Luigi Accattoli, Corriere della Sera 23/3/2011, 23 marzo 2011
Giovanni XXIII fece sorvegliare Padre Pio per scoprire se avesse rapporti peccaminosi con le fedeli
Giovanni XXIII fece sorvegliare Padre Pio per scoprire se avesse rapporti peccaminosi con le fedeli. Attraverso buchi nei muri delle due stanze dove Padre Pio riceveva uomini e donne, erano stati piazzati due microfoni collegati a un registratore. Si poterono sentire «espressioni osate» e suoni di «baci ripetuti». Esempio di dialogo intercettato: Cleonice Morcaldi: «Io mi sento tutta accalorata…»; Padre Pio: «Chisto è o guanto mio» (questo è il mio guanto). Fu l’arcivescovo di Manfredonia, Andrea Cesarano, coetaneo del Papa e già suo collega in diplomazia, a spiegare il senso di alcune registrazioni: «Per carità, non si tratta di baci peccaminosi. Posso spiegarti cosa succede quando accompagno mia sorella da Padre Pio». Gli raccontò che quando la donna riusciva a prendere la mano del frate «gliela baciava e ribaciava» rumorosamente. Il Papa gli credette. Queste informazioni sono contenute nel libro di Stefano Campanella, Oboedientia et pax. La vera storia di una falsa persecuzione (coedizione Libreria Editrice Vaticana ed Edizioni Padre Pio).