Roberto Angelino, Novella 2000, n. 13, 31/03/2011, pp. 52-58, 31 marzo 2011
CHE VITA DA CANI RACCONTARE L’ITALIA!
Compie 90 anni Mario Cervi, grande vecchio del giornalismo italiano. Uomo perbene
e lucido commentatore della società e della politica, per decenni alter ego di Indro Montanelli. Dall’inesauribile scrigno della sua memoria abbiamo attinto queste irresistibili perle.
In Grecia come nel fílm
Durante la guerra ero ufficiale di fanteria in Grecia, e col mio plotone avevo la responsabilità di un piccolo presidio sul mare, un po’ come la storia raccontata in Mediterraneo. Di proposito non ho visto il film di Gabriele Salvatores, perché temevo di restare colpito da tenera tristezza.
La spintarella
Nel 1945, appena tornato dalla Grecia, sono diventato giornalista per raccomandazione: mio padre, pellicciaio come la mamma, aveva un amico stenografo al Corriere della Sera, Umberto Frisoni. Sono entrato dai piani bassi, dalle "cucine". In cronaca facevo il reporter, quello che raccoglieva le notizie dai commissariati o dalle guardie mediche. Poi c’era l’estensore, perché si presupponeva che il reporter fosse quasi analfabeta.
In crociera con i rampolli
Federica di Grecia, mamma di Costantino, una tedesca ambiziosa e per questo odiatissima, nell’agosto del 1954 organizzò una "Crociera dei Re" che fece scalpore, imbarcando 104 tra teste coronate d’Europa e rampolli di sangue blu sulla Agamemnon, nave appena regalata dall’Italia alla Grecia come riparazione dei danni di guerra. A bordo nacquero parecchi legami amorosi tra esponenti del Gotha. Edilio Rusconi, che dirigeva Oggi, mi chiese di prendere qualche giorno di vacanza dal Corriere e seguire le varie tappe. Devo dire che, a guardarle bene durante le gite, quelle teste coronate sembravano dopolavoristi di terz’ordine: ricordo la regina Giuliana d’Olanda con la sottoveste che le sbucava dalla gonna...
Marta Pia di Savoia si fidanza...
Sulla Agamemnon fu amore a prima vista tra la diciannovenne primogenita di Umberto II e Maria José e il principe Alessandro Karageorgevic, figlio trentenne di Paolo di Jugoslavia e Olga di Grecia. Che poi si sposeranno a Cascais nel febbraio del 1955 per separarsi nel ’67, dopo quattro figli.
...e Juan Carte snobba Sofia
In quella crociera si incontrarono per la prima volta anche gli attuali sovrani di Spagna: Sofia e Juan Carlos di Borbone. In navigazione il figlio maggiore del conte di Barcellona, pretendente al trono "congelato" dal generalissimo Franco, aveva poco più di 16 anni e non pareva neppure accorgersi della principessina greca, quindicenne. Lei, invece, lo notò subito. «Era molto simpatico», confesserà qualche anno più tardi, «e anche un po’ monello. I genitori gli lasciavano fare tutto, il che mi faceva infuriare: lui poteva danzare fino all’alba mentre io a mezzanotte dovevo essere già a letto, peggio di Cenerentola!». Ma forse Sofia era nera perché lui in tutta la crociera non la invitò mai a ballare, neppure alle nove di sera...
II re di maggio tra i ruderi
Nella tappa di Mikonos incontrai Umberto II di Savoia che, appassionato di antichità, si alzava all’alba per curiosare tra i ruderi. Mi raccontò che stava per scrivere la storia dei santi di Casa Savoia, che però, che io sappia, non ha mai visto la luce. Il re di maggio era un uomo cortese, amabile e di buonsenso. Se avesse regnato a lungo, sarebbe stato un ottimo sovrano. Con un solo neo: non mi piacque affatto quando, nella famosa fuga di Pescara dopo 1’8 settembre, si curò poco della moglie e dei figli, lasciati in Val d’Aosta alla mercé dei tedeschi.
Quel sorriso di Grace Kelly
Una sera la regina Federica organizzò sulla terraferma una cena in un ristorante all’aperto e nella tavolata di sovrani si accomodò anche Grace Kelly, l’attrice americana fidanzata di Ranieri di Monaco. A un certo punto, nell’imbarazzo generale, il conte di Parigi Henry d’Orléans, pretendente al trono di Francia e dall’aspetto hitleriano, cercò di farle cambiare posto: «Lei non è un’Altezza Reale e non può sedersi tra noi. Si sposti in quell’altro tavolo, con i diplomatici!». Ranieri iniziò a balbettare, ma Grace non si mosse e si limitò a replicare allo sgarbatissimo conte con un sorriso. Che donna!
Gli antenati di "Dallas"
Negli anni ’50 e ’60 le cronache dai tribunali sostituivano nei cuori della gente gli intrighi tv di Dynasty e Dallas e dividevano l’opinione pubblica. Il processo per la morte di Wilma Montesi, per esempio, fu come l’affaire Ruby. La ragazza romana era stata trovata annegata sulla spiaggia di Torvaianica 1’11 aprile ’53 e si parlò di orge nel casino da caccia della tenuta di Capocotta del marchese Montagna di San Bartolomeo, un faccendiere dell’epoca. Il processo fu simile a Tangentopoli quanto a impatto e a ribellione contro la classe politica corrotta e amorale. II giudice Raffaele Sepe, che fece l’istruttoria e mandò in galera per qualche mese Piero Piccioni, figlio di un notabile democristiano, diventò l’Antonio Di Pietro del momento e veniva visto come il redentore dell’italica patria.
Coppi e la Dama bianca
Con Fausto, persona timidissima e vulnerabile, ho parlato al processo contro di lui, nel 1955, nel tribunale di Alessandria. Il campionissimo aveva lasciato la moglie e s’era messo con Giulia Occhini, sposata a un medico e già madre, un’esaltata attratta dalla celebrità. Furono entrambi condannati per adulterio, lei a tre mesi, lui a due. Coppi morirà cinque anni dopo, portato via da una banale malaria, resa fatale dall’incompetenza dei medici.
Fallaci, una burbera dolcissima
La Fallaci era una Cassandra attaccabrighe di enorme talento, che sul lavoro e in amore prendeva grandi cotte. Una volta, in un ristorante all’aperto nell’antico porto del Pireo, noi giornalisti la salvammo dalla folla inferocita per come aveva trattato un venditore ambulante di pistacchi. Ma della Fallaci ho anche un flash remoto e tenerissimo: a Monza, il 26 maggio del ’55 s’era appena schiantato a 80 all’ora con la sua Lancia D50 il grande Alberto Ascari quando Oriana, esile ma già di ferro, m’implorò di aiutarla e tutto il giorno abbiamo lavorato insieme. Non scorderò mai quella timida ragazzina conosciuta 56 anni fa.
Ho "raddoppiato" a Suez
Per un certo periodo mi occupavo Lascia o Raddoppia? con brevi corsivi e al Corriere non pochi mi pigliavano in giro. Nel ’56 scoppiò la crisi di Suez e il giornale mi mandò a seguire guerra arabo-israeliana. Al rientro i colleghi intellettuali mi chiesero se ero andato in vacanza: «Sai, non abbiamo
più letto niente di tuo». Tutti seguivano la rubrica di facezie su Mike Bongiorno, ma nessuno aveva notato i reportage in prima pagina che spedivo quotidianamente da Suez!
Con Bocca sul Gange
Giorgio Bocca ha 90 anni e 7 mesi, siamo i due decani del giornalismo italiano. Nel novembre del ’70 abbiamo seguito insieme il terribile maremoto che devastò il delta del Gange, nel Bangladesh. Con un barcone raggiungemmo l’isola di Bhola, ricoperta di 100 mila cadaveri. All’epoca non li chiamavano ancora tsunami, ma fu una tremenda catastrofe, come quella del 2004 nell’oceano Indiano e di oggi in Giappone.
Montale gettato nel cestino
Nel gennaio del ’48, appena assunto al Corriere della Sera, Eugenio Montale portò un suo articolo su uno scrittore poco conosciuto al direttore Guglielmo Emanuel. Che diede uno sguardo, commentò: «Non ci ho capito niente» e poi gettò nel cestino il dattiloscritto del futuro premio Nobel 1975 per la Letteratura. Al Corriere lavorava, già dal 1928, anche Dino Buzzati, ferocemente ribattezzato "cretinetti" dai colleghi.
Derrick, cascasse il mondo
Per Montanelli e per me quel telefilm era un appuntamento quotidiano. Alle sei di sei Indro accendeva il televisore del suo ufficio e s’accomodava su una poltrona, io prendevo posto su una accanto alla sua, e insieme seguivamo con incomprensibile ma autentico interesse l’ennesima puntata. Dell’ispettore tedesco ci piaceva soprattutto la normalità, che riconciliava con la vita e i buoni sentimenti. Un giorno Indro mi confessò: «C’è una cosa bellissima in Derrick: non ricordo nessuna delle sue storie. Qualche puntata l’avrò vista due o tre volte, ma non me ne sono mai accorto...».
I miei tredici libri con Indo
I tredici volumi della Storia d’Italia pubblicati con Montanelli, come Indro ha sempre riconosciuto, li ho scritti io; con la sua piena approvazione. Poi lui faceva le prefazioni e le postfazioni, molto importanti. Naturalmente, se dovevo inserire il ritratto di un personaggio di cui Indro aveva già scritto, attingevo dai suoi articoli.
Il Montanelli più segreto
Il fondatore del Giornale è stato un grande seduttore, e non solo di lettori... Per Indro vale la definizione che lui stesso mi diede un giorno di Gary Cooper: non è un Casanova che fa conquiste per vanità, ma un "cottaiolo". Per questo, dal punto di vista sentimentale, è stato un uomo pieno di rimorsi e rimpianti. Quando prendeva l’ennesima sbandata, assumeva atteggiamenti da adolescente, ma se la cotta finiva, poteva essere di un cinismo terribile: una volta, gli chiesi come fosse una famosa attrice con cui aveva avuto un’intensa relazione e lui rispose: «Non si lavava molto, puzzava!».
Depressione suicida
Montanelli era un ciclotimico depressivo. Quando lo prendeva uno di quegli attacchi, voleva uccidersi. La cosa curiosa era che la prostrazione incideva pochissimo sulla sua capacità lavorativa:
Dino Risi ricorda di aver visto un giorno Indro piangere in solitudine, malinconicamente seduto su di una panchina nel parco. La mattina stessa era uscito un suo magistrale articolo di fondo.
Corona nuovo Gagà di Attalo
Suo padre lavorava con me alla Voce. Il figlio appartiene alla categoria di persone un po’ debosciate, come si diceva una volta, che oggi hanno quest’aria vagamente aggressiva. Irruenti e provocatorie. Fabrizio Corona mi ricorda il protagonista del "Gagà che aveva detto agli amici" di Attalo, sul Marc’Aurelio, un grande giornale umoristico: un falso ricco, un falso elegante, un falso tutto...
Dal telequiz al calciatore
Anche anni fa i calciatori avevano donne belle e dello spettacolo. La madre di tutte le veline fu la valletta di Mike Bongiorno a Lascia o raddoppia? Edy Campagnoli, che nel 1958 sposò il portiere del Milan (e poi dell’Inter) Lorenzo Buffon. Lui era il cugino di secondo grado del nonno di Gianluigi Buffon, attuale estremo difensore di Juve e Nazionale...
Escort, gossip e politica
Quelli di Noemi e Ruby io li definisco gli anni del pecoreccio. Le vicende del bunga-bunga sono frivole, basate sul gossip, e coinvolgono l’ambito privato di Silvio Berlusconi. Ma si può anche essere libertini e buoni governanti, la storia ce lo insegna, dai Kennedy a Cavour, da Garibaldi a Vittorio Emanuele II. Qualche problema, semmai, lo si ha se ci si mette a capo di un movimento moralista.
Insieme per 64 anni
Conobbi mia moglie Dina Ciamandani ad Atene, nelle giornate febbrili subito dopo 1’8 settembre del ’43. Ero sbandato e fui raccomandato alla sua famiglia, dove c’erano tre figlie. Gente con un cuore grande così, come molti greci, che mi ospitò e protesse. Con Dina ho vissuto una vita meravigliosa. La mia ragazza greca se n’è andata la sera prima di Natale del 2007 e da allora non trovo pace. Spesso ripenso alla poesia che Eugenio Montale dedicò a sua moglie Mosca dopo essere rimasto vedovo: "Avevamo studiato per l’aldilà/un fischio, un segno di riconoscimento. /Mi trovo a modularlo, nella speranza/di essere già morto senza saperlo".
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Mario Cervi ha due barboncini, Golia e Gilda (che ha 17 anni) e una gatta, Stella.