Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 26/3/2011, 26 marzo 2011
IO CON B. NELLA GUERRA DI SOLDI E POTERE CONTRO SARKÒ”
Aprile 2007, elezioni francesi, Silvio Berlusconi (all’opposizione) raggiante: “Sarkozy ha letto i miei libri. È un rivoluzionario come me”.
Ora Sarkò comandante in capo in Libia non piace né al Cavaliere né ai giornali di destra. L’ultimo titolo è la copertina di Panorama: “Sarkofago”, ritratto di un Napoleone contemporaneo. Il Giornale di famiglia punta i cannoni su Parigi: “L’Italia bombarda la Francia”. E Libero di Feltri e Belpietro ci sguazza.
Vittorio Feltri, adesso
Nicolas Sarkozy è un nemico.
Perché prima era amico? Forse era diverso, sì. Io non ho cambiato opinione più di tanto, e di quel che pensa Berlusconi mi frega poco. In questa assurda guerra contro la Libia per sostenere ribelli sconosciuti, Sarkozy è la mosca cocchiera, il più attivo dei presidenti, voglioso di menare le mani. Noi lo scriviamo perché siamo giornalisti e raccontiamo e interpretiamo i fatti. Visto che siamo divisi a metà, noi siamo la parte berlusconiana che segue il presidente del Consiglio. Ci sto al gioco, mi va bene così”.
Forte odore di petrolio.
Il presidente francese ha interessi economici, altrimenti non si spiega tanta fretta di sganciare le bombe. Questo attacco è un’ingerenza negli affari interni di un paese che è in guerra civile. Ma non mi schiero con il colonnello Gheddafi, sappiamo, però, che gli insorti sono ex stretti collaboratori del regime e non credo nei loro buoni propositi.
Perché se B. protegge le multinazionali italiane in Libia fa bene e Sarkozy sbaglia?
Questa è una faccenda di soldi, siamo tutti d’accordo . La questione umanitaria è una balla. E i francesi hanno fornito le armi ai ribelli prima ancora che si iniziasse a sparare. Io me la sono presa con i francesi e con gli inglesi, che Berlusconi dentro e fuori l’Italia sia debole è scontato e anche che sia costretto ad avere un linea diversa per il suo passato vicino a Gheddafi.
Libero di martedì: “A
loro il petrolio, a noi i
clandestini”.
(ride) Felice sintesi. Che riflette gli umori e malumori italiani: noi perdiamo i vantaggi che avevamo in Libia sin dai tempi di Enrico Mattei e ci prendiamo i clandestini a Lampedusa, il petrolio se lo pappano i francesi e gli inglesi.
Ma noi spediamo i caccia che fanno “buu”, e il nemico si arrende.
Non ho capito per quale motivo i nostri Tornado fanno avanti e indietro in Libia senza colpo ferire: che fanno scattano fotografie panoramiche, lanciano manifestini come D’annunzio? Non capisco, andiamo al cinema a Tripoli? I radar libici si spengono appena i nostri aerei si alzano in volo: che potenza!.
Possibile che anche in politica estera, B. sia ricattato in Parlamento dai “responsabili”?
La maggioranza è raccogliticcia e inaffidabile, non l’abbiamo scoperto con la guerra. E i ‘responsabili’ a Montecitorio e i ‘volente-rosi’ in guerra: siamo messi bene. La missione di francesi e inglesi si chiama ‘Odissea all’alba’, cos’è una poesia di Alda Merini? Non si capiscono perché i responsabili abusano di questo termine,
Oltre la guerra, c’è la guerriglia italiana con la Francia. Perché?
Non abbiamo un complesso di inferiorità, ma a volte siamo inferiori. In questa storia siamo su posizioni distanti. Come per la scalata a Parmalat. Il Cavaliere in persona è in imbarazzo perché con Gheddafi ha firmato un trattato da qui all’eternità. Poi si è dichiarato ‘addolorato’ per le bombe, questa me la sarei risparmiata. E che Sarkò sia di destra o di sinistra, chissenefrega.