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 2011  marzo 26 Sabato calendario

Mi sono trovato anonimo per caso, una quindicina di anni fa. Un caro amico, un maestro (Nanni Balestrini) mi aveva convinto dell´estrema complessità, e impronunciabilità, del mio nome reale: si trattava di scegliere un nome d´arte, efficace e facile da ricordare

Mi sono trovato anonimo per caso, una quindicina di anni fa. Un caro amico, un maestro (Nanni Balestrini) mi aveva convinto dell´estrema complessità, e impronunciabilità, del mio nome reale: si trattava di scegliere un nome d´arte, efficace e facile da ricordare. Il nome d´arte fu scelto, e pubblicò con il suo bel nome finto il primo libro, Woobinda e altre storie senza lieto fine. Il libro, piuttosto violento e originale assai, scosse parecchie persone: storie efferate, "pulp", si diceva allora. L´editore, a mia insaputa, si premunì di costruirmi un po´ di identità fittizie: cinico pubblicitario miliardario milanese; fascista storico misogino e in vena di cattiverie estreme. Aldo Nove, mio malgrado, si fece subito una bruttissima fama. A una delle prime presentazioni del libro, in una biblioteca, venni bloccato da una solerte impiegata comunale che «no», disse, «quello qua non entrerà mai», e mi sentii come stessi aprendo la breccia di Porta Pia, con i miei racconti: la donna si era proprio barricata in sala, e non lasciava entrare nessuno. Quel mostro di Aldo Nove non avrebbe diffuso nel territorio comunale il suo verbo malefico. Fu per me una situazione molto difficile. In effetti nel mio libro c´erano diverse… parolacce… Ma non ero certo il primo… Non capivo. Pensai a uno scambio di persona. O a una pazza. La pasionaria venne poi allontanata e senza fornirmi spiegazione alcuna la serata incominciò. Stavo per dimenticarmi dell´episodio quando, alcuni giorni dopo, conobbi una ragazza che mi disse: «Sai, avevo tanta paura di te!». «Paura di me?». «Sì, ho saputo dei tuoi omicidi…» Ecco, questa mi mancava… Ero anche assassino plurimo. Poi, una volta uscito dal carcere, mi sarei dato ai raccontini scellerati… Altra vulgata… Eppure potevo mostrare che nel mio portafoglio facevano bella mostra di sé la tessera di "Nessuno tocchi Caino", dell´Ente Nazionale protezione Animali e pure quella dell´Aido, le uniche tessere che avevo e ho tuttora. Un cattivo curriculum è comunque utile per attirare personalità in cerca di emozioni forti: diverse ragazze mi hanno cercato su internet restando deluse quando hanno scoperto che non avevo ammazzato nessuno e che mi commuovevo guardando Heidi esule a Francoforte, lontana dal nonno e dalle sue dolci, saltellanti caprette. Che poi non fossi fascista ma le mie simpatie, allora, andassero a Occhetto era sufficiente ad allontanare da me qualunque groupie alla ricerca di un´avventura sociopatica. Ne sentii diverse sul mio conto: qualcuno credeva che fossi una lesbica arrabbiata con il mondo, e che avessi scelto un nome maschile per incarnare il male. Un episodio particolarmente divertente fu quello in cui io con il mio nome reale ricevetti da uno sconosciuto una lettera contro me stesso con il nome d´arte. Lavoravo presso l´editore Crocetti, alla rivista Poesia, dove dopo decenni il mio nome vero campeggia tutt´oggi tra i redattori. Bene, un giorno mi arrivò, a me in quanto redattore di una rivista di poesia e quindi portatore di valori letterari alti, una lettera in cui mi si poneva all´attenzione il livello di deriva delle italiche lettere, ad esempio da parte di un personaggio schifoso come un certo Aldo Nove. Se mai ho sentito il brivido del sublime è stato proprio in quell´occasione. Cosa avrei potuto fare? Rispondere al povere lettore e dirgli la verità? Ossia che il tutore delle Patrie Lettere era lo stesso individuo che ne minaccia da vicino l´imminente apocalissi? Non feci niente, conservai la lettera con un senso di vera e propria lussuria: piaceri che non a tutti possono capitare. Negli anni, il mio anonimato svanisce sempre di più, ma mi capita ancora abbastanza spesso di sentire dire: «Ma lo sai che Aldo Nove è buono?» con uno stupore approssimabile a quello del bambino che ha scoperto che non solo Babbo Natale non esiste, ma è il papà che per una notte perde ogni forma di dignità, si mette quel buffo vestito e, per raggirare i figli, si aggira senza pudore per la casa con pacchi pieni di giocattoli. (L´autore ha scritto "La vita oscena" uscito da pochi mesi per Einaudi Stile Libero)