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 2011  marzo 22 Martedì calendario

ROSE (AL SEDANO) INDISTRUTTIBILI

Rose al profumo di sedano come novità per l’appena sopraggiunta primavera? Non sarebbe proprio l’attrattiva migliore per il fiore della seduzione e dell’amore. Gli ingegneri delle piante stanno però cercando di «unire in matrimonio» il fiore e l’ortaggio, con lo scopo di prolungare la vita delle rose recise. E hanno inserito un gene del sedano nelle piante di rosa che stanno coltivando. Confidano di ottenere rose che, anche dopo essere state messe in un vaso, durino belle e profumate anche un mese. La ricerca è condotta dagli scienziati della North Carolina State University (Usa) e viene finanziata dalla Dole Food Company e dall’American Floral Endowment. I ricercatori assicurano che le rose «al sedano» attualmente in coltivazione non hanno assolutamente l’odore dell’ortaggio, bensì conservano le stesse caratteristiche e lo stesso profumo di quelle «normali» . L’inserimento di un gene del sedano nella pianta di rosa aiuta a controllare la botrite (muffe grigie causate dal fungo Botrytis cinerea) e la peronospora dei petali (macchie scure a cui segue l’appassimento e la caduta dei petali) che sono tra le cause limitanti più diffuse della durata delle rose recise. Quando le piante nel vaso sono infettate da alcuni funghi patogeni producono un alcol dello zucchero, chiamato mannitolo, che interferisce con la capacità della pianta di rimanere fresca e che determina l’avvizzimento dei petali rendendoli molli, come le foglie di lattuga quando vengono conservate troppo a lungo in un contenitore. Il mannitolo (utilizzato come lassativo e dolcificante) prende nome dalla manna, la linfa del frassino, che ne contiene tra il 30 e il 60%, ma è anche presente nelle alghe marine e in altre piante.
Il gene del sedano introdotto nelle rose produce un enzima chiamato mannitolo deidrogenasi, che contrasta l’effetto nefasto del mannitolo.
«Questo gene si trova in natura in molte piante — dice John Williamson, a capo della ricerca — ma non è certo se la rosa lo possieda già. Ma anche se così fosse non produce abbastanza enzima per evitare l’appassimento dei petali. Cosa che invece avviene nelle rose modificate geneticamente» .
«La ricerca — aggiunge Williamson— è solo una parte di un vasto studio per produrre una rosa migliore. L’obiettivo finale è quello di ottenere rose che sopravvivano 3-4 settimane dopo la loro raccolta, visto anche il fatto che molti di questi fiori giungono nei vasi delle nostre case dopo lunghi viaggi, che ne riducono la vita dopo l’acquisto» .
Massimo Spampani