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 2011  marzo 26 Sabato calendario

La galleria di caratteri dello psicologo Lotto - È fra gli artisti più origi­nali del ’500, Lorenzo Lotto, il pittore vene­ziano vissuto dal 1480 al 1556

La galleria di caratteri dello psicologo Lotto - È fra gli artisti più origi­nali del ’500, Lorenzo Lotto, il pittore vene­ziano vissuto dal 1480 al 1556. Peccato che ad accorgersene sia stato soltanto nel 1894 Ber­nard Berenson, lo storico dell’ar­te statunitense. Il XX secolo lo ha poi celebrato con tre mostre, nel 1953, 1981 e 1997-1998. A distan­za di dodici anni, ecco la più com­pleta, in corso alle Scuderie del Quirinale di Roma,con 54 capola­­vori fra pale d’altare, dipinti di de­vozione, pitture profane e ritratti. Riunite in ordine cronologico, ci sono opere assenti nelle altre ras­segne, come il Polittico di San Do­m­enico del Museo Civico di Reca­nati, La Trasfigurazione di Cristo dello stesso Museo o il Ritratto di Andrea Odoni delle collezioni del­la Regina Elisabetta d’Inghilter­ra. Una parata eccezionale che ri­percorre tutta l’attività del pitto­re, gli spostamenti tra Veneto, Marche e Lombardia, la cultura, la fine malinconica come oblato nella Santa Casa di Loreto, delu­so e incompreso. Pochi ne riconoscevano la gran­dezza, l’anticonformismo, le in­novazioni spaziali, il dialogo con l’osservatore,il simbolismo e l’ap­profondimento psicologico. Tra le eccezioni, Giorgio Vasari il qua­le, pur avaro di elogi verso l’arte non fiorentina, nelle Vite del 1568 si lascia scappare un apprezza­mento sul ritratto di Andrea Odo­ni: «molto bello». Non è un caso che anche Berenson insista sulla bravura di Lotto come ritrattista che «eguaglia i massimi pittori del suo tempo e talora, a suo mo­do, li sorpassa», uno «psicologo» che sonda l’animo umano e lori­produce. È vero: per quanto si ammirino gli scorci, la luce, la complessità delle pale d’altare e dei dipinti sa­cri e profani, sono i ritratti a far sentire un personaggio del ’500 presente e vicino, come uno di noi, parlante. Volti e figure di ric­chi borghesi, prelati, artisti, nobil­donne che i posteri hanno riferito a Holbein, van Dyck, Giorgione, Tiziano, Correggio sono invece suoi, di Lotto, a cui sono stati «re­stituiti »nel ’900.A Holbein e a Ja­c­opo de’ Barbari era stato attribui­to il Busto di Donna (Giovanna de’ Rossi vedova Malaspina?) di Digione, il primo ritratto femmi­nile del pittore dei sette supersti­ti, una grassa e severa borghe­se che, con oc­chi cerulei e una piccola smorfia del labbro ap­puntito, raccon­ta il suo caratte­re determinato. Un rebus è il Ri­tratto di Lucina Brembati , mae­stosa nobildon­na ingioiellata la quale, oltre a esi­bire su uno dei numerosi anelli lo stemma di fa­miglia, propone il suo nome con una piccola «ci» dipinta sulla lu­na nel cielo: «Lu­ci- na». Poi c’è il Ritratto di giova­ne gentiluomo (Cristoforo Ro­ver?): immorta­lato nel suo stu­dio veneziano con una serie di oggetti sparsi sul tavolo (libro, petali di rosa, scialle di donna, lucertola, lette­re, anello, moni­­li), esprime la malinconia d’amo­re. Il doppio Ritratto di Giovanni Agostino e Niccolò della Torre rive­l­a la professione di medico del pri­mo, effigiato col figlio, attraverso scritte sul grande libro delle pre­scrizioni e sui fogli che stringe in mano: «Medicorum Esculapio/ Joanni Augustino Bergomati». Nello studio, libri, ricette, penne, calamaio circondano quel volto stanco, schiacciato dalla pesante figura del figlio barbuto salvato dall’esilio.Una mosca su una sal­­vietta bianca in mano al medico, pronta a volare, annulla tempo e spazio tra la scena e l’osservatore. Il Ritratto di Andrea Odoni , vi­sto e descritto nel 1532 da Mar­cantonio Michiel a Venezia, fir­mato e datato 1527, rappresenta il trentanovenne scultore e colle­zionista, circondato da statue e monete antiche, mentre con una mano ci porge una statuetta con Diana Efesina e con l’altra sfiora un piccolo crocifisso d’oro appe­so al collo. Che vorrà dirci? Nessu­no ancora lo sa, purtroppo.