Luca De Carolis, Il Secolo XIX 22/3/2011, 22 marzo 2011
LA GUERRA DEI PILOTI ASCOLTATA ALLA RADIO
È stato tra i primi a sentire la “voce” via etere degli insorti in Libia, e in questi giorni ascolta i piloti alleati mentre discutono con basi e radaristi e la propaganda delle forze alleate. Potenza delle onde radio, corte e medie. La passione di una vita per Andrea Lawendel, milanese di 52 anni, che ogni sera si mette all’apparecchio per captare i segnali di radio da ogni angolo del globo. “Sono un semplice ascoltatore, mentre un radioamatore dispone di porzioni di frequenze concessagli dal ministero” si schermisce. Da qualche settimana Lawendel ha le orecchie puntate sulla Libia, dove le armi crepitano forte. Ma nell’aria ci sono anche altri suoni, come racconta l’appassionato: “Lo scorso febbraio, un egiziano che vive in Danimarca ha captato per primo il segnale della radio degli insorti libici. Prima ancora che Gheddafi gli muovesse guerra, i ribelli hanno requisito due impianti della radio nazionale, e hanno cominciato a trasmettere, con stile quasi giornalistico. Hanno creato programmi dove ci sono persino dirette telefoniche con gli ascoltatori: una cosa impensabile per la Libia, almeno sino a poche settimane fa”. La radio, Sawt al Libya al-Hurra (Voce della Libia libera), trasmette su onde medie: percepibili in un raggio più limitato, rispetto a quelle corte. Così spiega Lawendel, che precisa: “Molti segnali su onde medie si sentono distintamente solo di notte, perché durante il giorno il sole li assorbe. Si può rimediare però tramite ricevitori su Internet, in modalità remoto. L’egiziano che ha captato la radio libera si era collegato a un ricevitore in Sicilia proprio tramite il web”. Di certo la guerra in Libia si combatte anche nell’etere. Lo conferma un messaggio degli alleati, che da qualche giorno rimbalza nelle radio. “Lo scorso fine settimana – racconta Lawendel – le forze alleate hanno attivato un trasmettitore sulle frequenze militari per il coordinamento di navi e aerei, da cui lanciano un messaggio in arabo, inglese e francese, nel quale cui invitano i militari libici a non obbedire agli ordini, pena la distruzione immediata. Per esempio, ai marinai viene detto di non salire sulle navi, perché una volta in mare verranno affondate”. Non è chiaro da dove parta il messaggio. Lawendel fa varie ipotesi: da una nave militare, o da una base Nato a Cipro o in Sicilia. Ma l’opzione che lo intriga di più è un’altra: “Potrebbe essere trasmesso dal ‘commando solo’, ovvero un aereo C-130 delle truppe americane che si occupa solo della propaganda bellica. E’ un mezzo che può trasmettere in qualunque frequenza radio, e anche su quella televisiva. L’hanno già utilizzato in Iraq, in Kosovo e in Afghanistan”. Una vera e propria emittente volante, insomma, sempre pronta per la guerra psicologica. Secondo l’esperto, “alcuni radioamatori europei giorni fa ne hanno intercettato segnali dai voli di trasferimento”. Quel che è sicuro è che l’esercito di Gheddafi cerca di disturbare la propaganda alleata. Ancora Lawendel: “Da Tripoli contrastano il messaggio con il cosiddetto jammin’, ovvero lanciando rumori sulle stesse frequenze”. Guerriglia nell’aria, dove invece si ascoltano con chiarezza le voci dei piloti alleati. Pare strano, e pericoloso, ma l’esperto ribatte: “Le frequenze utilizzate dai piloti sono in chiaro, perché se fossero cifrate ci vorrebbe molto più tempo, e loro devono muoversi in velocità. I messaggi che si sentono però non sono di grande importanza: per capirci, si ascoltano i piloti mentre chiedono notizie delle condizioni atmosferiche. Ma cenni su questioni strategiche non ce ne sono mai: sanno di essere ascoltati, anche dai libici”. Che non disturbano più di tanto. Lawendel chiude con una riflessione: “Internet può venire censurato in poche ore, ma i segnali radio, specie a onde corte, sono difficili da fermare. Con una radiolina da pochi dollari puoi sentire tutte le voci”. Comprese quelle che urlano libertà.