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 2011  marzo 23 Mercoledì calendario

Chi parla male pensa male La sinistra parla malissimo - È vero che molte pa­rol­e sono scompar­se dal lessico quoti­diano: non ci sono più i «fotoromanzi», per esempio, non si gioca più a «flipper», non si par­te più per la «villeggiatura»e tan­tomeno per il «confino» o la «naja»

Chi parla male pensa male La sinistra parla malissimo - È vero che molte pa­rol­e sono scompar­se dal lessico quoti­diano: non ci sono più i «fotoromanzi», per esempio, non si gioca più a «flipper», non si par­te più per la «villeggiatura»e tan­tomeno per il «confino» o la «naja». Tantomeno ci sono più gli «scapoli» né le «signorine», non ci si mette più la «brillanti­na » e non si parla più delle «plu­tocrazie »e la sera non si va al«ni­ght » a sentire Buscaglione e Ca­rosone. Eppure a leggere il libro di Raffaella De Santis Le parole disabitate , edito da Aragno, an­che se lei non lo scrive, ci si ren­de conto che la maggior parte delle parole sono state aggiorna­te e riabitate, e in questo senso vorrei chiosarlo suggerendo al­l’autrice le sostituzioni moder­ne. I «compagni», per esempio, ci sono ancora, si chiamano anti­berlusconiani. La «controcultu­ra » non è scomparsa, si è anzi af­fermata e bestsellerizzata, è quella che fa chiunque si oppon­ga a Berlusconi, e ha preso il po­­sto della cultura ufficiale: se ti ap­pelli a Leopardi o De Roberto ti prende per un alieno anche co­lui che un tempo sarebbe stato definito un «professorino» e og­gi conferisce la laurea honoris causa a Saviano che la dedica ai Pm di Milano che combattono Berlusconi. Idem per la «cultura giovanile», visto che perfino il grigio Bersani, Pierluigi non Sa­muele, durante un comizio il cui tema sono le dimissioni di Berlusconi, cita Vasco Rossi: «come dice Vasco Rossi: eh già!». Invece la vecchia «aliena­zione » marxista è stata sostitui­ta dalle «vittime della propagan­da berlusconiana», alle quali si contrappone la «società civile», antiberlusconiana per definizio­ne. I «capelloni» non ci sono più, in tema tricologico si ama piuttosto evocare i capelli tra­piantati di Berlusconi, argomen­to che, dopo anni, ancora ricor­re nelle conversazioni provo­cando un obbligatorio brivido di sagacia satirica. La «dolce vi­ta », va da sé, non c’è più, né in via Veneto né altrove, tranne ad Arcore, e si chiama bunga-bun­ga: nessuno ha ancora capito be­ne cosa sia esattamente e come funzioni ma tutti ne parlano per­ché suona strano, misterioso e esotico, tanto che lo stesso Ber­lusconi ci gioca e chiude gli in­contri pubblici con l’invito cora­le «Venite tutti al bunga-bun­ga! », dimenticandosi però di di­re dove e quando ma tanto nes­suno ci fa caso. Il «dibattito» al Cine Club,il dibattito di C’erava­mo tanto amati , «il dibattito no!» dell’autarchico Moretti è stato rimpiazzato dalla «lite» (si veda youtube), in particolare dai politici di destra e di sinistra che litigano in televisione su Ber­lusconi: chi a favore, qualsiasi cosa faccia, chi contro, qualsiasi cosa faccia. Il «commendato­re », ha ragione la De Santis, non esiste più: «Il “commendatore” sapeva vestire, poi era simpati­co e sapeva lusingare una don­na; la quale cosa era molto ap­prezzata, soprattutto dalla “si­gnorina d’ufficio”, una giovane che avrà avuto poco più di vent’anni, dunque per età e in­dole molto sensibile alle carine­rie », verissimo, e però, a pensar­ci, oggi al posto del commenda­­tore c’è il Cavaliere. Il «discorso» («il discorso della gelosia», il di­scorso «da portare avanti», il di­scorso interrotto, da riprende­re, di cui riannodare i fili) è stato sostituito dalla«narrazione»,pa­rola come è noto molto usata da Nichi Vendola in svariate decli­nazioni (in frasi del genere: «La narrazione berlusconiana è pie­na di smagliature »).Quanto all’« emancipazione»,specie se fem­minile, quella che gridava in piazza«l’utero è mio e me lo ge­stisco io » e «rivendichiamo il di­ritto alla proprietà del nostro corpo», oggi scende in piazza contro i corpi altrui, specie corpi di altre donne, e specie se il pro­prio corpo e il resto lo danno a Berlusconi. A proposito, la «piazza» regge, e anzi è la sede permanente dell’opposizione («la sinistra scenderà in piazza» non è più una notizia), quindi si scende in piazza ogni due setti­mane: per la dignità delle don­ne, vale a dire contro Berlusco­ni, in difesa della Costituzione, vale a dire contro Berlusconi, e perfino tatutologicamente con­tro Berlusconi, che è anche, in sintesi,il programma dell’oppo­sizione. Non si parla più di «ra­dio libere», casomai di «televi­sioni libere», qualsiasi emitten­te non sia di Berlusconi, e «gior­nali liberi», quelli non di Berlu­sconi. Il «campo» non evoca il campo di concentramento, «il recinto che chiude, il perimetro che nega l’aperto, la prigione for­tezza », gli ebrei, Primo Levi, Adorno, Agamben, Auschwitz; oggi se dici «campo» viene solo in mente che Berlusconi è sceso in campo. Nessuno,d’altra par­te, fa più del «volantinaggio», in compenso si è sommersi dalle mailing list di Micromega che annunciano ogni settimana una manifestazione contro Ber­lusc­oni alla quale poi non si pre­senteranno neppure quelli di Micromega. Non ci sono più le battaglie contro i «tabù» (le bat­taglie per liberarsi dai tabù ses­suali, dal tabù del corpo, il tabù della nudità, il tabù dei pregiudi­zi) né i «perbenisti» né i «bigot­ti », e però mentre un tempo l’Azione Cattolica si scandaliz­zava per il bikini, perché «con­trario al pudore cristiano della nostra terra», oggi ci pensano gli oppositori alle scosciature delle veline come Gad Lerner e a bran­dire le tavole mosaiche la Presi­dente del Partito Democratico Rosi Bindi («Berlusconi ha viola­to il secondo comandamen­to »). Non esiste più il «Piccì», ma neppure il PDS, tantomeno i DS, e tra poco finirà il PD: oggi l’essenza del partito di sinistra è rappresentato dalla parola «ol­tre », che non significa oltretom­ba, come ha malignato Oliviero Toscani, ma oltre Berlusconi, co­sì, tanto per essere autonomi ne­gli orizzonti. Infine sarà anche vero, come dice la De Santis alla voce «playboy» del suo libro-di­zionario, che «abbiamo impara­­to tutti a giocare, trasformando­ci in una playhumanity in cerca di eccitazioni momentanee» e quindi «finisce che il vecchio playboy non sappia davvero con chi flirtare», ma alla fine, se proprio vogliamo, indovinate chi è l’ultimo playboy?