Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 22 Martedì calendario

NERI D’ITALIA E 007 SPAGNOLI. IL GIALLO DEL DOPPIO DELITTO —

Nessuno ancora sa chi abbia fatto sparire Eduardo Moreno Bergaretxe nome di battaglia «Pertur» , 26 anni, capo dell’Eta «marxista» , a Urrugne (confine franco-spagnolo), il 23 luglio del 1976. Nessuno ancora sa chi abbia ucciso a picconate Sergio Calore, 58 anni, ex terrorista di destra e poi prezioso collaboratore di giustizia, nella campagna di Guidonia, il 6 ottobre scorso. Ma, secondo il documentario di un regista basco, chiarire le circostanze di uno dei due delitti aiuterebbe a risolvere anche l’altro, nonostante i 34 anni e i 1.580 chilometri che li separano. Il collegamento è suggerito da Angel Amigo, nella cui biografia figurano anche un soggiorno giovanile nelle carceri spagnole per affiliazione all’Eta, un’evasione dal carcere di Segovia assieme ad altri 28 detenuti, nell’aprile del 1976, una risolutiva amnistia e quindi una sostanziosa produzione di libri, di film (a cominciare dall’autobiografica Fuga da Segovia) e di documentari storici. L’ultimo s’intitola El Caso Calore. Asesinato de un testigo protegido (Il Caso Calore. Omicidio di un testimone protetto), e non concede spazio all’ipotesi degli investigatori italiani di un delitto privato, casuale, completamente sganciato dal passato politico della vittima e dal suo successivo contributo alla giustizia. Esattamente due anni fa, il 25 marzo del 2009, Sergio Calore era nella sede della Corte d’Appello di Roma, davanti al giudice dell’Audiencia Nacional, Fernando Andreu, al magistrato di collegamento in Italia, Jesus Santos, e all’avvocato della famiglia di «Pertur» , a raccontare quanto sapeva sulla presenza di neofascisti italiani in Spagna, vicino a Barcellona, proprio nel periodo in cui scomparve il giovane dirigente dell’Eta «rivoluzionaria e marxista» (EIA, Euskal Iraultzarako Alderdia). I giudici spagnoli avrebbero voluto interrogare Pierluigi Concutelli (condannato all’ergastolo per l’omicidio del sostituto procuratore Vittorio Occorsio e, poi, di due pentiti in carcere, Ermanno Buzzi e Carmine Palladino). Ma l’ex capo di Ordine Nuovo aveva appena ottenuto gli arresti domiciliari, a Venezia, per motivi di salute e l’incontro fu rinviato. Concutelli frequentò la Spagna tra il 1975 e il 1977, tra la fine della dittatura di Franco e l’inizio della Transizione; e il suo compagno di cella e di fede, Angelo Izzo (uno dei «mostri del Circeo» che stuprarono due ragazze e ne uccisero una nel 1975 a Roma) aveva raccontato, già nell’ 84 al Tribunale Penale di Roma, che neofascisti italiani collaboravano all’epoca con i servizi segreti spagnoli per catturare, torturare ed eliminare militanti dell’Eta. Concutelli, all’ordine di Stefano Delle Chiaie, gli avrebbe rivelato di aver partecipato nel sud della Francia al sequestro di uno di loro, poi narcotizzato e consegnato alla polizia segreta spagnola. Era «Pertur» ? Eduardo Moreno Bergaretxe scomparve due settimane dopo l’omicidio del giudice Occorsio, che fu falciato da Concutelli con una mitraglietta «Ingrand» . L’arma risultò poi di proprietà di un commissario spagnolo, Mariano Conesa. Due anni fa, Izzo ha confermato tutto ai giudici spagnoli, salvo il nome del rapito, che non ha mai saputo. Ha aggiunto però che, vicino a Barcellona, esisteva una masseria, chiamata «La Fabrica» , dove venivano portati i prigionieri per essere interrogati e uccisi. Calore, sentito subito dopo dagli investigatori spagnoli, avrebbe detto di avere addirittura visitato quella masseria: «Serviva per preparare azioni contro l’Eta— disse ai giudici, secondo l’agenzia Efe—, gli assassinati venivano sepolti in un bosco» . Se Izzo è ormai ritenuto quasi del tutto inattendibile, Calore aveva ricevuto, invece, una «patente» di affidabilità dalla magistratura romana, milanese e bresciana, per il suo aiuto decisivo nelle indagini sugli ambienti dell’estrema destra della capitale, sulle stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia. E nel fascicolo sulla scomparsa di «Pertur» , riaperto nel 2008 dalla Audiencia Nacional, era tornato a essere un teste chiave.
Elisabetta Rosaspina