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 2011  marzo 28 Lunedì calendario

«I DEPUTATI? UNA MANDRIA DI PAZZI» . PAROLA DI REGINA

In questo 150 ° dell’unificazione, i protagonisti, grandi o piccoli, di Casa Savoia non sembrano godere di particolare interesse. Ecco un motivo in più per segnalare il ritratto, vivace e ben documentato, che Nino Del Bianco (già autore di due pregevoli opere su Enrico Cernuschi e su Marco Minghetti) dedica a Margherita di Savoia (Ecig, Genova, pp. 238, € 16). Era il 20 gennaio del 1868, quando Umberto, il futuro «re buono» , nella biblioteca del Palazzo Reale torinese aveva chiesto («con militaresca asciuttezza» , spiega Del Bianco): «Margherita, vuoi essere mia sposa?» , ottenendo dalla cugina non ancora diciassettenne l’immediata risposta: «Tu sai quanto sono orgogliosa di appartenere a Casa Savoia, lo sarò ancor più diventando tua moglie» . Dunque, nessun «trasporto amoroso» , ma il classico matrimonio «combinato» , per dovere dinastico; col risultato che re Umberto continuerà a frequentare le sue amanti, in primis la marchesa Litta e la contessa di Santa Fiora, perfettamente consapevole la regina. «Personalità complessa» la definisce Del Bianco, spiegando che Margherita, per tutta la vita— dunque, anche dopo l’assassinio del re a Monza nel luglio del 1900 — si sentì legata a Umberto «non tanto come una moglie al marito, quanto piuttosto come una regina al proprio re» , identificando in lui quel «simbolo della nazione» , cui avrebbe serbato fedeltà fino all’ultimo giorno: morirà nel gennaio del 1926, a 74 anni. Insieme all’orgoglio dinastico spicca la profonda fede religiosa, «l’unica ancora di salvezza, l’unica luce chiara» , come lei stessa confessava in una lettera indirizzata nel 1911 al vescovo di Cremona, monsignor Bonomelli, per anni suo confidente. Né basta: perché a completare il profilo della regina Margherita non va taciuto l’interesse per le vicende politiche, che denota «la riconosciuta superiorità intellettuale e caratteriale nei confronti di Umberto» e spiega altresì certe sue scelte, «non immuni— sottolinea Del Bianco — dall’influenza dell’atmosfera di corte, clericale e conservatrice ai limiti della reazione» . Da qui la sua forte consonanza con Crispi (e più tardi con Giolitti, cui però non perdonava un’apertura «troppo liberale» ); da qui certi suoi giudizi, ben poco teneri verso alcuni personaggi di Montecitorio («è impossibile — scriveva nell’agosto del 1899— lasciarsi governare da quella mandria di maleducati malvagi, i quali appena entrano in Parlamento sembrano per di più essere colti da pazzia furiosa» ). Da qui — peggio ancora — il suo «convinto e pubblico appoggio al fascismo» . Che tuttavia non le impedì di mostrarsi presente e sensibile «anche nelle più modeste vicende della vita quotidiana» , tanto da apparire «regina di cuori nell’Italia unita» , come recita il sottotitolo di questo libro.
Arturo Colombo