youssef ha rilevato un ristorante a Lavagna con un socio italiano, Mohamed guida il pulmino della scuola e la moglie studia per diventare infermiera. Poi ci sono i muratori, i camerieri, i venditori ambulanti. In tanti hanno comprato anche un po’ di terreno a ulivi, e portano il raccolto al frantoio comprensoriale, in coda con il personale delle ville vip di Portofino, compresa quella di Dolce e Gabbana, mandati a far macinare le olive del promontorio anche loro per il consumo di casa. «Ogni metro quadrato di oliveto salvato è una frana in meno» dice l’avvocato Danilo Repetto, sindaco eletto con la lista civica «Tradizione e innovazione». I figli dei nuovi cittadini frequentano la scuola materna, la sezione primavera, la scuola elementare, i più grandi si spostano agli istituti superiori di Carasco, qualcuno è già all’Università. «Qui non ci sono ghetti, si vive insieme. L’unica linea di demarcazione è tra chi si comporta bene e chi si comporta male» spiega il giovane sindaco che ha appena organizzato la cerimonia per l’attribuzione della cittadinanza italiana agli ultimi due marocchini. Intanto le nascite sono raddoppiate in due anni. Così a breve partirà la costruzione della nuova scuola: antisismica, fotovoltaico per rivendere l’energia in più, sistemi di risparmio energetico anticipatori dei parametri 2020, 120 posti per materna e per elementare, costo 3 milioni e 200 mila euro, lavori affidati a una ditta di Bolzano che si prende in cambio il vecchio edificio per farne abitazioni. La richiesta di case cresce in un paese dove nel 1998 non c’era nemmeno l’allaccio alla rete fognaria: per l’affitto si parte da 400 euro, gli edifici di nuova costruzione, non oltre i due piani, costano fino a 2500 euro il metro quadro. E dopo la scuola, si farà un campo di calcio con una grande area polifunzionale per mercati, sagre, spettacoli. «Per gli stranieri nuovi residenti ho dovuto ordinare un registro supplettivo di venti pagine» dice Grazia Ginocchio, funzionaria comunale responsabile di anagrafe, ufficio elettorale, commercio. Questo angolo di terra che un tempo vedeva partire gli emigranti per le Americhe (dalla vicina Lumarzo anche Natalina Garaventa, futura mamma di Frank Sinatra) negli ultimi 10 anni ha accolto gli immigrati come una risorsa preziosa. Il sindaco precedente, Pierluigi Beronio, ha concesso in uso alla comunità islamica una palazzina sul prato accanto al torrente, 120 metri quadrati di salone trasformato nell’unica moschea del Tigullio, con accanto la sala per le donne. Non solo moschea, ma anche scuola di arabo e di Corano, «per i bambini nati qui che quando tornano per le vacanze in Marocco non capiscono i loro parenti» spiega Farah, il capo della comunità islamica e il maghrebino che si è fermato a Mezzanego per primo, nel 1982, dando il via a un afflusso che dai suoi connazionali poi si è esteso ad albanesi, ecuadoriani, moldavi, serbi, cinesi, ucranini, brasiliani, peruviani, russi, romeni e bulgari. «Sono arrivato in Italia nel 1978 - racconta Farah - e facevo l’ambulante. A Mezzanego i clienti poco per volta sono diventati degli amici. Alla fine un conoscente mi ha trovato casa. Ho portato mia moglie, i miei due figli, nel ‘93 ho aperto un negozio di abbigliamento e ora sono nonno di quattro nipotini». Ha un unico cruccio: il sindaco non gli ha ancora concesso un terreno per le sepolture degli islamici. Ma fino a oggi non è morto nessuno e lui, che ha solo 71 anni, promette di resistere finché non ci sarà il cimitero.