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 2011  marzo 27 Domenica calendario

Clandestini, una botta da mezzo miliardo - Ogni anno sono almeno 460 milioni di euro: mezzo mi­liardo del bilancio dello Stato stanziati per gestire i flussi mi­gratori, ovvero controllo delle frontiere, identificazione dei clandestini, espulsione, even­tuali politiche di integrazione per coloro che sono in regola

Clandestini, una botta da mezzo miliardo - Ogni anno sono almeno 460 milioni di euro: mezzo mi­liardo del bilancio dello Stato stanziati per gestire i flussi mi­gratori, ovvero controllo delle frontiere, identificazione dei clandestini, espulsione, even­tuali politiche di integrazione per coloro che sono in regola. Per fare un paragone, con un impegno economico di poco superiore sono stati costruiti i 4.600 nuovi appartamenti per 18mila sfollati dell’Aquila do­po il terremoto. Anche la gestio­ne dell’immigrazione è un’emergenza: quando si rie­sce a chiudere una porta d’in­gresso, come era stato con la Li­bia grazie al trattato di amici­zia, basta un disordine politico e masse di giovani speranzosi si riversano in mare per rag­giungere l’Italia. E allora occor­re aprire un altro rubinetto: ol­tre 20 milioni per gestire l’emer­genza profughi. L’Italia è il pri­mo confine, il fronte sud. Paga la sua posizione di uncino nel Mediterraneo proteso verso l’Africa. È l’ultimo pezzo di Eu­ropa, la terra delicata del primo approdo,l’orizzonte della liber­tà, ma i numeri dicono che è il Paese dell’emergenza perenne da gestire quasi in solitudine. A febbraio, di fronte ai primi segnali dalla Tunisia che indi­cavano la fuga di migliaia di ra­gazzi verso Lampedusa, il go­verno aveva previsto una spesa straordinaria del ministero dell’Interno di circa 6 milioni di euro, più 15.168.216 per il lavo­ro della Croce Rossa e per l’in­vio in Sicilia di 200 militari, ol­tre a un milione di euro affidato alla gestione del commissario straordinario, il prefetto di Pa­lermo Giuseppe Caruso. Era questo il preventivo della pri­missima emergenza. Bene, questo stanziamento iniziale è già superiore ai fondi offerti dal­l’Unione Europea all’Italia per l’intero anno al capitolo rimpa­tri e profughi, rispettivamente 12 milioni e 3 milioni e 300mila euro. I 460 milioni sono il totale previsto dal Viminale nella «Di­rettiva generale» del 2010. È chiaro che ogni previsione per il 2011 è destinata a saltare per l’emergenza Nord Africa in cor­so. Ogni immigrato clandestino ospitato nei Cie, i centri di iden­ti­ficazione ed espulsione attual­mente presenti sul territorio, costa allo Stato italiano circa 45 euro al giorno, comprensivi di vitto, alloggio, assistenza sani­taria. Cinquantamila profughi significano una spesa potenzia­le di due milioni e mezzo di eu­ro ogni ventiquattr’ore. Un co­sto insostenibile per il governo italiano per un periodo troppo prolungato. Si capisce quindi perché il ministro dell’Interno Roberto Maroni stia chieden­do con insistenza all’Europa di dividere tra tutti i Paesi del­l’Unione profughi che chiedo­no asilo appena sbarcati. L’Ita­lia non può dare soccorso per sempre. Basti pensare che sinora ogni clandestino rimane media­mente nei Cie per l’identifica­zione 150 giorni, e costa dun­que all’Italia circa 7mila euro. La gestione completa di un im­migrato irregolare, dal fermo fi­no all’espulsione effettiva, si av­vicina dunque ai 10mila euro, tenendo conto delle spese per il volo di rientro e la scorta degli agenti impiegati nei rimpatri. La sola pratica legale si aggira intorno ai 650 euro. Un parago­ne piuttosto efficace: ogni clan­destino costa allo Stato italiano oltre il doppio della spesa per l’istruzione di un bambino del­la scuola elementare, che non supera di molto i 4mila euro an­nui. Gli accordi sinora stipulati con i Paesi africani per il rimpa­trio non sono stati poi sempre semplici attestati di amicizia. La recente intesa con la Tunisia prevede una serie di aiuti dal tu­rismo alla formazione, oltre al­la proposta di un contributo di 1.500 dollari a clandestino ri­portato a casa. La cooperazio­ne e l’amicizia della Libia per il rimpatrio immediato dei barco­ni diretti in Italia era stata otte­nuta in cambio di un’ offerta di 177 milioni di euro l’anno, per un totale di 5 miliardi di dollari in 20 anni, per nuove infrastrut­ture. L’Italia si era poi impegna­ta a sostenere il 50% dei costi di pattugliamento, con mezzi tec­nici e uomini. C’è poi il comparto sanità. Non è una spesa registrata a bi­lancio, si tratta di una stima ri­cavata dai dati delle singole Asl.L’assistenza agli stranieri ir­regolari costerebbe al sistema sanitario nazionale circa 250 milioni di euro l’anno. «Fino a questo momento- spiega il sot­tosegretario all’Interno Alfre­do Mantovano - abbiamo spe­so 23 milioni di euro solo per emergenza. Se il trend conti­nua a questo ritmo prevedia­mo una spesa di 230 milioni di euro entro la fine dell’anno». Solo per l’emergenza Nordafri­ca, senza calcolare l’ordinaria amministrazione e la prossima apertura di nuovi centri. Una ci­fra che potrebbe salire di molto «se si apre anche la porta libi­ca ». Quanto all’accordo con la Tunisia, sarà effettivo «solo se avremo fondi dall’Europa».