Alessandra Farkas, Corriere della Sera 23/03/2011, 23 marzo 2011
MEGALIBRERIA GOOGLE, RESTA UN SOGNO —
Alla fine Google è stato sconfitto. Un giudice del tribunale federale di New York ieri ha respinto l’accordo tra la multinazionale di Mountain View e i legali di case editrici e scrittori per permettere al motore di ricerca di intascare colossali profitti, coordinando la più grande libreria digitale del mondo.
«L’accordo fra Google e gli editori americani non è giusto, adeguato o ragionevole» , ha sentenziato in quasi 50 pagine di delibera il giudice Denny Chin nel respingere l’intesa raggiunta nel 2008 con cui Google si impegnava a versare 125 milioni di dollari per risarcire gli autori e gli editori le cui opere fossero finite, a loro insaputa, nel registro digitale di Google. Stabilendo anche un «fondo speciale» destinato agli autori che avessero accettato di far parte del registro. L’accordo prevedeva che Google pagasse autori ogni volta che il testo veniva visionato online. I guadagni sarebbero ripartiti nella misura del 63%agli editori e autori, il restante 37%a Google.
«La creazione di tale biblioteca digitale sarebbe stata un’iniziativa a vantaggio di molti, tra cui biblioteche, scuole, ricercatori e popolazioni svantaggiate» , è costretto ad ammettere Chin, che riconosce anche come l’accordo «avrebbe consentito ad autori ed editori di trovare nuove audience e fonti di guadagno» . Assicurando altresì «ai libri rari e antichi» di «essere preservati, trovando nuova vita» .
Ma le virtù di una simile libreria digitale si scontrano, secondo Chin, con un insormontabile scoglio: «Permetterebbero a Google di sfruttare i libri senza rispettare i diritti d’autore» , sentenzia il magistrato, secondo il quale «l’accordo in questione andrebbe troppo in là» , dando a Google «un vantaggio sleale rispetto ai suoi concorrenti» .
Il potente sindacato degli autori e l’associazione degli editori americani avevano iniziato il presente contenzioso nel 2005, quando avevano querelato il gigante fondato nel settembre 1998 in California da Sergey M. Brin e Lawrence E. Page. E da Washington, anche il Dipartimento della Giustizia aveva criticato l’accordo, accusandolo di violare «le leggi sul copyright e l’antitrust» .
Google si dichiara «delusa» dalla sentenza e non esclude di ricorrervi in Appello. «Come molti altri, riteniamo che l’accordo avesse il potenziale di offrire l’accesso a milioni di libri che oggi sono difficili da trovare negli Stati Uniti» , osserva Hillary Ware, uno dei legali di Google, impegnandosi a «continuare a lavorare per far conoscere i libri di ogni parte del globo attraverso Google Books e Google eBooks» .
Deluso anche lo scrittore Scott Turow, attuale presidente del sindacato degli scrittori secondo cui «è giunto il momento di utilizzare le nuove tecnologie per allargare l’accesso ai libri, creando nuovi mercati mondiali per gli autori» . Per placare il dissidio lo stesso Chin ha proposto un compromesso: permettere ai titolari di copyright la possibilità di decidere se voler partecipare o meno all’accordo fra Google e gli editori. «Chiedo alle parti di riconsiderare l’accordo in questo senso» , ha detto il giudice.
Alessandra Farkas