Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 28 Lunedì calendario

Il Portogallo non vuole sacrifici e butta giù il governo. Incubo Pigs - Il Portogallo è in piena crisi

Il Portogallo non vuole sacrifici e butta giù il governo. Incubo Pigs - Il Portogallo è in piena crisi. Il primo ministro José Socrates, socialista, mercoledì 23 si è dimesso dopo che il Parlamento aveva bocciato la nuova manovra economica, la quarta in undici mesi, che prevedeva sacrifici per sanità e pensioni e tagli ai sussidi di disoccupazione per un totale di cinque miliardi. Venerdì 25 i tassi sui titoli decennali sono schizzati oltre l’8%, con un differenziale di oltre 470 punti rispetto agli analoghi titoli tedeschi, rendendo quasi impossibile il rifinanziamento del debito pubblico nazionale, al momento pari al 76,1%, il terzo in Europa. Da segnalare anche il declassamento del debito portoghese annunciato prima da Fitch, poi da Standard & Poors (da A- a tripla B, appena due gradini sopra lo status di junk bond). Il 15 aprile sono in scadenza titoli di debito per 4,3 miliardi di euro, a giugno altri 4,9 miliardi, ed è probabile che lo Stato arrivi a quest’ultima data con le casse vuote. Nonostante ciò, Socrates, appoggiato anche dall’opposizione, ha rifiutato i 75 miliardi di euro di aiuti proposti venerdì dal Consiglio europeo per accettare la mano tesa, senza condizioni apparenti, della Cina. Secondo il Wall Street Journal a gennaio la Banca centrale cinese avrebbe sottoscritto bond portoghesi per 1,1 miliardi. E negli ultimi giorni il governo di Hu Jintao ha fatto sapere di essere interessato a «un legame strategico con Lisbona». Il problema dei debiti sovrani riguarda però tutta l’Europa. Venerdì si è riunito a Bruxelles il Consiglio dei 27 capi di Stato e di governo, e si è trovato un accordo su due punti in particolare: 1. Per far scendere il deficit sotto il 3% la manovra di aggiustamento di molti Paesi prevista per il 2012 dovrà essere «ben al di sopra dello 0,5% del Pil». L’Italia prevede di poter trattare sui tagli, avendo «altri fattori rilevanti» (risparmio privato, sostenibilità delle pensioni, stabilità bancaria) per migliorare la sua posizione; 2. Saranno dilazionate in cinque anni le quote nazionali degli 80 miliardi di capitale previsti per il fondo salva-Stati. L’esborso italiano scende dai sette miliardi da versare nel 2013 a una rata fissa di circa 2,8 miliardi. Tra le mille norme della nuova governance europea, chiamata “Patto per l’euro plus”, c’è quella che obbliga i Paesi a presentare a Bruxelles i piani di risanamento nazionali prima che siano approvati dai vari Parlamenti. Per chi fuoriesce dal percorso virtuoso scattano multe e sanzioni.