Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 22 Martedì calendario

COSI CAMBIA IL VENTO

Cambia il vento anche a Livorno, cala il libeccio e soffia soprattutto il grecale. Niente resta com´è e le trasformazioni generali del clima, rivoluzionano anche la circolazione dei venti più capricciosi, sottraggono ai luoghi le certezze che la storia del meteo ci aveva consegnato. «Non abbiamo ancora dati scientificamente attendibili - spiega Marina Baldi, dell´Ibimet l´istituto che si occupa di bioclimatologia del Cnr - ma oltre al calo del libeccio stiamo osservando una crescita dei venti che provengono da Sud come, per esempio, lo scirocco e una diminuzione di quelli carichi di aria fredda da nord come la tramontana». Le correnti di aria «migrano» seguendo l´onda di una diversa disposizione della circolazione atmosferica e cambiano i venti di terra. Così Livorno nel 2009 ha visto precipitare la presenza del «suo» vento, il libeccio, una specie di «dna» della città, ruvido e scorbutico, quello che con le sue raffiche spinge le onde del mare fino al limite della strada: «È il nostro cittadino aggiunto» scherza l´assessore all´ambiente Cristiano Toncelli che, dati dell´Arpat alla mano registrati alla stazione meteo, ha appena stilato la relazione sulla qualità dell´aria. Che il grecale superi il libeccio non è, per questa fetta di Toscana una novità, ma che precipiti al dieci per cento rispetto a un quattordici del 2008 e a un quindici per cento del 2007, in effetti è una notizia che rimbalza anche nei bar della città. Sfogliando le tabelle si legge che il grecale dalle parti dell´Ardenza ha soffiato, nel 2009 per ben 2.135 ore, mentre il libeccio per poco più di mille (sommando il libeccio proveniente da sud a quello che ruota da ponente).
«Andiamoci cauti - frena Bernando Gozzini del Cnr che lavora per il Lamma, il consorzio di monitoraggio ambientale della Regione Toscana - i cambiamenti scientifici si misurano nell´arco di trent´anni, qui parliamo ancora di stagioni». Insomma siamo agli indizi, non alle prove: tuttavia il calo del libeccio si avverte anche nell´alto Lazio con qualche impatto già sull´agricoltura: «Ci sono delle aree in cui si coltivano i kiwi nella zona di Latina - spiega ancora Marina Baldi - in cui stanno mettendo delle barriere frangi vento perché se è vero che alcuni venti diminuiscono, cresce però la loro intensità soprattutto nelle stagioni di primavera e di autunno e questo crea problemi alle coltivazioni». In Toscana l´hanno sperimentato alla fine del 2009 con una libecciata improvvisa che ha provocato un´alluvione fra le province di Pisa e di Lucca.
«Il riscaldamento globale influisce sulla circolazione generale dell´atmosfera e quindi sulla dislocazione delle zone di alta e bassa pressione - aggiunge Valentina Accordon, fisico dell´atmosfera per la Società Meteorologica italiana - negli ultimi tre inverni abbiamo assistito a una predominanza di venti freddi nord orientali che a Livorno è stata avvertita con il calo del libeccio». A Roma invece la brezza di mare del celebre ponentino viene a mancare per via dell´aumento dell´area urbana che, spiegano gli studiosi, ha creato un´isola di calore.