Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 26 Sabato calendario

QUELLO SCHIAFFO AMERICANO ALLA CINA NASCOSTO NELLA RIFORMA DELLA BORSA

Il Dodd-Frank Act è un volume di quasi mille pagine di regole sulla riforma di Wall Street. È la legge appena approvata dal Congresso Usa per limitare i comportamenti delle banche all’origine della crisi del 2008. Ma anche in America le grandi iniziative legislative a volte diventano portaerei capaci di trasportare un po’ di tutto: sepolta a pagina 845, per esempio, la scarna «section 1504» somiglia da vicino al più deliberato schiaffo che l’America abbia riservato in tempi recenti alla Cina e alla sua politica estera. Quella norma non fa nomi, non cita circostanze. Parla solo di «informazioni sui pagamenti da parte di emittenti nel settore dell’estrazione di risorse» . In sintesi, obbliga le compagnie minerarie quotate a Wall Street a fare chiarezza sul denaro eventualmente versato a qualunque governo straniero. Insomma, è una regola che dovrebbe scoraggiare grandi gruppi americani come Exxon o Chevron dal versare tangenti in cambio di contratti all’estero. Poi però si scorre la lista dei titoli dell’energia quotati a New York e si trova una sorpresa. Fra le società minerarie c’è anche Petrochina, il gruppo controllato dal governo di Pechino che oggi è secondo al mondo per valore di Borsa (capitalizza 263 miliardi di dollari). E Petrochina è attiva nel petrolio e nel gas in 29 Paesi fra i quali Libia, Iran, Sudan, Birmania, Venezuela, Tunisia, Algeria, Guinea Equatoriale, Mauritania, Niger e Ciad. Petrochina è il braccio operativo della politica estera di Pechino e lo strumento del controllo cinese sull’Africa e sui Paesi canaglia: lavora sulla base del patto investimenti (e tangenti) per minerali. Attraverso Petrochina Pechino si apre la sua sfera d’influenza e si garantisce l’accesso alle risorse del pianeta. In base al Dodd-Frank Act, ora quell’azienda dovrebbe comunicare a Washington quanti soldi ha versato a Omar al-Bashir, presidente del Sudan ricercato dal Tribunale penale internazionale, a Gheddafi, Chavez e Ahmadinejad o alla giunta birmana sotto sanzioni. Si attende la risposta da Pechino. Poi quella degli americani, se ne hanno una, alle sue comunicazioni sicuramente esaurienti.