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 2011  marzo 27 Domenica calendario

GIÀ TRA UN MESE LA PRIMA SENTENZA. IL CAVALIERE RISCHIA 400 MILIONI


Le scommesse sono in gran parte su sabato 30 aprile, più o meno fra un mese. Secondo i protagonisti della causa civile del secolo, proprio quel giorno Silvio Berlusconi potrebbe trovarsi improvvisamente alleggerito di circa 400 milioni di euro destinati alle tasche del nemico di tutta una vita: Carlo De Benedetti.
Dal 4 marzo scorso la seconda sezione civile della Corte di appello di Milano, presieduta da Luigi De Ruggiero, si è riunita in camera di consiglio sul cosiddetto lodo Mondadori (il contrasto Cir-Fininvest sulla separazione fra gruppo Espresso e Mondadori di oltre 20 anni fa). Secondo la prassi la decisione dovrebbe arrivare entro 60 giorni, e cioè entro il 4 maggio. Il termine non è in sé tassativo, e molte prassi in questa vicenda sono già andate a farsi benedire. Che la sentenza esca di sabato sembra quasi scontato: sono coinvolti da entrambe le parti più titoli quotati in borsa e una decisione di questa rilevanza è difficile che venga resa nota a mercati aperti. Che l’esito sia sfavorevole a Berlusconi è l’altra scommessa su cui ci sono più puntate da parte degli addetti ai lavori.
Naturalmente non da parte dei legali del premier, come il professore Romano Vaccarella che continua ad essere convinto «che la Corte d’Appello non possa che riconoscere a pieno le nostre ragioni e quindi annullare in toto la decisione di primo grado». Ma anche nelle file dei consulenti e dei collaboratori del fronte Fininvest non pochi mettono in guardia il management: «le nostre ragioni sono evidenti», dicono, «e le memorie della difesa inappuntabili. Certo una causa così la vinceremmo in qualsiasi tribunale italiano. Ma non è davanti a un tribunale qualsiasi. A decidere sarà il tribunale di Milano…».
Con realismo gli stessi collaboratori del premier mettono le mani avanti:se c’è un tribunale in cui è più difficile vincere per la situazione oggettiva che ormai si è creata, quello è a Milano. È sotto gli occhi di tutti la lunga storia dei bracci di ferro fra Berlusconi, le sue aziende e la giustizia meneghina. E non può nemmeno essere dimenticata la lunga serie di anomalie che ha accompagnato proprio il procedimento Cir-Mondadori. La più vistosa è stata proprio il proseguimento della causa davanti al giudice monocratico della decima sezione civile del tribunale di Milano anche dopo che lo stesso (Raimondo Mesiano) era stato promosso e trasferito alla seconda sezione civile della Corte di appello. Anomalia poi passata in secondo piano all’indomani della sentenza per il celebre servizio di Videonews sui calzini turchesi di quel magistrato di fronte a cui è scoppiato un putiferio. Ma certo stupisce, una volta depositata la sentenza che condannava Fininvest a pagare a Cir ben 750 milioni di euro, che la causa in appello sia stata incardinata proprio davanti alla seconda sezione civile in cui era appena trasferito il giudice che aveva deciso in primo grado. Naturalmente non è Mesiano ad occuparsi del secondo grado, ma non è il massimo almeno sotto il profilo dello stile giudiziario che chi dovrà prendere per la seconda volta quella decisione sieda proprio a fianco delle stanza dell’ex giudice di primo grado.
Altre anomalie sono contenute sia nelle decisioni che nella perizia dei consulenti del tribunale, guidati dal professore Luigi Guatri, che pure ha tagliato almeno 300 milioni di euro ai calcoli del possibile risarcimento stabilito da Mesiano. Fra i costi che Berlusconi dovrebbe rimborsare a De Benedetti c’è anche quello per un acquisto in eccesso della quota di maggioranza del gruppo Espresso. Il valore dell’epoca era di circa 90 miliardi di lire. Dagli atti risulta che De Benedetti quella quota extra aveva rivenduto pochissimo tempo dopo l’accordo con Berlusconi sul mercato a valori pressoché identici a quelli della transazione con il cavaliere. Il danno reale dunque non c’è stato per l’Ingegnere. Eppure continua ad essere calcolato da magistrati e periti vari. Che con rivalutazioni monetarie e sanzioni collegate hanno portato quei 90 miliardi di lire a una somma vicina ai 120 milioni di euro. In questo modo l’Ingegnere avrebbe guadagnato dall’operazione più del doppio del risarcimento richiesto, ed è assai difficile comprendere dove sia il suo danno.

Franco Bechis