Fosca Bincher, Libero 26/3/2011, 26 marzo 2011
GLI YUPPIES LIBICI ASSASSINI FANATICI
A leggere le cronache da Bengasi degli inviati del Corriere della Sera o di Repubblica, la ribellione di Bengasi sembra una mite protesta delle partite Iva del Nord Est di Italia.
Nel nuovo governo provvisorio della Cirenaica, sia pure costretti a girare armati (munizioni rigorosamente francesi) per la situazione, ci sarebbero solo professionisti di primo ordine: avvocati, ingegneri, architetti, commercialisti. Le partite Iva della Libia orientale.
Proprio ieri veniva raccontata la storia strappalacrime di Fathi Terbil, uno dei 30 membri del Consiglio nazionale (così si chiama il governo provvisorio dei ribelli). Giovane avvocato che si è fatto da sé, visto che era “figlio di un gelataio”. Storia commovente, con un particolare appena accennato fra i tanti. Fathi cinque anni fa, nel gennaio 2006, era alla testa del gruppo di un migliaio e più di partite Iva di Bengasi che diedero l’assalto al consolato italiano locale. Non proprio una banale manifestazione di protesta.
CALDEROLI E LE VIGNETTE
Come la Farnesina successivamente rivelò, le miti partite Iva cercarono di assassinare il console generale italiano, Giovanni Pirrello, la sua consorte e qualsiasi funzionario fosse loro capitato a tiro. Ad avere acceso la miccia di questa civile protesta fu un gesto certo plateale (e in fatti gli costò il posto da ministro), ma non violento del leghista Roberto Calderoli che in qualche occasione pubblica indossò magliette con sopra stampate le vignette su Maometto pubblicate da giornali danesi cui seguì la condanna a morte di editori e vignettisti con fatwa degli imam più integralisti. In Italia e nel resto del mondo la provocazione di Calderoli venne subito stigmatizzata, in primis dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che riprese duramente il suo ministro imponendone poi le dimissioni. Protestarono – civilmente – le comunità islamiche e chiese il rispetto dei credo religiosi perfino la Chiesa cattolica.
Solo a Bengasi quella comprensibile protesta assunse le forme più radicali, addirittura con il tentato assassinio del console italiano. A cercare lo scalpo degli italiani erano gli stessi professionisti, le partite Iva oggi decantate dalla propaganda di guerra. Saranno anche avvocati, professori e ingegneri, una rarità in una delle province più povere di tutto il Nord Africa, in cui la disoccupazione giovanile raggiunge il 50%e ognuno si arrangia come può. Professionisti forse, miti certo no. Sono infatti islamici fra i più integralisti che si possano trovare non solo in Africa, ma in buona parte del mondo. Lo ha segnalato senza mezzi termini l’ambasciatore americano a Tripoli, trasmettendo alla segreteria di Stato le rivelazioni di una fonte coperta.
CITTÀ INTEGRALISTA
Lo indica con ancora più chiarezza un rapporto dell’Accademia militare di West Point svelato dal quotidiano Italia Oggi. Indagando sulla provenienza dei combattenti stranieri unitisi ad Al Qaeda in Iraqfra l’agosto 2006 e lo stesso mese dell’anno successivo, l’accademia militare ha scoperto che ben 52 su 440 provenivano da Dernah, la seconda città della Cirenaica. E che fra i libici di quella provenienza ben l’85% erano kamikaze, percentuale assai più elevata di quella delle altre etnie reclutate da Osama Bin Laden (56%). Insomma, quella che da tempo la Francia sta armando a Bengasi è un’armata di professionisti non troppo distante da quella che il mondo intero ha combattuto dopo l’11 settembre 2001. Nicolas Sarkozy sulle ali della retorica rischia di compiere con questa operazione lo stesso tragico errore chela sua Francia ha regalato al mondo, quando coccolando l’ayatollah Ruhulah Musavi Komheini, ha consegnato all’integralismo islamico l’intero Iran.
Fosca Bincher