Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera 23/03/2011, 23 marzo 2011
LELLA, FAN DEL CAVALIERE: MI PAGO BENZINA E PANINI —
«Organizzati? Pagati? Ma state scherzando! È l’ennesima cattiveria della sinistra. Ci paghiamo la benzina, i panini, il parcheggio. Le dirò di più: se fosse previsto un rimborso come fa la Cgil quando deve spostare in pullman i suoi tesserati per le manifestazioni, io non ci andrei perché mi passerebbe la voglia di partecipare» . Lella Marini, architetto, 60 anni, nata a Trieste, ma residente a San Donato Milanese non ci sta a passare per una della claque che si muove su comando del partito. C’era anche lei lunedì a Palazzo di giustizia tra i supporter di Silvio Berlusconi. «Gli altri non so, ma su di me metto la mano sul fuoco. Ero dietro all’avvocato Ghedini. Ci sono andata per solidarietà nei confronti del presidente Berlusconi che è un vero perseguitato politico» .
Nessuna organizzazione, nessun ordine di partito, nessuna telefonata dall’alto per garantire una presenza in più, ma solo spontaneità, stragiura la Marini. «Ho saputo dell’udienza dal telegiornale, così come ho saputo dal tg che Berlusconi non si sarebbe presentato, e allora ho chiamato una mia amica di San Donato. Le ho detto: "Hai voglia di venire?". Siamo arrivate a Palazzo di giustizia, abbiamo chiesto al custode dove andare, ci ha indicato l’aula 6 e siamo arrivate a udienza già iniziata» . Punto. Stop. E la coccardina azzurra apparsa per miracolo sul petto dei tanti supporter? Smitizzato anche questo. «Ma vuole sapere come è andata veramente? Anche il nastrino è arrivato spontaneamente. La mia amica aveva comprato un lungo nastro azzurro per fare dei pacchi. Accanto a noi c’era una ragazza che aveva delle spilline. E allora ci è venuta l’idea: ma perché non facciamo una bella coccardina? L’abbiamo arrangiata alla meglio ed è diventato quasi un segno di riconoscimento.
Non so se abbiamo fatto uno sbaglio, ma ci hanno sempre insegnato che la libertà è del colore del cielo» . Ma dove trova il tempo una professionista per passare le sue giornate a Palazzo di giustizia? «Ho analizzato a lungo questa cosa. E mi sono data una risposta: queste manifestazioni mi tolgono la stanchezza e mi ridanno l’entusiasmo. Sono nata a Trieste da padre istriano, vengo da una famiglia pane e tricolore e quando Berlusconi è sceso in campo è come se avesse dato un sogno a tutti gli italiani. L’uomo ha estremamente a cuore l’Italia e bisogna voler bene a una persona che vuole bene all’Italia» . Gli vuole bene anche Mario Mantovani, neocoordinatore del Pdl in Lombardia. C’era anche lui a Palazzo di giustizia: «Mi è venuto spontaneo andare. Ma quale claque organizzata? Lo sa che c’è una richiesta continua per andare al gazebo che si trova vicino al Tribunale? Venti, trenta persone ogni giorno da febbraio sono lì. Mi stupiscono più le 20 persone, 10 tra giudici e pubblica accusa e 10 delle Forze dell’ordine, per disperdere i manifestanti e parlare di vicende che risalgono a 20 anni fa, in un momento in cui il presidente Berlusconi è alle prese con una crisi internazionale. C’è qualcosa che non funziona nella giustizia italiana» .
Il tour de force si prospetta comunque lungo e faticoso. Lunedì prossimo l’udienza per il processo Mediatrade, il 6 aprile il caso Ruby, l’ 11 aprile il processo sui diritti tv e il 9 maggio nuova udienza sul caso Mills. «Ma non mi spavento affatto — continua Lella Marini —. I processi, devo dire la verità, non li conosco fino in fondo, ma ritengo ci sia una costruzione geometrica per perseguire Berlusconi, un accanimento incredibile. È la persona da abbattere. Tornerò ancora a Palazzo di giustizia» . In realtà ci tornerà già oggi per presenziare al gazebo: «Ci vado volentieri, trovo delle belle persone, mi piace questa parte d’Italia che condivide dei valori. Poi è sempre piacevole fare due chiacchiere con gli amici, prendere un caffè o mangiare un panino. Ti fa sentire più viva» .
Maurizio Giannattasio