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 2011  marzo 23 Mercoledì calendario

DESIGN, LA GUERRA DEI GRANDI MARCHI CONTRO I PICCOLI

Sulle prime, i grandi produttori dei più celebri oggetti di design si sono rallegrati: dopo un decennio di ambiguità e di leggi contraddittorie, la Corte europea di Giustizia ha messo fine a ogni equivoco con una sentenza attesa da tempo: mobili, lampade e qualunque altro oggetto frutto dell’ingegno di grandi architetti o sconosciuti designer sono tutelati dal diritto d’autore e non possono essere riprodotti e venduti da chi non detiene tali diritti.

Ma a una lettura più attenta, arrivati al punto 29 della sentenza, emessa il 27 gennaio scorso, il sorriso dei dirigenti di aziende produttrici di storici oggetti d’arredamento come Cassina, Flos e il colosso svizzero del design Vitra, deve essersi tramutato in una smorfia di delusione. Vi si legge, infatti, che “i disegni e modelli... che (prima del 2001, data di introduzione in Italia della protezione del diritto d’autore sulle opere di design, ndr) erano di pubblico dominio a causa della mancata registrazione , non rientrano nel-l’ambito di applicazione di tale articolo”.

Come dire che sono liberi da diritti tutti gli oggetti d’epoca, i più ambiti, quelli disegnati da grandi architetti che non ne hanno mai chiesto la registrazione, in ossequio alle regole auree del disegno industriale, nato con la Repubblica di Weimar e la Bauhaus per portare alle masse mobili belli e funzionali costruiti in serie e dunque a prezzi popolari.

Diritti d’autore

e il mercato dei cloni

QUEL PICCOLO comma incombe ora sui processi intentati dai Golia delle grandi aziende che ritengono, invece, di detenere i diritti su quegli oggetti, contro i David della piccola produzione, che hanno sempre contestato l’applicazione del diritto d’autore alle opere di design e dunque le producono e le vendono a prezzi molto più bassi, anche a un quinto degli originali. Fra i processi in corso, il primo che dovrà tenere conto del pronunciamento della Corte di Giustizia è quello di Vitra contro Cargo-High Tech, il grande emporio milanese che vende molte delle riedizioni di classici d’epoca a prezzi imbattibili: oggetti cult come la Lounge chair di Charles e Ray Earnes (1948), venduta a 1.790 euro contro gli oltre 5.000 dell’originale in catalogo da Vitra, o la celeberrima Chaise longue in cavallino di Le Corbusier (1928) identica in tutto e per tutto all’originale ma proposta a meno di 600 euro contro i 3.000 del modello prodotto da Cassina. Ma il primo processo in assoluto, quello che ha inaugurato una sorta di via giudiziaria al design, è stato intentato nel 2006 da Flos contro Semeraro, il produttore di mobili a basso costo, che aveva avuto l’ardire di produrre una copia conforme della famosissima lampada Arco di Piergiacomo e Achille Castiglioni (1962). L’imprenditore veneto, però, ha ceduto quasi subito, accettando di ritirare la lampada “clone” dal catalogo e sostituendola con un’altra che assomiglia ben poco all’originale. Ma quella prima causa ha dato il via a una serie di altri processi (solo Cargo-Hight Tech ne ha in corso quattro) che oltreall’emporiomilanesecoinvolgono le piccole aziende di arredamenti d’interni del consorzio Origini. In uno di questi processi i giudici di Milano si sono dichiarati incompetenti a decidere a causa delle incongruenze delle leggi italiane in materia (per recepire la direttiva Cee del 2001 ne sono state promulgate tre in contraddizione fra loro) e hanno chiesto alla Corte di Giustizia l’esatta interpretazione e applicazione della direttiva europea in Italia, dove fino al 2001 non esisteva il diritto d’autore per il disegno industriale. La risposta è arrivata, appunto, con il pronunciamento del 27 gennaio. Ma gli effetti si vedranno solo fra un mese, quando arriverà a sentenza il primo dei processi in calendario, uno dei quattro di Vitra controHighTech,chenonèunproduttore (compra i mobili in Italia e all’estero, dove c’è un fiorente mercato di “cloni”) ma un venditore. Non si ha notizia, invece, di procedimenti contro i molti siti Internet, italiani e internazionali, dove sono in vendita perfette riedizioni di classici del design a prezzi stracciati.

La battaglia si gioca

in Europa

È UNA BATTAGLIA in punta di diritto quella che i legali delle aziende grandi e piccole stanno combattendo. In ballo c’è un giro d’affari complessivo stimato in 350 milioni di euro all’anno. E in bilico c’è il destino del centinaio di piccole aziende consorziate in Origini che danno lavoro a 4.500 persone fra dipendenti diretti e indotto. Ma a monte di tutto c’è, secondo i piccoli produttori e distributori, il tradimento della filosofia che ha ispirato i precursori del design. Anzi del “disegno industriale” come è stato battezzato alla sua nascita, negli anni Venti, e del quale è figlio il design italiano, celebrato in tutto il mondo, che ha avuto il suo apice fra gli anni Sessanta e Settanta. Gli oggetti nati dalla genialità dei fondatori e dei loro epigoni reggono incredibilmente al passare del tempo e delle mode: che siano stati progettati ottanta o trent’anni fa, sono dei classici dell’arredamento, sempre attuali e ancora bellissimi. Quello che è cambiato è invece il prezzo, che ha cessato di essere alla portata delle masse per le quali quegli oggetti erano stati idea-ti. Al design è successo quello che è accaduto alla moda: il prêt-à-porter, nato negli anni Sessanta-Settanta per produrre capi belli e a buon mercato, è finito per diventare un settore di lusso esattamente come l’alta moda contro la quale era nato. Con un’aggravante per il design: gli oggetti più ricercati non sono, come per la moda, gli ultimi modelli, ma i primi. Cosìqueigrandidesignercheinvita non avevano tratto poi grandi guadagni dalle loro opere, sono diventati immortali galline dalle uova d’oro per pochi imprenditori del lusso.

Nati per avere

una bellezza democratica

È ANCHE contro questa logica chesononatiicosiddetti“cloni”.Ed è in omaggio alle origini del disegno industrialecheilpatrondiHighTech Mauro Bacchini, architetto con un passato movimentista a sinistra, rivendica la correttezza e la limpidezzadellasuasceltadioffrireatutti oggetti belli a un prezzo onesto. “A qualcuno sembrerà strano, ma il capitalismo può funzionare solo se nel mercato sono garantite condizioni di concorrenza” dice. “Invece, nel mondo del design, come in quello della moda, una sana concorrenza è avversata dai grandi gruppi che fanno di tutto per operare in condizioni di monopolio. Preferiscono enfatizzare con enormi investimenti pubblicitari un ‘brand’, costruendo un valore artificiale del prodotto, che diventa così un bene di lusso, desiderabile proprio perché non necessario. L’opposto dei presupposti all’origine del design: costruire attraverso la potenza produttiva dell’industria una bellezza democratica, accessibile a tutti. Oggetti umili, semplici, durevoli, il cui valore non dipenda dai budget investiti in carta patinata ma dalla loro reale qualità”.

Non per niente, chi vende oggi le poltrone di Charles Earnesaprezzidacapogiro, finge di non sapere che derivano dai suoi primi progetti per un concorso dal titolo“Internationalcompetition for low cost”, concorso internazionale per prodotti a basso costo.