Francesco Piccolo, l’Unità 21/3/2011, 21 marzo 2011
CORSIVI
Ci deve pur essere un modo di continuare a informare sulla vicenda delle notti di Arcore, senza per questo continuare a insultare, umiliare, danneggiare per chissà quanto tempo, delle ragazze giovani che hanno partecipato a quelle notti e che sono fonte di prova.
C’è un limite che si potrebbe non superare - e invece viene continuamente superato, senza nessun freno - nel riportare alcune delle loro conversazioni telefoniche, o modi di vivere, o aspirazioni, fino alle disinvolture più forti. Nello sfogliare il gran mare di notizie che arriva ogni giorno, si ha ormai netta la sensazione che soltanto una percentuale di esse serva a dimostrare e consolidare le accuse sul comportamento del presidente del Consiglio - il quale ha da respingere due accuse così gravi che non possono non riguardare l’intero Paese.
Quella larga percentuale in più, non necessaria, credo sia spinta da (e spinga chi legge a) un moralismo e un disprezzo, che suona più o meno così: ve lo siete voluto. E questo pensiero è già un passaggio definitivo: non sono più considerate vittime del potere, ma complici.
E non basta: adesso ci viene raccontato anche quanto si vergognano, quanto siano disperate, dove si sono nascoste, qual è la reazione dei fidanzati, quanto sono terrorizzate da ciò che potrebbe venire fuori. Se fosse più chiaro e condiviso che l’unico (possibile) colpevole è chi il potere lo esercita, forse ci sarebbe un rispetto maggiore - qualsiasi cosa abbiano scelto di fare queste giovani donne, per qualsiasi scopo.